Effetto MacronSecondo Mara Carfagna, i populismi sono in ritirata e ora bisogna ricucire con Giorgia Meloni

«In questa fase storica i cittadini cercano protezione più che salti nel buio. E comincia a farsi strada l’idea che un solido rapporto con l’Unione sia un valore aggiunto dei leader, non un handicap», dice la ministra per il Sud. «Credo che una riflessione sia d’obbligo per chi vuole governare la prossima fase della politica italiana»

(Dal Festival de Linkiesta)

«I populismi sono in ritirata». «In questa fase storica i cittadini non vogliono salti nel buio». All’indomani del successo di Emmanuel Macron nella sua corsa bis all’Eliseo, e soprattutto della sconfitta di Marine Le Pen, la parlamentare di Forza Italia e ministra per il Sud Mara Carfagna fa il punto in un’intervista al Messaggero. In cui dice anche che è arrivato il momento di ricucire il rapporto con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia.

Se Renzi ha rilanciato l’idea di un polo riformista per un macronismo all’italiana, Carfagna spiega che «il fenomeno Macron è legato ad un sistema elettorale molto specifico: elezione diretta e doppio turno. I cittadini fanno una scelta “di bandiera” al primo turno e una scelta di governabilità al secondo. In Italia il momento elettorale è uno solo, vince chi sa tenere insieme valori e credibilità di governo: Forza Italia ci è riuscita a lungo, personalmente sono convinta che ci riuscirà ancora».

Secondo Carfagna, la vittoria di Macron, più che a specifiche proposte, è legata «alla convinzione della maggioranza dei francesi che, dopo due anni di pandemia, con una guerra che mette a rischio la crescita europea, vada esclusa ogni avventura. In questa fase storica i cittadini cercano protezione più che salti nel buio. E comincia a farsi strada l’idea che un solido rapporto con l’Unione sia un valore aggiunto dei leader, non un handicap».

Ma sulle elezioni francesi si è resa palese anche la spaccatura nel centrodestra italiano, che allontana Forza Italia dalla Lega di Salvini schierata con Le Pen e dalla Meloni. «È un dato di fatto collegato a un periodo molto specifico della nostra storia: la fase in cui i populismi antieuropei sembravano vincenti», spiega Carfagna. «Ora sono in ritirata ovunque. L’alleanza di Visegrad si è spezzata. Marine Le Pen ha perso la sua terza elezione presidenziale. Credo che una riflessione sia d’obbligo per chi vuole governare la prossima fase della politica italiana».

Ma nessuna federazione, dice. «Sono stata sempre convinta, anche quando il vento gonfiava le vele populiste, che il ruolo dei moderati vada valorizzato, non minimizzato con qualche nome qua e là in una lista determinata da altri. E tutte le analisi demoscopiche sono chiare su un fatto: un eventuale lista unica nazionale avrebbe risultati inferiori rispetto alla somma di Forza Italia e Lega».

Ma in questo momento ci sono due priorità per la ministra: «Recuperare il rapporto con Giorgia Meloni e riscoprire il valore originario del Centrodestra come alleanza per la libertà, il merito, il garantismo, le riforme, l’europeismo». E «il dibattito sulla successione del presidente Berlusconi può appassionare solo chi non lo conosce: il presidente sta benissimo, ha da poco “dato la linea” agli stati generali di FI a Roma e presto sarà a Napoli per un’analoga iniziativa, mai come ora il suo ruolo è stabile e determinante».

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