Questo è un articolo dell’ultimo numero di Linkiesta Magazine + New York Times Turning Points 2022 in edicola a Milano e Roma e ordinabile qui.
Parliamo di ragazzi. E di un grande gioco, che per una volta rifugge dal pensiero debole. State tranquilli: niente di preoccupante, nessuna nuova frontiera esoterica della comunicazione giovanile da esplorare e provare a decodificare. Al contrario, per una volta una declinazione del concetto di “social” che viaggia su dinamiche e finalizzazioni per niente digitali, anzi, talmente analogiche da essere fatte di parole, discorsi, confronti, trattative e documenti scritti.
Eppure tutto può essere ancora – non fate facce incredule – un gioco, per quanto un gioco possa rappresentare un’attività formativa e un’esperienza che potrebbe perfino diventare indimenticabile. È un discorso che suona strano, nello scenario dei consumi e dei comportamenti del 2022? Seguiteci.
”Model United Nations”, abbreviato in MUN è il nome dato alla simulazione educativa in cui gli studenti apprendono i rudimenti della diplomazia, delle relazioni internazionali e del funzionamento di un’organizzazione come le Nazioni Unite. Partecipando a uno di questi eventi, denominato “conferenza MUN”, gli studenti lavorano a piccoli gruppi, ciascuno incaricato di rappresentare gli interessi della nazione che è stata loro affidata, allo scopo di risolvere una serie di problematiche internazionali attraverso la simulazione di trattative da intraprendere con i delegati che rappresentano le altre nazioni del mondo.
I partecipanti a un MUN includono studenti delle scuole medie, superiori e universitari. L’inglese è la lingua ufficiale della simulazione e per il lavoro delle conferenze è richiesto che i delegati indossino abiti formali. Il MUN insegna ai partecipanti la capacità di ricerca, l’avviamento di relazioni, la conversazione, la discussione e la scrittura. Ancor di più li mette alla prova nell’elaborazione di un pensiero critico, nel lavoro di squadra e nell’affinamento delle capacità di leadership, oltre a sviluppare negli studenti una più profonda comprensione delle grandi questioni internazionali. È praticamente impossibile partecipare a una sessione del Model UN con un approccio passivo o non partecipativo: per gli studenti coinvolti si tratta di un’immersione in un mondo nuovo e collettivo, che non somiglia a nulla di quanto provato nell’esperienza scolastica fino ad allora.
Prima della conferenza vera e propria, gli studenti-delegati conducono ricerche di approfondimento dei temi che dovranno affrontare e delle situazioni di crisi che dovranno contribuire a risolvere: formulano documenti di posizione e creano proposte politiche che discuteranno con gli altri delegati del loro comitato. Alla fine di una conferenza, che ha la durata di 2 o 3 giorni, tutti i delegati voteranno su delle proposte politiche, chiamate bozze di risoluzione, con l’obiettivo di vederle passare con voto di maggioranza. I delegati con le migliori prestazioni in ciascun comitato, così come le delegazioni più efficaci, riceveranno dei premi.
Il modello UN nasce negli anni Venti come serie di simulazioni studentesche della Lega delle Nazioni. La prima si tiene all’Università di Oxford nel novembre 1921. Nel 1922 il presidente della prima Oxford International Assembly, Mir Mahmood, si reca a Harvard per presentare l’idea. L’Harvard Liberal Club organizza la prima assemblea internazionale americana nel 1923 e sarà proprio Harvard a raccogliere il testimone nella diffusione di questo modulo didattico in altri Paesi del mondo. Dopo la Seconda guerra mondiale, il modello prende a ispirarsi alle neonate Nazioni unite.
La prima conferenza Modello Nazioni unite avviene allo Swarthmore College in Pennsylvania nel 1947, con la partecipazione di 150 studenti provenienti da 41 college americani. Nell’occasione i delegati simularono un’Assemblea generale attraverso il confronto tra i delegati degli Stati membri sui temi del “controllo e sviluppo internazionale dell’energia atomica” e della realizzazione di “un trattato sul disarmo” e per la promozione della “ricostruzione delle aree devastate dalla guerra”.
Da oltre vent’anni in Italia i MUN vengono organizzati con il nome di “Change the World Program” dall’Associazione diplomatici, una Ong con status consultivo presso l’Ecosoc fondata da Claudio Corbino e specializzata nella formazione di giovani di tutto il mondo attraverso percorsi formativi altamente specializzati. Ogni anno partecipano a CW- MUN oltre 6mila studenti internazionali e, con loro, esperti, ambasciatori, ex ministri, ex capi di Stato e di governo, campioni dello sport e artisti, che si confrontano con i ragazzi sui temi attuali della geopolitica internazionale, nelle sedi di New York (presso il Palazzo di Vetro dell’Onu), Dubai, Roma, Bruxelles e Singapore.
Agli studenti si offre l’arricchimento delle skills necessarie a un ingresso nel mondo del lavoro globale, in una prospettiva che tenga conto delle chances nel mondo delle carriere diplomatiche e dei percorsi di studio internazionali. Fin qui il metodo e l’offerta formativa.
C’è qualcosa di più, però. Chiamiamolo “fattore gioventù”. Se un ragazzo decide di aggiungere alla propria routine scolastica lo sforzo necessario per entrare a far parte seriamente di un’esperienza del genere, significa che la vivrà con tutti i crismi dell’eccezionalità. Il viaggio per raggiungere la sede dell’evento, la conoscenza e il contatto con dozzine di colleghi provenienti da tutti gli angoli del pianeta, la solennità dei luoghi a cominciare dalla Sala dell’Assemblea generale delle Nazioni unite, e delle presenze che li attendono – l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, per fare un nome – proiettano queste giornate e i momenti che le compongono in una sfera di eccezionalità con la quale faticano a rivaleggiare perfino le mille luci di New York o le futuribili meraviglie di Dubai.
È un’esperienza racchiusa in pochi giorni ma destinata a diventare memorabile ed è un fattore di crescita che può produrre agnizioni nella testa di un teenager in cerca delle proprie direzioni. Significa ritrovarsi proiettati per un weekend nel centro del mondo, con ancora allacciata la cintura di sicurezza dell’educazione in corso. Può darsi che all’indomani le cose non siano più come prima.
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