La posizione di PechinoProdi spiega perché la Cina non appoggerà gli errori di Putin

«I cinesi crescono, si rafforzano e in questo loro ruolo non amano essere disturbati da imprevisti», dice. L’ex premier definisce «storica» la decisione di Scholz di spendere più nella difesa perché «questo può aprire un nuovo capitolo nella vicenda europea». Mentre il presidente russo ha fatto «un errore storico» perché non capisce le democrazie

(La Presse)

L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi nella sua carriera internazionale ha imparato a conoscere bene le leadership cinesi e tedesche. E in un’intervista alla Stampa dice che da questi due fronti sono arrivate le novità più importanti che nelle prossime settimane potrebbero cambiare segno della gravissima crisi aperta dall’aggressione russa all’Ucraina.

«Alla Cina questa guerra non conviene. Il bene che i cinesi, in questa fase storica stanno “comprando”, è il tempo. I cinesi crescono, si rafforzano e in questo loro ruolo non amano essere disturbati da imprevisti», dice. Quanto ai tedeschi, Prodi definisce «una decisione storica quella del socialdemocratico Scholz di spendere più nella difesa, e questo può aprire un nuovo capitolo nella vicenda europea».

Prodi dice innanzitutto di condividere le scelte del governo. «La singolarità sta in questo: gli eventi sono stati così imprevisti, così violenti che non hanno consentito le piccole distinzioni», dice. «Quando la politica diventa scontro, non ci sono più distinzioni. Nessuno, due mesi fa, avrebbe pensato che stava per profilarsi un accordo tra tutti i Paesi europei, tra tutti i partiti europei, tra tutti i partiti italiani. Questo è stato il grande sbaglio russo! Inconcepibile. Una mancanza di conoscenza delle democrazie. Che sono deboli, faticano a decidere ma davanti a eventi drammatici, si uniscono. Putin non lo ha capito. Un errore storico».

E che ruolo può svolgere la Cina in queste ore? «Un ruolo lo sta già svolgendo», risponde Prodi. «La Cina non è contenta di questi eventi. Non ha dato nessun appoggio alla Russia, ma non ha esercitato nessun contrasto. Certo, ha un rapporto stretto con la Russia, confermato dall’accordo energetico, e noi dovremmo riflettere sulle ragioni di questo legame, perché in parte abbiamo contribuito a crearne le condizioni. E tuttavia la Cina si astiene in Consiglio di Sicurezza dell’Onu e non ha ancora riconosciuto la Crimea. Poi, nel breve, la Cina può trarre giovamento dal fatto che gli Stati Uniti si distraggano dal loro fronte esclusivo: il Pacifico».

Ma «la vera decisione storica è quella della Germania» di potenziare il suo riarmo, dice Prodi. «A suo tempo avrei preferito – questo era il disegno che avevo in testa da presidente della Commissione – che si arrivasse ad un esercito europeo. Pensavo infatti che un esercito comune trai vari Paesi, integrando le diverse forze militari, avrebbe aumentato l’efficienza difensiva, senza dover ricorrere a grandi spese aggiuntive, almeno nei primi anni. Cosa che si sarebbe resa invece necessaria successivamente».

Certo, «una politica fatta dai singoli Paesi non aiuta di per sé la nascita di una politica estera e militare europea. Ora però ha cominciato la Germania e, nel futuro, sarà più facile operare insieme. Una svolta che fa capire ancora meglio l’errore russo».

Quanto all’allargamento dell’Unione a Est allora, racconta Prodi, si disse che «era stato fatto con troppa fretta. Ma se non mettevamo a posto una così gran parte dell’Europa, quale sarebbe oggi la situazione? Come ci troveremmo se la Polonia fosse nelle condizioni dell’Ucraina? Ogni giorno dobbiamo fronteggiare i noiosi, e a volte terribili, problemi che ci pongono polacchi e ungheresi, di nuovo tentati dal loro nazionalismo. L’Europa li tiene però ancora legati alla democrazia: la capiamo o no la grandezza dell’Unione e del suo ruolo? Ci vogliamo ricordare che dentro i nostri confini non è mai scoppiata una guerra? Mentre appena fuori da questi confini si è avuta la tragedia della Jugoslavia!».

X