L’unione fa la forzaTra i numerosi talenti del vino del Friuli Venezia Giulia, c’è una piccola produzione che merita di essere scoperta. Il Pinot Bianco del Collio è la nuova scommessa

Un vitigno di grande espressività e che trova nel Collio un territorio perfetto per raggiungere livelli qualitativi eccellenti. Una nicchia che sette produttori hanno scelto di proteggere e promuovere

In ogni settore, specialmente in quelli più strutturati e competitivi, c’è chi si prefigge come obiettivo la massimizzazione delle vendite per sbaragliare i competitors e c’è chi – pur consapevole di dover far quadrare i conti – cerca collaborazione e appoggio tra i suoi simili. Anche se si parla effettivamente di concorrenza diretta. Un esempio perfetto in questo senso è stata la scelta che sette produttori friuliani hanno compiuto unendosi in una rete di tutela e promozione del Pinot Bianco del Collio. All’estremo lembo orientale del Friuli, dalla provincia di Gorizia fino al confine con la vicina Slovenia, il Collio è più che noto per essere culla di produzioni vitivinicole di altissima qualità, riconosciute con la Denominazione di origine controllata già dal 1968. E proprio grazie al suo clima fresco e a terreni particolarmente minerali, ricchi di marne e arenarie stratificate, quest’area è una delle maggiori produttrici di Pinot Bianco in purezza. Arrivato dalla Borgogna circa 150 anni or sono, questo vitigno è stato inizialmente confuso con lo Chardonnay e solo più di recente riconosciuto come varietà che ha trovato, nelle zone del Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige, il suo terreno d’elezione. Ancora oggi non esiste un disciplinare di produzione legato al Pinot Bianco e il suo ruolo è sempre stato da comprimario al fianco del ben più noto Pinot Grigio. Castello di Spessa, Livon, Pascolo, Russiz Superiore, Schiopetto, Toros, Venica&Venica, sono le sette cantine che hanno deciso di darsi la mano e collaborare, unite, per la promozione di questo specifico vitigno sotto un unico cappello «Pinot Bianco nel Collio».


Ogni bottiglia è realizzata con metodi di produzione che si differenziano tra le varie aziende, ma tra tutte, è possibile ritrovare un fil rouge comune, che le unisce e racconta profumi, colori, aromi di questo territorio. La superficie vitata destinata al Pinot Bianco del Collio conta solo sedici ettari, che si dipanano nel classico saliscendi delle colline dove la ponca – il terreno locale – e il microclima, assicurano una qualità molto elevata del prodotto finale. Sono invece 76mila, le bottiglie messe sul mercato – a pensarci bene un numero davvero esiguo – che in modi diversi propongono un vitigno elegante e particolarmente rappresentativo del territorio. Una produzione di nicchia? In un certo senso sì ed ecco che a maggior ragione, la rete Pinot Bianco del Collio punta a diffondere qualità, rispetto e amore per questo vitigno e verso il proprio lavoro. Anche grazie alle nuove generazioni, spesso subentrate alla guida di molte delle cantine della rete, il modello a sistema risulta essere vincente e ci si augura che i produttori coinvolti possano essere sempre di più, oltre ai sette capofila. Un lavoro di comunicazione e valorizzazione che si sviluppa a livello locale per espandersi a macchia, dando la possibilità a sempre più bevitori appassionati, sommelier e gastronomi di conoscere la storia e il gusto del Pinot Bianco del Collio. Un vino che merita di essere più raccontato e diffuso, fatto conoscere meglio non solo in Italia ma anche all’estero e perfettamente capace – nelle sue varie sfumature – di tenere testa a piatti freschi e vegetali così come ricette più complesse, di mare o di terra.