Bilanci comunali a rischioBeppe Sala racconta che ha scritto a Draghi per difendere il welfare di Milano

Con l’inflazione che viaggia verso il 10%, «io non voglio tagliare diritti e tutele alla fascia più debole della mia popolazione. Per questo mi agito anche con il governo», spiega il sindaco meneghino. E sulle conseguenze della guerra in Ucraina, dice: «Se sarà necessario spendersi per spiegare ai cittadini di una città ricca ed evoluta come Milano che bisogna fare dei sacrifici, io ci sarò»

Claudio Furlan/LaPresse

«In questo momento io mi sto agitando, anche con il mio governo, perché siamo in una situazione, con l’inflazione che viaggia verso il 10%, in cui i tassi di interesse saliranno. E quando i tassi d’interessi sono alti chi è ricco diventa ancora più ricco, chi è povero diventa ancora più povero e chi è povero e indebitato crolla. In questo momento io non voglio tagliare diritti e tutele alla fascia più debole della mia popolazione. Per questo mi agito». Il sindaco di Milano Giuseppe Sala racconta a Metropolis, la striscia quotidiana condotta del gruppo Gedi, il senso della sua dura presa di posizione contro l’esecutivo durante il consiglio comunale dedicato al bilancio preventivo.

Il primo cittadino di Milano non vuole ricorrere ai tagli. «Si andrebbe sulla carne viva e non lo voglio fare», dice. «Qualunque esempio facessi oggi, salterebbe su qualcuno come ha fatto lunedì la Moratti e direbbe: “No, il Welfare no”. Per l’amor del cielo. Per questo dico: affrontiamo adesso le questioni così riusciamo a fare un minimo di programmazione».

Poi porta qualche esempio: «Il Comune di Milano ha 13mila dipendenti. Sono troppi? Discutiamone. Ma come si fa oggi, tecnicamente, a ridurre il personale? Su 700 milioni di spesa libera ne spendiamo 300 in servizi diretti ai cittadini».

Sala precisa: «Non è che io non abbia più fiducia in assoluto nel premier. Mi riferivo a una questione in particolare. Con Draghi lunedì ci siamo scambiati anche un paio di messaggi».

Intanto, «parecchi» profughi sono arrivati a Milano dall’Ucraina, «ma meno delle nostre attese perché molti probabilmente si sono fermati in Polonia in attesa di capire se possono tornare o se devono venire in Europa. Però dobbiamo essere disponibili», precisa. «Le grandi trasformazioni e le grandi crisi richiedono un cambiamento nei nostri comportamenti. Non penso che possiamo dall’oggi al domani chiudere i rubinetti del gas in Russia, ma dobbiamo lavorare per farlo. Da questo punto di vista l’azione del governo in Algeria è senz’altro meritoria. Però se sarà necessario spendersi per spiegare ai cittadini di una città ricca ed evoluta come Milano che bisogna fare dei sacrifici io ci sarò. Ci sarò eccome».

Quanto al nuovo soggetto politico legato ai temi dell’ecologia, a cui il sindaco stava lavorando, «mi sono convinto di alcune cose. La prima è che non ci sia spazio in Italia per un partito unicamente verde dato che le questioni ambientali si intersecano molto con le questioni di equità sociale, ma che ci sia invece lo spazio per una forza politica che abbia un’anima fortemente ecologista. E qui penso a un partito come Europa Verde. La seconda è che non è vero che non ci sono più destra e sinistra: non sono un fan del centro, però mi riconosco in un’area progressista. Il terzo punto, che mi riguarda personalmente, è che sono stato rieletto sindaco di Milano da sei mesi: non posso ricandidarmi a qualcosa d’altro. Ma tengo tutte le antenne alzate e cerco di parlare con chi ritengo possa essere un compagno di viaggio. Con grande rispetto per il Pd mi chiedo: il Pd da solo come fa a vincere? E da solo più con ciò che rimarrà dei Cinque Stelle? Non c’è bisogno di qualcosa d’altro?».

A sinistra, dice Sala, «dobbiamo dare risposte non scontate. Io credo che le nostre battaglie sui diritti sono quasi una cosa data. Oggi dobbiamo trovare risposte per l’economia, per gli equilibri internazionali e dobbiamo proporre una riflessione profonda sui problemi del nostro tempo. All’inizio pensavo che Salvini parlasse per slogan perché parlare per slogan è fruttuoso. In realtà lui lo fa per questo, ma anche perché sa poco, non studia, non è profondo. Non possiamo arrenderci e avere un atteggiamento di quasi sudditanza psicologica verso questi politici. Noi dobbiamo essere più capaci di loro e dobbiamo essere in grado di convincere la gran parte dei cittadini che lo siamo veramente».