Il nostro obiettivo è far «ritirare Putin» dall’Ucraina. L’Alto Rappresentante dell’Ue per la politica estera, Josep Borrell, spiega a Repubblica che l’Europa non può fermare gli aiuti a Kiev. Anzi il flusso di armi «aumenterà» ma senza diventare «cobelligeranti». Anche se, sulle nuove sanzioni riguardanti petrolio e gas, ancora non c’è accordo.
«Al momento hanno perso», dice Borrell. Ma l’Europa continua a sostenere «una parte senza diventare belligeranti. È un equilibrio delicato. Capisco le parole del Presidente Michel», che ha detto di volere la vittoria dell’Ucraina. «Il nostro sforzo militare continuerà e aumenterà. Il flusso delle armi continua e continuerà. Il Presidente Michel parla a nome dell’Unione, le sue parole impegnano l’Ue».
«Abbiamo deciso di utilizzare il nostro bilancio per finanziare le armi. Ora tutti le stanno fornendo. Ho parlato con il ministro della Difesa tedesco e mi ha assicurato che stanno fornendo le armi il più rapidamente possibile», prosegue.
«Tutte le guerre sono finite con un negoziato o con una resa. Ma anche la resa deve essere negoziata», precisa. «Il nostro obiettivo è evitare che Mosca prenda il controllo del Paese, occupi la capitale, cambi il governo, imponga il suo dominio. Puntiamo a spingere l’aggressore verso i confini. Vogliamo solo che gli ucraini siano in grado di difendersi. E vorremmo andare al tavolo dei negoziati. Ma quello che Putin ha detto al Cancelliere austriaco è chiarissimo: non vuole fermare la guerra. Quindi aiutiamo l’Ucraina. Cos’altro possiamo fare?».
«Non so quale sia lo scopo di Putin», ammette. «Ma quando alcune brave persone, con un cuore grande, mi dicono che non bisognerebbe dare armi all’Ucraina perché renderà la guerra più lunga, io rispondo: Ok, e poi? Non ti interessa come si ferma la guerra? O si risponde a questa domanda oppure è pura retorica».
Borrell dice senza mezzi termini che «Putin non vuole i negoziati… Domenica ho convocato una riunione dei vertici militari. Ma se mi dicono che si apre il tavolo delle trattative, sono pronto anche domani. Per fare la pace, però, bisogna essere in due. Come il Tango».
Quanto alle nuove sanzioni su petrolio e gas, «non si può dire una data precisa», spiega. «La decisione spetta ai governi. La Commissione non ha la capacità di presentare proposte. Al momento non c’è accordo. La Germania cancellerà entro la fine di quest’anno tutti gli acquisti di petrolio dalla Russia. Ma è una scelta sua». Mentre «il gas è un’altra cosa. Non si usa solo per produrre calore. Si usa per produrre plastica. Molti settori industriali si fermano senza gas. Posso dirvi però che la quantità di gas liquido sta diventando maggiore rispetto a quella dei gasdotti russi».
Le sanzioni «nei prossimi giorni saranno di nuovo sul tavolo ma alcuni Stati hanno detto che porranno il veto a qualsiasi tipo di decisione collettiva. Manca l’unanimità. Anche per mettere un tetto al prezzo o una tassa».
Ma come si può tagliare questo nodo dopo a Bucha? «Alcuni Stati hanno detto chiaramente che non sosterranno mai un divieto o una tassa. Che piaccia o no, questa è la situazione. Altri Paesi, come Germania e Italia, stanno sostituendo il gas russo volontariamente. Sarebbe meglio un embargo o una tassa? Si, ma, appunto, non c’è unanimità», risponde.