Fratelli di PutinMeloni condanna l’aggressione, ma il suo assessore sostiene i separatisti del Donbass dal 2016

L’assessore del partito di estrema destra Maurizio Marrone ha aperto sei anni fa a Torino il primo centro di rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk in Italia. E alla Regione Piemonte ha pure la delega alla Cooperazione internazionale

Lapresse

«È inaccettabile l’attacco su grande scala della Russia di Putin contro l’Ucraina. L’Europa ripiomba in un passato che speravamo di non rivivere più». Sono le parole di Giorgia Meloni nel giorno dell’invasione russa in Ucraina, diffuse sul suo profilo Twitter. Sono parole inequivocabili, com’è giusto che siano in una situazione come quella che sta vivendo l’Europa in questo momento.

In passato la leader di Fratelli d’Italia non aveva nascosto la sua ammirazione per il presidente russo Vladimir Putin. Nel suo libro “Io sono Giorgia”, Meloni definiva il capo del Cremlino un «difensore dei valori europei e dell’identità cristiana».

Evidentemente l’attacco dello scorso 24 febbraio ha rappresentato il superamento di una linea rossa, o qualcosa del genere, che ha spinto Meloni a schierarsi contro l’autocrate russo. Dal quartier generale del partito è arrivato anche l’ordine di scuderia, diffuso in una nota: «Di fronte a un attacco militare all’Occidente, al di là delle responsabilità, ci si schiera con i propri alleati».

Ma anche in un partito così ritagliato a immagine e somiglianza della sua leader sembra esserci spazio per voci fuori dal coro. In Piemonte, il consigliere regionale Maurizio Marrone, di Fratelli d’Italia, da anni è schierato dalla parte dei separatisti del Donbass e, oggi, è assessore regionale con delega alla Cooperazione internazionale.

«Le posizioni di Marrone sono contrarie all’indirizzo del Governo italiano e dell’Unione europea, e persino del suo partito. Sono incompatibili con la delega alla Cooperazione internazionale, che sarebbe stato meglio rimuovere, magari lasciandola in capo al presidente. Siamo di fronte a una scelta imbarazzante che sacrifica la credibilità del Piemonte sull’altare della tenuta della maggioranza», ha spiegato il consigliere Domenico Rossi, del Partito democratico, chiedendo al presidente regionale Alberto Cirio la rimozione della delega dalle competenze di Marrone.

Il governatore Cirio – esponente di Forza Italia – non ha ancora accolto la richiesta, e forse non lo farà. Così, mentre le istituzioni nazionali fanno il possibile per sostenere la resistenza dell’Ucraina, Marrone rema in direzione opposta.

L’assessore di Fratelli d’Italia è stato il presidente di un’associazione che puntava (e punta) a tutelare gli interessi della repubblica separatista filo russa del Donbass fino alla sua indipendenza. Nel 2016 ha aperto a Torino il primo centro di rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk in Italia, con l’obiettivo di «informare l’opinione pubblica sugli orrori di una guerra dimenticata». Una specie di consolato separatista, il primo in Italia.

Riprendendo le cronache di quei giorni di sei anni fa si legge che per Marrone il centro di rappresentanza è «una risposta all’inaccettabile ordine della Nato di schierare i nostri militari contro la Russia in Lettonia e un modo per informare l’opinione pubblica sugli orrori di quella guerra dimenticata».

Marrone è stato più volte in Ucraina, sul fronte orientale, quello al confine con la Russia. Già all’epoca raccontava di aver visto con i suoi occhi «le continue violazioni del cessate il fuoco da parte di Kiev che continua a mietere vittime civili nella fascia del Donbass a ridosso della linea di conflitto».

Se l’apertura del centro di rappresentanza sei anni fa veniva accolto come un «atto vergognoso», dai Radicali Italiani e una parte dell’opinione pubblica, oggi è davvero insostenibile. È per questo che si chiede al presidente Cirio di prendere una posizione netta nei confronti di Marrone.

«Le posizioni politiche di Marrone sullo stato dei territori del Donbass erano già inopportune in tempo di pace e contrarie alla linea tenuta dal governo italiano e dall’Ue adesso diventano fonte di imbarazzo per la Regione tanto più se associate alla delega di Cooperazione Internazionale che mette l’assessore nella condizione di rappresentare il Piemonte anche nel rapporto con altri Stati», ha aggiunto il consigliere dem Domenico Rossi.

Anche il consigliere Marco Grimaldi, di Liberi Uguali Verdi, aveva chiesto un intervento al governatore: «Che Fratelli d’Italia continui a chiedere più deleghe per Marrone è davvero il colmo. Se davvero il presidente Cirio crede nella pace e condanna la guerra più che il rimpasto dovrebbe togliergli la delega alla cooperazione».

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