«O si crede nella democrazia e nella libertà oppure no. Io credo nei valori democratici e la Nato li protegge. La Russia no, li viola. È la differenza tra democrazia e autocrazia». Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, lo dice in un’intervista al Corriere al termine della riunione dei ministri della Difesa della Nato, spiegando così perché lo slogan «né con la Nato né con la Russia» per lui non sia comprensibile.
Secondo Stoltenberg, è un momento decisivo per la sicurezza europea. «Ci troviamo di fronte a una nuova realtà, la Russia sta contestando i principi al cuore della nostra sicurezza: il diritto di ogni nazione di scegliere il proprio percorso e il diritto della Nato di difendere i propri alleati», spiega. «Mosca è disposta a usare la forza per ottenere i suoi obiettivi: ha invaso l’Ucraina, una nazione indipendente e pacifica. E cerca di influenzare la Nato chiedendo di ritirare tutte le nostre forze dai Paesi che si sono uniti all’Alleanza dopo il 1997. Abbiamo 30 membri, di cui 14 hanno aderito dopo quella data. Dunque la Russia pretende per questi Paesi una sorta di membership di seconda classe, per cui non avremmo il diritto di proteggerli come facciamo con l’Italia o qualsiasi altro Paese alleato. Questa è la nuova realtà».
Ma per quanto tempo l’Ucraina può resistere all’attacco russo? «Il presidente Putin ha totalmente sottostimato la forza e il coraggio dell’esercito ucraino, dei cittadini e della leadership politica», risponde. Stoltenberg sice che «la Nato per anni ha fornito supporto agli ucraini, mettendo a disposizione equipaggiamento militare e addestrando migliaia di truppe che ora sono in prima linea. Non voglio speculare sui prossimi sviluppi, ma gli alleati proseguiranno con il loro sostegno, continueremo a imporre costi pesantissimi con le sanzioni e rafforzeremo la nostra presenza a Est tra i Paesi dell’Alleanza per prevenire un’escalation. Sosteniamo gli sforzi per la pace, i negoziati tra Ucraina e Russia, ma non abbiamo intenzione di dispiegare truppe Nato in Ucraina perché la Nato non è parte del conflitto».
Ma alla richiesta del presidente Zelensky di chiudere lo spazio aereo la risposta resta la stessa: «Forniamo sistemi di difesa antiaerea e antimissile, ma una no-fly zone implica attaccare o abbattere aerei russi, perché la no-fly zone non è qualcosa che si dichiara ma che si impone e questo porterebbe a una guerra tra Nato e Russia con ancora maggiore distruzione».
La Nato, spiega Stoltenberg, «preserva la pace e previene i conflitti. La nostra clausola di difesa collettiva dice che se un alleato viene attaccato risponde tutta l’Alleanza. Non c’è equivoco sul nostro impegno, abbiamo aumentato la presenza delle truppe Nato a Est, ho recentemente incontrato i piloti italiani in Romania e voglio elogiare l’Italia per il suo contributo alla nostra difesa collettiva. Il messaggio alla Russia è che proteggiamo i nostri alleati e questo è un deterrente credibile che ha preservato la pace per oltre 70 anni. Finlandia e Svezia sono nazioni sovrane, sta a loro decidere».
E l’Italia «è un membro fondatore della Nato, è un validissimo alleato che dà un contributo importante alla difesa collettiva, ha contribuito al rafforzamento dei battlegroup nella regione baltica, fornisce navi e aerei, e ha giocato un ruolo chiave nei Balcani Occidentali, con la sua presenza in Kosovo. L’Italia ha una posizione molto chiara nel condannare l’invasione, nell’imporre sanzioni, nel fornire sostegno».
I paesi dell’Ue hanno deciso ora di spendere di più per la difesa. Stoltenberg commenta: «La Nato ha deciso di aumentare le spese militari già nel 2014 nel vertice in Galles, dopo l’annessione illegale russa della Crimea. Ora l’invasione dell’Ucraina ha accelerato il processo. La Germania ha annunciato che spenderà più del 2% del suo Pil, la Danimarca il 2%. Il 90% della popolazione protetta dalla Nato vive nell’Ue. L’80% della spesa per la difesa viene da Paesi non Ue: Norvegia, Turchia, Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna. Questa decisione dei Paesi Ue è positiva».