Dopo oltre due anni di pandemia, il 30 aprile scade l’ultimo decreto con le regole per contrastare il Covid-19. Il Green Pass sarà archiviato e le mascherine al chiuso resteranno obbligatorie solo per salire sui mezzi di trasporto e partecipare ad alcune attività a più alto rischio di contagio. Gli ultimi nodi da sciogliere sono scuola, lavoro, uffici, negozi e servizi alla persona. Oggi – spiega il Corriere – il governo farà il punto a Palazzo Chigi. Il premier Mario Draghi non ritiene necessario un decreto, che costringerebbe il governo a discuterne in cabina di regia e poi nel Consiglio dei ministri di giovedì. La strada che prevale è scrivere le nuove norme sotto forma di emendamenti al decreto Covid che sarà approvato giovedì dalla Camera, per poi passare all’approvazione finale del Senato. Ma poiché il testo sarà legge fra una decina di giorni, sarà necessaria anche un’ordinanza-ponte che il ministro Roberto Speranza firmerà nelle prossime ore.
In diversi Paesi d’Europa la mascherina non è più obbligatoria per legge nemmeno al chiuso. In Italia invece, sulle spinte scientifiche che arrivano dall’Oms e dall’Ordine dei medici, prevale la linea della prudenza sostenuta da Speranza e quindi i dispositivi di protezione resteranno ancora nelle situazioni più a rischio. Sui mezzi del trasporto pubblico locale (autobus, metropolitane, tram) l’obbligo di mascherine Ffp2 verrà prorogato dal 1 maggio in avanti. La stessa scelta si farà per aerei, navi e treni a lunga percorrenza. Le mascherine Ffp2 resteranno ancora in tutti i luoghi di aggregazione sociale dove si sta a lungo in uno spazio chiuso, con posti ravvicinati: cinema, teatri, sale da concerto.
Questa linea della prudenza è confermata da Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza e docente di Igiene Pubblica in Cattolica, in un’intervista alla Stampa. Troppo presto, dice, per smantellare tutto. E il motivo sta in un numero: «I 140 morti che mediamente fa ancora il virus ogni giorno».
«Sarebbe sbagliato pensare che sia tutto finito. Sarà così se staremo attenti, continuando a proteggerci, a monitorare i focolai epidemici oltre che a vaccinarci. Mentre vedo che la campagna si è arenata e che c’è un calo di attenzione, che fa togliere le mascherine al chiuso e frequentare locali affollati. E l’indicatore finale di questo clima di rilassatezza è il numero dei morti, ancora tanti», spiega. «Abbiamo una popolazione più anziana, ma che soprattutto gode di meno salute e di un peggior accesso ai servizi rispetto a Paesi come il Giappone o la Germania, che hanno un’età media alta come la nostra ma meno decessi. In parecchi casi i più fragili e i grandi anziani da noi non ce la fanno nemmeno ad arrivare in ospedale». Eppure, la quarta dose per i più fragili «dopo due mesi l’ha fatta appena il 12%, perché si aspetta che sia il paziente a fare il passo e non il medico o la struttura che lo ha in carico a contattarlo e a spiegargli perché è opportuno farla».
In ogni caso, «la convivenza non va confusa con il lasciare campo libero al virus. Perché anche così com’è rappresenta una minaccia per i fragili e per via del long Covid».
E quindi sì alle mascherina al chiuso: «Per ora le lascerei ovunque. Sento dire che l’importante è proteggere i fragili con la mascherina. Ma chi lo dice non ha capito come funziona una vera strategia di protezione. Per metterli in sicurezza le mascherine dobbiamo indossarle anche noi, perché altrimenti finiremo per riportare il virus nelle loro case. E poi non possiamo pensare di farli vivere blindati nelle proprie dimore».
E il Green Pass? «Ha ancora una duplice valenza. La prima, che può essersi attenuata un po’, è quella di incentivare la vaccinazione. Anche se restano ancora quasi sette milioni di italiani che non hanno fatto la terza dose. Ma l’altra funzione è proprio aiutare a proteggere i fragili nella loro vita sociale».
E in autunno, «una dose di richiamo a ottobre dovremo farla tutti, auspicabilmente con i nuovi vaccini efficaci su una più vasta gamma di varianti. Ma intanto dobbiamo spingere la campagna per il secondo booster ad anziani e fragili che invece langue».
Intanto, la decisione definitiva sulle mascherine ancora non è ancora presa. L’unica cosa che appare certa è che il governo non farà distinzioni tra luoghi di lavoro pubblici e privati. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è determinato a mantenerle a scuola, perché mancano poche settimane alla fine dell’anno scolastico e aumentare i rischi avrebbe poco senso. Barbieri, parrucchieri e centri estetici sono tra le attività ritenute più a rischio, per cui dovrebbe restare l’obbligo di mascherine Ffp2 ancora per alcune settimane.
Dal primo maggio, invece, il Green Pass resterà per dimostrare l’avvenuta vaccinazione o guarigione, ma non sarà più obbligatoria nei luoghi di lavoro, negli uffici pubblici, nei negozi, nei bar e ristoranti, sui mezzi di trasporto. Niente pass anche per cinema, teatri, concerti, eventi sportivi, centri benessere, convegni e congressi, centri culturali, sociali e ricreativi, concorsi, sale gioco, feste e discoteche.