Prima Joe Biden, ora Emmanuel Macron, è proprio una bella festa di Liberazione dal fascismo populista quella che si celebra oggi.
Due ampie vittorie popolari con cui finalmente la democrazia liberale ha ripreso in mano il suo destino e, almeno temporaneamente, respinto le più devastanti bordate globali dei nemici della società aperta.
Dopo gli anni delle tenebre, cominciati con la Brexit e continuati con Trump e poi con la sconfitta del referendum renziano e l’ascesa dei movimenti eversivi di destra e di sinistra in particolare nell’Italia del bipopulismo perfetto, il fronte repubblicano e costituzionale dell’Occidente ha ripreso la guida del mondo libero, minacciato da Vladimir Putin e dall’alleanza dei regimi autoritari prima con gli hacker, gli aiuti ai partiti antisistema e la manipolazione dell’opinione pubblica, grazie al bug digitale offerto dal modello dì business dei social network, ma ora anche con i carri armati, il genocidio e le minacce imperialiste e nucleari all’Ucraina e all’Europa.
La partita è ancora lunga, ma mai come adesso possiamo davvero celebrare felicemente la Liberazione, con il pensiero e le azioni rivolte ai partigiani ucraini che stanno combattendo innanzitutto per la loro sopravvivenza, ma anche per noi.
Il risultato finale di questo scontro di civiltà costituzionale è ancora in bilico, in Ucraina e nel resto del mondo, ma immaginatevi questa guerra in Europa con Trump alla Casa Bianca e con Marine in Paris, ovvero con il titolare dei dossier kompromat nonché creditore di Le Pen ben coperto anche in Occidente non solo nelle retrovie del Donbas.
Tra due anni e mezzo si rivota in America e il prossimo anno tocca all’Italia, salvata finora dalla bancarotta civile ed economica cui l’avrebbero trascinata Conte, Salvini e Meloni, ovvero i sostenitori di Trump, Putin e Le Pen, per non parlare dei disastri amministrativi e ideologici ai tempi del Covid, ma ancora in attesa di una prova elettorale che possa cancellare l’onta del Parlamento più putinista e trumpista e lepenista del mondo e la catastrofe morale di un pezzo di sinistra deciso a rinnegare il valore della resistenza antifascista e a capitolare strategicamente ai piedi dell’avvocato del populismo, uno che ha mutilato il Parlamento, abbracciato la strategia imperialista cinese, flirtato con l’antieuropeismo più imbecille e il sovranismo più violento e recentemente incapace di scegliere tra Trump e Biden e tra Le Pen e Macron, essendo chiaramente un sostenitore del Cialtrone in Chief e della neo, ex, post fascista francese ma Casalino gli ha consigliato di non dirlo a voce alta.
Dopo l’America e la Francia, e anche la Slovenia che ieri ha fermato l’uomo di Orbán e Putin, adesso tocca all’Italia comportarsi da adulto, proprio perché siamo il paese con la più alta concentrazione di populismo e con la più grottesca assenza di un’alternativa elettorale credibile, seria e senza compromessi come quella rappresentata da Biden e Macron a Washington e a Parigi.
Mancano pochi mesi alle elezioni, ormai. Il Pd, l’unico partito costituzionale italiano, e Forza Italia dall’altra parte continuano a inseguire i populisti di sinistra e di destra nonostante sia chiaro che quelli che loro considerano alleati strategici sono nemici della civiltà dei diritti.
I movimenti liberali che invece hanno ben chiara la posta in gioco continuano a litigare come adolescenti, mentre quelli socialisti combattono una battaglia ideologica del secolo scorso contro il neoliberismo, non rendendosi conto che gli schieramenti non sono più quelli da molto tempo e che oggi si può stare soltanto di qua con la democrazia e la società aperta o di là con i movimenti eversivi.
Stare a discutere di neoliberismo o di presenza eccessiva dello Stato nell’economia, senza capire che se non si difende lo stato di diritto non esistono né politiche di giustizia sociale né libera intrapresa, equivale a dare una mano ai populisti.
Enrico Letta è stato il più lucido leader politico italiano nella crisi russa, che è appunto la sfida finale tra la società dei diritti e le tenebre, per questo è titolato più di altri a prendere l’iniziativa politica per costruire il più ampio fronte costituzionale e repubblicano contro il bipopulismo perfetto rappresentato dalla Lega, dai Cinquestelle, dalla Meloni e dai volenterosi complici della sinistra e della destra illiberale, compresi quelli che hanno tributato una surreale standing ovation a Conte al Congresso dei dalemiani e dei bersaniani.
L’obiettivo di un’iniziativa politica di questo tipo è mettere insieme tutti quelli che hanno a cuore lo stato di diritto e poi sconfiggere i nemici della società aperta e rafforzare l’Europa e l’alleanza atlantica che ci garantiscono la pace e la sicurezza sociale.
Lo strumento è quello che da soli su questo giornale ripetiamo da due anni: adottare una legge elettorale proporzionale per risparmiare all’Italia quella macabra roulette russa del maggioritario al tempo del populismo – “o vince la libertà oppure ci arrendiamo a Putin, che bello la sera stessa del voto lo sapremo!” – e per scongiurare la pallottola fatale alla tempia che i francesi domenica sera hanno schivato per miracolo.