La «tempesta perfetta» dei rincari sull’Italia rischia ormai di compromettere la ripresa. Per questo, a Palazzo Chigi hanno deciso di intervenire con un nuovo decreto «taglia-prezzi» puntando a ridurre subito di almeno 15 centesimi al litro il prezzo dei carburanti utilizzando l’extragettito dell’Iva. E in un secondo step, si punterebbe a calmierare ulteriormente i prezzi di gas e luce. Per mettere a punto gli ultimi dettagli del provvedimento, ieri i ministri Franco, Giorgetti e Cingolani sono tornati a riunirsi col sottosegretario alla Presidenza, Roberto Garofoli. Salvo intoppi, l’obiettivo sarebbe quello di portare il nuovo decreto al consiglio dei ministri che dovrebbe essere convocato non più oggi ma domani.
«Servono urgenti ristori per le imprese più colpite dal caro-energia. Imprese, non dimentichiamolo mai, spesso già duramente provate dalla pandemia», dice il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli alla Stampa.
Sangalli apprezza il nuovo pacchetto di misure annunciato dal governo, «ma l’intensità degli interventi non è certo sufficiente. Occorre fare davvero di più». E per questo chiede a Draghi di riavviare al più presto il dialogo sociale perché quello che si profila per la nostra economia è uno scenario «nero» con la crescita che frena e l’inflazione che si impenna. «Servono certamente scelte impegnative e responsabilità condivise».
Secondo Sangalli, «il governo deve mettere in campo un metodo di lavoro stabile e strutturato con le parti sociali. Perché c’è davvero tanto su cui confrontarsi e fare rapidamente. Anche per sostenere i consumi con riduzioni mirate del prelievo Iva».
La prima mossa? «Oltre a frenare il caro-energia c’è bisogno di una risposta immediata attraverso nuovi aiuti di stato raccordati con la Ue. Aiuti in ogni settore economico colpito dalla crisi e che consentano compensazioni anche degli extra-costi determinati dal caro-carburanti e aiuti anche in materia di garanzie per l’accesso al credito e moratorie dei prestiti bancari. Poi, più in generale, in campo energetico sono necessarie diversificazione e sicurezza della provvista energetica del Paese, puntando all’indipendenza dalle forniture russe. E occorre una riforma organica della fiscalità per abbattere o ridurre il più possibile il peso di oneri generali di sistema, Iva e accise, che tra l’altro sono le più alte d’Europa».
Con quali risorse? «Occorrerà certamente far ricorso a un nuovo scostamento di bilancio», risponde Sangalli.
La sua proposta è nell’immediato proponiamo «un credito d’imposta per indennizzare le imprese più fortemente colpite, anche nel terziario, dal caro bollette. Penso in particolare alla filiera del turismo, ai pubblici esercizi, al commercio alimentare, al settore dei trasporti e della logistica e, più in generale, alle superfici di vendita e dei servizi caratterizzate da forte incidenza dei consumi di energia».
E per il caro-gasolio, «serve un credito d’imposta per compensare l’aumento del prezzo industriale del gasolio, che tanto colpisce l’autotrasporto. Ma anche Iva al 5% per il metano per autotrazione e sterilizzazione dell’Iva sugli incrementi dei carburanti».
Il tutto, rivedendo la politica energetica: «C’è bisogno di una politica energetica europea, di nuovi rigassificatori, di spingere la produzione nazionale di gas e dare impulso a rinnovabili e risparmio energetico. Ma occorre anche la riapertura temporanea delle centrali a carbone e sostenere la ricerca sul nucleare di nuova generazione. Oggi non possiamo più permetterci ostacoli ideologici che impediscono le scelte e tanto meno una burocrazia che blocca o dilata i tempi di realizzazione: servono invece pragmatismo e realismo per un processo di transizione energetica che non confligga con la sostenibilità economica e sociale».