E SE LA GREAT RESIGNATION FOSSE UN GRANDE MALINTESO?
Il trend della Great Resignation americana continua. A febbraio, 4,4 milioni di lavoratori statunitensi hanno lasciato il posto di lavoro. E il fenomeno è destinato a continuare almeno nei prossimi anni, secondo Anthony Klotz, psicologo e professore di economia aziendale alla Texas A&M University, che per primo coniò l’espressione oltre un anno fa.
Great Misunderstanding? Klotz dice che gli americani “stanno sistemando le proprie vite”, alla ricerca di un miglior equilibrio tra vita e lavoro. Ma se fosse tutto un grande malinteso? L’interrogativo arriva dall’economista Paul Krugman, che da mesi sta cercando di capire i numeri record delle dimissioni americane e il perché la forza lavoro americana si stia assottigliando nonostante il recupero dei posti di lavoro e il tasso di disoccupazione sceso al 3,6%.
- Demografia Per prima cosa, dice Krugman, bisogna guardare i numeri al netto dei fattori demografici con la popolazione che invecchia anche Oltreoceano. Viene così fuori che non c’è alcun movimento “antiwork” di chi lascia il lavoro e ne rifiuta uno nuovo. Anzi, il tasso di partecipazione degli americani nella fascia d’età 25-54 anni è aumentato di recente e non diminuito. E nella fascia d’età superiore, non si sono registrati pensionamenti anticipati di massa. Ma molti di coloro che avevano lasciato il lavoro poi sono rientrati nel mercato.
- Rimpastone È vero che un numero insolitamente alto di lavoratori ha lasciato il vecchio ufficio, ma lo ha fatto per traslocare altrove, scegliendo un impiego presumibilmente migliore. Insomma, più un grande rimpastone che una una grande dimissione. O “grande aspirazione”, come la chiama la Harvard Business Review.
- Immigrati Senza contare, dice Krugman, che molti lavoratori formalmente compaiono come autonomi ma nella pratica sono dipendenti, soprattutto nella gig economy. E poi va considerato che negli Stati Uniti, con l’amministrazione Trump, l’arrivo di immigrati è calato. Cosa di non poco conto, visto che molti di loro sono in età lavorativa e fortemente motivati.
Dimissioni all’italiana In Italia, i numeri non reggono il confronto con gli Stati Uniti. Da noi solo il 3% della forza lavoro ha detto addio alla vecchia azienda, ma si tratta pur sempre del 33% in più nel 2021 rispetto al 2020. Le possibili spiegazioni anche da noi sono: dimissioni del 2020 rimandate al 2021, paura di contrarre il Covid sul posto di lavoro, la possibilità di lavoro in remoto. Ma i dati non sembrano supportare nessuna di queste ipotesi. Entrando nei dettagli delle cifre, come ha fatto di recente l’economista Francesco Armillei, non emerge nessun rimbalzo da dimissioni rimandate, né c’è una minore tendenza a dimettersi tra coloro che lavorano da remoto e una maggiore tendenza tra le professioni più esposte al Covid-19. Quindi? Quindi serviranno ancora altri dati e ulteriori analisi prima di portare avanti la narrazione del «mollo il posto fisso e cambio vita».
DEF A SCADENZA
Il consiglio dei ministri ha approvato il Documento di economia e finanza (Def), poi trasmesso al Parlamento. Il documento tiene conto del peggioramento del quadro economico determinato da diversi fattori: invasione dell’Ucraina da parte della Russia, aumento dei prezzi dell’energia, degli alimentari e delle materie prime, andamento dei tassi d’interesse e minor crescita delle esportazioni dall’Italia.
I numeri
- La previsione tendenziale di crescita del Prodotto interno lordo per il 2022 scende dal 4,7% programmatico della Nadef al 2,9%, quella per il 2023 dal 2,8% al 2,3%.
- Gli obiettivi per il disavanzo sono confermati: il 5,6% nel 2022, in discesa fino al 2,8% nel 2025. C’è un margine per misure espansive: 0,5 punti percentuali di Pil per quest’anno, 0,2 punti nel 2023 e 0,1 punti nel 2024 e nel 2025.
