Popolo decimatoLa guerra in Ucraina ha accelerato il suo declino demografico

Dal 2000 a oggi il Paese ha perso il 15% della popolazione, circa 7,5 milioni di persone, tra emigrazione, poche nascite e mortalità elevata tra gli anziani. Negli ultimi due anni il covid ha provocato 511 morti in eccesso ogni 100mila abitanti, uno dei valori peggiori al mondo. E ora l’invasione russa ha già causato oltre 1,5 milioni di profughi

LaPresse

Lo spostamento forzato di milioni di persone di una stessa etnia da un angolo all’altro del vasto impero comunista è stato uno degli strumenti preferiti da Stalin per consolidare il proprio potere e difendere la solidità dell’Unione Sovietica. Allontanare gruppi potenzialmente ostili portandoli lontano dalla propria terra, anche di migliaia di chilometri, diluiva la maggioranza etnica di una provincia, indeboliva la resistenza di un particolare gruppo ostile, impedendo così richieste di maggiore autonomia, o addirittura dell’indipendenza.

Un altro strumento era rappresentato dalla carestia, come quella che colpì ucraini e kazaki nei primi anni ’30, l’Holodomor. L’obiettivo finale era lo stesso di tutte le dittature, ovvero distruggere l’identità nazionale e rendere ineluttabile l’appartenenza all’unica nazione possibile. Una idea presente anche nei deliranti proclami di Vladimir Putin che ha messo in dubbio le origini dell’Ucraina per assimilare alla cultura e alla nazione russa almeno metà del Paese.

L’invasione dell’Ucraina sta colpendo uno dei popoli che già prima del conflitto viveva il peggior declino demografico nel Continente. Gli ucraini sono sempre di meno: negli ultimi 21 anni ci sono 7,5 milioni di persone in meno, dai 49,1 milioni del 2000 ai 41,4 del 2021. 

Il calo è stato accelerato dall’annessione della Crimea da parte dei russi nel 2014 e dal distacco delle aree separatiste di Donetsk e Lugansk, ma il grande calo vi sarebbe stato comunque. 

In termini percentuali si tratta del 15,7% in meno in 21 anni. Per avere un termine di paragone basta osservare quello che è accaduto nel resto d’Europa nello stesso lasso di tempo: in Italia, dove pure giustamente parliamo di crisi demografica, nel 2021 in realtà la popolazione è del 4,1% più alta che nel 2000, in Spagna e Svezia addirittura del 17,1%, in Francia dell’11,7%.

Dati Eurostat

Anche in Germania la popolazione è cresciuta in questa prima parte del millennio, mentre in Polonia il declino che vivono anche altri Paesi dell’Est, è stato molto inferiore rispetto all’Ucraina. Solo Lituania e Lettonia hanno vissuto un calo della popolazione superiore a quello sofferto a Kiev. 

Dati Eurostat

Oltre alla separazione del Donbass e della Crimea vi è stata, come in altri Paesi ex sovietici, in primis quelli baltici, un’emigrazione all’estero che ha riguardato sia i russi tornati in Patria, sia gli ucraini stessi, partiti a cercare fortuna in Europa Occidentale e negli Stati Uniti. 

In Ucraina fin dall’indipendenza nel 1991 è iniziato quel deficit demografico (le morti che superano le nascite) che in Italia abbiamo conosciuto solo dopo il 2010. 

Tra il 2000 e il 2002, Kiev ha avuto un saldo negativo di 7,6 persone in meno ogni 1000 abitanti. La crisi demografica si è attenuata tra il 2022 e il 2012, per poi aggravarsi fino al record del 2021: quando si sono avute solo 6,7 nascite e 17,3 morti ogni 1000 persone. Un deficit doppio rispetto a quello italiano del 2020, l’anno nero del Covid.

Dati Eurostat

Proprio il Covid ha colpito duramente l’Est Europa e l’Ucraina in particolare.

Tra marzo 2020 e febbraio 2022 ci sono stati 511 morti in eccesso ogni 100mila abitanti, uno dei valori peggiori al mondo, superato da solo dalla Russia, dove si è arrivati a 826. In Italia sono stati 330.

Una parte considerevole dei decessi ucraini si è verificata proprio quest’autunno, quando il picco di mortalità per il Covid è arrivato al 160%, un dato più alto di quello toccato nel nostro Paese nel tragico marzo 2020. 

Le minori restrizioni, non sopportabili da un Paese economicamente così fragile, e soprattutto il basso tasso di vaccinati (solo 35%) hanno prodotto questa strage che ha ulteriormente peggiorato il panorama demografico di un Paese piuttosto strano da questo punto di vista. In realtà non è vecchio, non più della media Ue o dell’Italia, anzi. La sua età mediana è di 41,4 anni, contro i 47,6 nel nostro Paese. 

Rispetto agli altri paesi europei sono minori sia l’indice di dipendenza giovanile, ovvero il rapporto tra gli under 20 e il 20-64enni, sia quello di dipendenza senile, quindi la proporzione tra gli over 64 e i 20-64enni.

Dati Eurostat

Le poche nascite (solo 1,22 i figli per donna nel 2020, meno che in Italia) non rendono vecchia la popolazione solo perché compensate da una mortalità elevatissima tra gli anziani. La speranza di vita media è solo di 71,4 anni, oltre 10 anni inferiore alla nostra, e scende a 66,3 nel caso degli uomini, mentre è di 76,2 per le donne.

Anche per questo motivo, tra l’altro, l’Ucraina è tra i Paesi d’Europa in cui la porzione femminile della popolazione è più ampia (53,6%). Un ulteriore segnale di disequilibrio demografico.

Dati Eurostat

Questi numeri da un lato salvano i conti della previdenza sociale, visto che vi sono molte meno pensioni da pagare, dall’altro portano alla morte di un popolo. 

È in questo quadro che è piombata l’invasione russa, che oltre ai morti sta provocando un esodo senza precedenti. Del milione e più di ucraini che hanno lasciato il Paese molti non torneranno. E se lo faranno, troveranno forse un Paese più piccolo, più vuoto, o popolato da popolazioni di etnia russa e/o, ancora, sotto l’influenza culturale di Mosca. 

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