Economia di guerraDalla crisi nasce la nuova Europa autonoma su energia e difesa, dice Gentiloni

Il commissario Ue agli affari economici dice che questa crisi durerà a lungo. «Ma non abbiamo alcuna certezza» che le sanzioni basteranno per fermare l’invasione in Ucraina. E se «un mese fa stimavamo una crescita del 4%», ora «sappiamo che potrebbe rallentare, ma non azzerarsi». Ecco perché bisogna attrezzarsi

(La Presse)

«Il 24 febbraio ha cambiato il corso della storia europea. Ci ha fatto capire che la libertà non è un optional lussuoso e ci ha tolto l’illusione di un ritorno alla normalità. Ma soprattutto ci impone un salto, un secondo momento costituente dopo il successo del primo. Con il Covid è stato il momento della solidarietà, oggi è quello dell’autonomia. Soprattutto in campo energetico e in quello della Difesa».

Il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni lo dice alla Stampa, difendendo le sanzioni Ue alla Russia, ma consapevole che potrebbero non bastare per fermare l’invasione in Ucraina. La crisi «non si risolverà nel giro di qualche giorno» e quindi «bisogna attrezzarsi per un periodo più lungo». Da un lato bisogna fare il possibile per difendere l’Ucraina, ma al tempo stesso bisogna anche proteggere la crescita dell’economia europea che si sta rialzando dopo la pesante recessione causata dalla pandemia. Serve, insomma, «una politica di crescita in tempo di guerra».

«Abbiamo preso una decisione senza precedenti: destinare 500 milioni di euro per fornire armi e altri dispositivi a un Paese aggredito», dice Gentiloni. «E lo abbiamo fatto con un consenso unanime. Anche su questo il vertice russo aveva fatto i conti sbagliati». Ma l’Occidente è alle prese con «un dilemma», ammette Gentiloni: «Non è detto che questa risposta all’aggressione militare farà cambiare idea a Putin. Questo ovviamente non incrina la nostra scelta, che si è già mostrata molto rapida ed efficace. Molto più efficace della sua ipotetica guerra-lampo. Ma il dilemma resta».

«Ma non abbiamo alcuna certezza» che la partita delle sanzioni e del malcontento interno funzionerà. «E quindi questa scelta, che è sacrosanta, di rispondere alla guerra non con la guerra ma con l’economia – oltre che con la diplomazia e la solidarietà – non è detto che nell’immediato possa far cambiare rotta a Mosca. Dunque bisogna attrezzarsi per un periodo più lungo».

Quanto lungo? «È una crisi drammatica, con conseguenze umanitarie immani. Ma non si risolverà nel giro di qualche giorno», risponde Gentiloni. «Dovremo gestire l’economia Ue in tempo di crisi e con una guerra ai nostri confini. Per ora le conseguenze sul settore bancario sono contenute, mentre il settore energetico potrebbe finire sotto pressione. Per questo bisogna attrezzarsi. Ci saranno conseguenze sulle catene di approvvigionamento, sulle materie prime e sulla produzione alimentare, soprattutto nei Paesi più poveri. Perché Russia e Ucraina sono ancora il granaio del mondo».

Si parla di stagflazione reale, «ma penso che al momento non sia una valutazione appropriata», dice Gentiloni. Eppure se «un mese fa stimavamo una crescita del 4%», ora «sappiamo che potrebbe rallentare, ma non azzerarsi. E poi eviterei le classiche profezie che rischiano di autoavverarsi perché incrinano la fiducia dei consumatori e degli investitori. Certo non possiamo tornare alla situazione precedente e questa situazione avrà conseguenze sulle nostre politiche di bilancio e su quelle per gli aiuti di Stato».

Giovedì la Bce si pronuncerà sulle politiche monetarie. «Le sue decisioni saranno sicuramente sagge e basate sulle evidenze», dice Gentiloni. «Bisogna fare i conti con un’inflazione destinata a durare, un’inflazione che non deriva da un surriscaldamento dell’economia, ma da un incremento dei prezzi dell’energia. Per quanto riguarda invece i governi e la Commissione, dico che non è il momento di ridurre il tasso di ambizione. Abbiamo lavorato in vista del vertice di Versailles (giovedì e venerdì, ndr) per quantificare il bisogno di investimenti addizionali: 650 miliardi l’anno solo per la transizione ecologica e digitale, alcune decine di miliardi per quelli nella Difesa. Bisogna trovare un equilibrio per tenere sotto controllo i conti, specie nei Paesi ad alto debito, senza intaccare la necessità di investimenti».

Gentiloni immagina di utilizzare il modello del Next Generation Eu «per altre sfide». Ma «per arrivarci ovviamente è necessario che ci sia un buon andamento dei piani nazionali, soprattutto quelli di Italia e Spagna. In ogni caso per trovare un’intesa a livello Ue bisogna partire dalle missioni e non dalle emissioni: cosa ci serve? Che valore aggiunto possiamo dare? Il vertice di Versailles sarà fondamentale per dare queste risposte». Poi a giugno-luglio arriverà la proposta della Commissione sulla riforma del Patto di stabilità.

«C’è però la crisi del gas che sin qui ha avuto un impatto fondamentalmente simmetrico», precisa Gentiloni. «Abbiamo un problema legato al prezzo dell’energia che è comune a tutti, ma se si passa da un problema di prezzo a un problema legato alla disponibilità delle forniture, allora l’impatto potrebbe essere asimmetrico, con il rischio di aumentare le differenze tra gli Stati. Per questo stiamo lavorando a riserve, stoccaggi, forniture alternative, senza escludere che a questo si potrebbero aggiungere meccanismi di compensazione finanziati in comune».

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