AsimmetriaL’Italia è al fianco dell’Ucraina, ma ci sono molti italiani neutrali

Un sondaggio Ipsos rivela che solo 6 cittadini su 10 sono schierati a favore di Kiev: è la maggioranza, certo, ma non la percentuale schiacciante che ci si aspetterebbe di fronte a un’aggressione di questo tipo. Pesa il timore di ricadute economiche sulla famiglia e sul Paese. Per fortuna il governo Draghi non ha mai mostrato dubbi su questo tema

AP/Lapresse

«Le sanzioni non sono indecenti, i massacri sono indecenti». Mario Draghi risponde a tono alla portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova, che ha definito «indecente» la posizione dell’Italia nei confronti delle sanzioni, «dopo la solidarietà mostrata da Mosca in occasione della pandemia».

È ormai chiaro che l’Italia è al fianco dell’Ucraina e la posizione del governo non è mai stata in dubbio. Non si può dire lo stesso, però, per tutti i cittadini. Secondo un sondaggio Ipsos solo il 57% degli italiani si dice schierato a favore dell’Ucraina: è la maggioranza, certo, ma non la percentuale schiacciante che ci si aspetterebbe di fronte a un’aggressione così asimmetrica e brutale. C’è infatti un 38% di intervistati che vorrebbe dirsi neutrale, non prendere posizione anche di fronte alle atrocità del Cremlino.

Come riporta la Stampa, «un italiano su tre sostiene che Mosca abbia ragione a sentirsi minacciata dall’allargamento della Nato, anche se quasi tutti ritengono comunque ingiustificata l’invasione dell’Ucraina, a parte un 6% completamente allineato sulle mosse del Cremlino».

Il discorso si ripete quando si prendono in considerazione le sanzioni. Solo la metà del campione si dica favorevole a mantenere le sanzioni nei confronti della Russia, anche a fronte di un aumento dei prezzi. Un terzo degli intervistati, il 32% è, invece, poco o per niente d’accordo con le sanzioni. «La volontà che prevale è quella di cercare di restarne fuori, il più possibile», scrive la Stampa.

Sicuramente questa posizione è dovuta al timore che un coinvolgimento italiano nel conflitto possa avere ripercussioni economiche gravose sulle tasche dei cittadini. L’85% degli intervistati, riporta il quotidiano di Torino, resta molto o abbastanza preoccupato delle conseguenze, sia per la propria famiglia che per il Paese in generale: rincari di beni e servizi, rischi per i risparmi, peggioramento dei conti pubblici, rallentamento dell’export e della produzione industriale.

Anche per quanto riguarda le aziende, il 43% del campione spera che restino distanti e neutrali, per evitare di compromettere gli affari, mentre solo un terzo ritiene che debbano prendere una posizione pubblica sul conflitto.

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