- “Avanza” un “tesoretto” di circa 9,5 miliardi, quindi: considerando che 4,5 miliardi sono già stati usati contro il caro bollette, restano 5 miliardi per finanziare nuovi aiuti all’economia nel mese di aprile.
Whatever it takes Tutti i partiti di maggioranza, però, dicono che 5 miliardi sono pochi. Si chiede un ulteriore scostamento di bilancio per un provvedimento da almeno 15-20 miliardi. Da Palazzo Chigi e dal Mef prevale la prudenza sul debito, anche per dare segnali di certezza ai mercati. E si attende un nuovo intervento europeo prima di agire. Anche se Draghi, pur rinviando la soluzione, ha assicurato una «disponibilità totale» a intestarsi un nuovo whatever it takes («tutto quel che è necessario») per lenire la perdita di potere d’acquisto delle famiglie.
Casa dolce casa Questa settimana è previsto un incontro di Draghi con Salvini e Tajani, dopo che Lega e Forza Italia hanno fatto sapere che non voteranno il disegno di legge sulla delega fiscale che prevede, tra le altre cose, la riforma di Iva e Irpef e l’aggiornamento del catasto. Marattin ha sospeso le sedute della Commissione Finanze della Camera e il governo in una nota ha specificato che la riforma del catasto non implica un aumento delle tasse.
Buste paga La scorsa settimana Draghi ha incontrato i sindacati e si prospetta l’avvio dopo Pasqua di un confronto con le parti sociali sull’emergenza economica. Il premier ha chiesto un patto sui salari, la Cgil ha rilanciato l’idea di un contributo di solidarietà da parte dei più ricchi. E Maurizio Landini dice già che non è disposto a sottoscrivere nessun accordo per moderare i salari.
- Intanto da questo mese alcuni assegni del Reddito di cittadinanza saranno ridotti per via delle nuove regole per calcolare il sussidio, che tengono conto anche delle prestazioni assistenziali.
ECONOMIA DI GUERRA
Il condizionatore o la pace Draghi sarà oggi in Algeria per siglare un accordo che porterà in Italia almeno 9 miliardi di metri cubi di gas algerino in più in tempi molto brevi. I dettagli li negozierà l’Eni nelle prossime settimane. Entro la fine del mese il premier farà altre tappe in Africa, in Congo, Mozambico e Angola. Stati che assieme a Nigeria, Qatar, Egitto, Indonesia e Azerbaigian completano la strategia di diversificazione delle fonti energetiche che in un paio di anni dovrebbe portare il nostro Paese ad avere dipendenza zero dalla Russia.
- I distributori di metano chiedono un intervento del governo per contrastare l’aumento dei prezzi e minacciano uno sciopero per il 4, 5 e 6 maggio.
Bilancio in rosso Nel bollettino di Bankitalia, vengono delineati tre scenari per l’economia italiana. Il peggiore prevede che, se ci fosse un arresto delle forniture di gas da Mosca per un anno a partire da maggio, la scarsità di energia porterebbe l’inflazione all’8% e il Pil scenderebbe di mezzo punto quest’anno e l’anno prossimo. Intanto, il Centro studi di Confindustria prevede un calo della produzione industriale dell’2,9% nel primo trimestre 2022. E mercoledì 13 aprile arriverà il dato dell’Istat della produzione industriale riferito a febbraio.
LO STATO DELLE SANZIONI
L’Europa ha varato il quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia, che prevede il bando al carbone russo, ma non al gas e petrolio. Biden ha firmato i decreti sull’embargo al petrolio russo, ma al Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue di oggi “non si discuterà” di un possibile embargo al greggio di Mosca. Mentre da Bruxelles temono la vittoria di Marine Le Pen contro con Emmanuel Macron: con lei all’Eliseo, a rischio Recovery e sanzioni ai russi, dicono dalle istituzioni Ue. Intanto la Banca centrale russa ha ridotto il tasso di interesse dal 20% al 17% e Standard & Poor’s ha tagliato il rating del debito russo in valuta estera a lungo termine da CC a SD, cioè default selettivo.
- I costi delle sanzioni per il Cremlino: il dataroom del Corriere.
- Tutti i “buchi” delle sanzioni alla Russia, secondo l’analisi dell’Ispi.
