Chiudere i rubinetti?Serve lo stop al gas russo per accelerare la fine della guerra, dice Enrico Letta

Il segretario del Partito democratico spiega al Foglio perché è necessario l’embargo totale delle importazioni energetiche da Mosca. «Credo sia una priorità assoluta», dice. Dal 24 febbraio a oggi, l’Unione europea ha pagato 19,3 miliardi di euro per i combustibili fossili alla Russia: 9 miliardi per il petrolio, 9,6 miliardi per il gas e solo 712 milioni per il carbone

Cecilia Fabiano/ LaPresse

«Noccioline contro Putin». Titola così Il Foglio, riprendendo le parole usate da Guy Verhofstadt, europarlamentare belga, che ieri ha commentato così l’annuncio fatto dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sulla scelta di vietare l’importazione del carbone dalla Russia ma non del gas.

E se il presidente del Consiglio Mario Draghi in questi giorni si mantiene prudente in attesa delle decisioni europee, facendo capire che non porrebbe alcun veto, il segretario del Pd Enrico Letta da giorni insiste sulla necessità del blocco totale delle importazioni energetiche dalla Russia. E al Foglio spiega la sua posizione: «Rinunciare al gas e al petrolio russo credo sia una priorità assoluta. E andare in questa direzione significa accelerare tutto. Significa accelerare la fine della guerra. Significa accelerare i processi di pace. Significa togliere risorse alla Russia di Putin e alle sue follie. Significa, poi, accelerare anche altri processi, come quello della costruzione di una sostenibilità energetica europea, e significa poi, in virtù di un nuovo e cruciale equilibrio, accelerare alcune misure necessarie da mettere in campo per evitare la terza recessione».

 

«Vietare il carbone come propone la Commissione europea è poca cosa se lo si confronta con il gas e il petrolio e sicuramente non fermerà i crimini di guerra di Putin», ha scritto Verhofstadt. Che ha pubblicato anche i dati sulle importazioni energetiche dalla Russia: dal 24 febbraio a oggi, giorno dell’invasione dell’Ucraina, l’Unione europea ha pagato 19,3 miliardi di euro per i combustibili fossili a Mosca: 9 miliardi per il petrolio, 9,6 miliardi per il gas e solo 712 milioni per il carbone. Dunque, reagire alle immagini raccapriccianti di Bucha vietando l’importazione di carbone è come armarsi di noccioline.

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