«Quello che sta succedendo al popolo ucraino in queste ore dimostra che la scelta di non voltarsi dall’altra parte è stata giusta. Avremo contraccolpi negativi, ma andiamo avanti e saremo in grado di gestire una crisi umanitaria senza precedenti». La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese è al lavoro sugli ultimi dettagli del piano di accoglienza per i profughi provenienti dall’Ucraina.
«Stiamo compiendo uno sforzo straordinario per soccorrere un popolo travolto da una guerra», dice al Corriere. «Fino a ieri sera erano arrivate quasi 28mila persone, perlopiù donne e bambini ospitati momentaneamente in casa di parenti e amici residenti in Italia. Sono stati messi in campo tutti gli strumenti ordinari dell’accoglienza di cui dispone il Viminale che fanno perno sui prefetti e sui Comuni e che, grazie all’immediato potenziamento deciso dal governo, possono contare ora su 8mila nuovi posti».
Il passo successivo è trovare altre strutture per l’accoglienza. «Ho chiesto di censire gli immobili confiscati alla criminalità organizzata che potrebbero essere immediatamente destinati ai profughi: tra appartamenti e strutture alberghiere, sono già stati individuati 283 beni gestiti dall’Agenzia che potranno essere utilizzati dopo le necessarie verifiche di idoneità affidate ai prefetti, e abbiamo avviato il censimento dei beni confiscati assegnati ai Comuni e non ancora destinati», spiega la ministra.
E per gli italiani che vogliono far parte della rete di assistenza, spiega che «stiamo mettendo a punto una piattaforma informatica nella quale, viste le tante iniziative diffuse sul territorio, far confluire le offerte di disponibilità di privati e associazioni del Terzo settore per l’accoglienza dei profughi».
Ma non si tratta solo di accoglienza. «Stiamo garantendo ai profughi una rete di protezione che prevede anche alcuni servizi essenziali quali l’assistenza sanitaria, l’accesso a scuola per i bambini e i ragazzi, la mediazione linguistica e culturale. Per gli adulti è prevista anche la possibilità di lavorare regolarmente», prosegue Lamorgese.
C’è il problema che la maggior parte degli ucraini non è vaccinata. E per scongiurare il rischio legato al Covid, la ministra spiega che «la polizia di frontiera sta distribuendo ai profughi un vademecum predisposto dal Viminale e dalla Protezione civile, tradotto in ucraino e in inglese, con tutte le indicazioni. Sono previsti un tampone entro le prime 48 ore dall’ingresso nel nostro Paese da ripetersi prima dell’accesso nelle strutture di accoglienza, l’autosorveglianza sanitaria per cinque giorni, l’obbligo dell’uso della mascherina dove è prescritto e altre misure di sanità pubblica. Inoltre ho invitato i prefetti ad avviare azioni, d’intesa con le Autorità sanitarie regionali, volte a favorire l’adesione da parte dei cittadini ucraini alle campagne vaccinali anti Covid-19 e per far completare i cicli vaccinali per l’infanzia».
Intanto, l’aumento dei prezzi inasprito anche dal conflitto preoccupa gli italiani e molti lavoratori minacciano scioperi e proteste. «A fine febbraio, proprio dopo i primi aumenti dei prezzi dei carburanti, abbiamo assistito alla mobilitazione del settore dell’autotrasporto con i Tir che hanno rallentato la circolazione sulle autostrade e ai varchi di alcuni porti. In quell’occasione siamo riusciti a scongiurare blocchi perché siamo intervenuti insieme ai ministri dell’Economia e delle Infrastrutture, i prefetti hanno svolto un’attività di ascolto e di mediazione e, bisogna dirlo, le associazioni di categoria hanno mostrato grande senso di responsabilità», dice la ministra. Ora «siamo consapevoli che la guerra in Ucraina continua a determinare pesanti ripercussioni economiche sulle filiere produttive e sui cittadini e quindi il ministero dell’Interno continuerà come sempre a farsi garante del diritto di manifestare che, però, deve essere contemperato con la necessità di proteggere la continuità dei servizi pubblici essenziali, compreso quello dell’approvvigionamento delle merci».
Quanto al rischio di attacchi informatici come ritorsione per le sanzioni, «al momento non sono state rilevate criticità di rilievo ma è massima l’attenzione per garantire la sicurezza delle nostre reti», dice. «Dall’inizio della crisi, ben prima dell’invasione dell’Ucraina, il Nucleo per la sicurezza cibernetica nazionale si è attivato per esaminare e valutare nell’immediatezza tutte le minacce di natura cibernetica provenienti non solo da quel quadrante geopolitico. Vengono diramati aggiornamenti quotidiani con particolare attenzione alle reti dei servizi essenziali, comprese quelle sanitarie, alle infrastrutture critiche e a tutti i soggetti inseriti nel perimetro di sicurezza cibernetico nazionale».