- L’articolo del Ft sulle sanzioni alla Banca centrale russa e l’intervento decisivo di Draghi.
- Wired ha provato a calcolare l’impatto economico di un eventuale embargo all’importazione di petrolio, gas e carbone.
PNRR CERCASI
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli ha detto che il governo è pronto a rafforzare le misure sul caro prezzi, anche rivedendo gli appalti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e ha invitato i partiti a rispettare i tempi sul ddl concorrenza. Secondo un’indagine Ance, il 72% dei progetti territoriali candidati o finanziati dal Pnrr non è stato aggiornato rispetto agli incrementi di prezzi dei principali materiali da costruzione registrati nell’ultimo anno.
- Semplificazione Nel prossimo consiglio dei ministri, dovrebbe essere approvato il decreto che semplifica il via libera per la realizzazione di aeroporti e ferrovie.
DOSSIER CALDI
Ricollocati? A fine 2022, tra il 90 e il 95% dei dipendenti della vecchia Alitalia attualmente in amministrazione straordinaria, circa 9.600 lavoratori, dovrebbe essere ricollocato in Ita, Atitech (che rileva la manutenzione) e Swissport (che rileva l’handling). A fine operazioni, gli esuberi dovrebbero essere meno di 800.
Risiko Tim Dopo sei mesi di battaglie, sembra che Telecom Italia e Cdp abbiano ormai chiuso le porte all’offerta del fondo Kkr. Oltre a Cvc, ora anche il fondo londinese di private equity Apax avrebbe messo gli occhi su Tim. Il ceo Pietro Labriola al Sole 24 Ore ha detto: «Tim in Borsa vale meno delle sue componenti. Entro l’estate il piano per l’autonomia della rete, ma non è uno spezzatino». La strada per la scissione tra rete e servizi però è popolata di ostacoli.
Battaglia su Atlantia I Benetton hanno detto no all’Opa su Atlantia da parte di due fondi di private equity (Gip e Brookfield) in accordo con la Acs di Florentino Perez, rispondendo con una Opa difensiva condotta dalla famiglia veneta e dal fondo Blackstone. Al centro di tutte le manovre, sembrano proprio esserci i 7,9 miliardi che, entro maggio, il consorzio guidato dalla Cdp e composto da Blackstone e Macquarie verserà ad Atlantia per entrare in possesso dell’88% di Aspi.
COSE DI LAVORO
Family Act Il Senato ha approvato in via definitiva il cosiddetto Family Act, che prevede anche novità sui congedi parentali, con un rafforzamento di quello di paternità, e misure per favorire l’occupazione femminile. Come legge delega, è una legge di indirizzo, che andrà riempita concretamente da leggi più puntuali e finanziamenti per ciascuna misura.
Pressing su Orlando I 1.884 navigator hanno annunciato che il 20 aprile torneranno in piazza, dopo che il ministro Orlando non li ha convocati come promesso. Il 30 aprile scadono i contratti e in diverse regioni già da oggi sono in stato di agitazione. Così come gli oltre 4mila dipendenti dell’Ispettorato nazionale del lavoro esclusi dagli aumenti riconosciuti agli altri ministeriali.
La stretta Il ministro Orlando entro giugno dovrebbe approvare le linee guida di governo e regioni per limitare il tirocinio extracurriculari ai soggetti con difficoltà di inclusione. Anche se, ad oggi, l’intervento non è poi così chiaro. Novità, poi, anche per il periodo di prova per i neoassunti, che non può durare più di sei mesi, secondo lo schema di decreto legislativo approvato dal cdm per recepire la direttiva Ue 2019/1152 e inviato alle Camere. Crescono anche i vincoli sugli impieghi a tempo determinato, in cui la prova non solo deve essere proporzionata alla durata del contratto ma anche alle mansioni da svolgere.
AGENDA
12 aprile – Conferenza stampa di presentazione del “Festival dell’Economia di Trento”, assemblea di Mps con approvazione del bilancio 2021;
13 aprile – L’Istat diffonde il dato sulla produzione industriale a febbraio 2022;
15 aprile – L’Istat diffonde il dato sull’inflazione a marzo 2022.
Alla prossima settimana,
Lidia Baratta
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