«La scena dell’altra sera con l’Inno alla gioia e le bandiere europee, è abbastanza unica in un voto nazionale di un grande Paese europeo. Macron ha vinto, e ha vinto alla grande: è la prima volta in vent’anni che un presidente francese viene rieletto e non era scontato. E ha vinto mettendo l’Europa al centro del suo programma». Il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni commenta così sul Messaggero la vittoria di Emmanuel Macron nelle elezioni presidenziali francesi.
«La vittoria di Macron può rafforzare il progetto europeo, ma tutti devono avere in mente che l’orizzonte temporale per avviare questo rilancio è il 2022. Anche grazie al risultato francese la grande occasione per fare importanti passi avanti è adesso». Ora, «le parole chiave della fase che si apre sono autonomia strategica dell’Europa. Per la prima volta la Germania ha manifestato disponibilità. Francia, Germania, Italia e altri Paesi Ue possono approfittarne. Ora o mai più, appunto».
Resta però la crisi innescata dalla guerra russa in Ucraina. Le maggiori economia europee, incluse l’Italia e la Germania, rischiano due trimestri consecutivi di crescita negativa. Il Fondo monetario internazionale ha ridotto le sue previsioni di crescita per la Ue portandole al 2,7% per il 2022. «Io presenterò le nostre previsioni economiche aggiornate il 16 maggio», dice Gentiloni. «C’è un rallentamento della crescita – la prevedevamo al 4% per quest’anno – e certamente dovremo rivederla al ribasso. Ma se questo rallentamento porterà a una stagnazione è presto per dirlo, perché ci sono alcuni aspetti positivi ereditati dalla seconda parte del 2021, che sono per esempio un livello molto basso di disoccupazione e un livello di accumulo di risparmi molto elevato. Il rischio di stagnazione dipenderà molto anche dalla durata della guerra: più sarà prolungata maggiore sarà l’impatto sulla fiducia di investitori e consumatori e si manterrà alta l’inflazione. Vedremo. È chiaro che tutti ci auguriamo che la guerra non duri a lungo, innanzitutto per ragioni umanitarie, ma anche economiche».
Ora però ci si aspetta un ulteriore inasprimento delle sanzioni contro Mosca. La proposta formale del sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia potrebbe essere rinviata a settimana prossima. Mercoledì si terrà una riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi, ma le misure sul petrolio non dovrebbero essere in discussione.
«Ci sono dei costi anche per noi, per questo dobbiamo pensare a interventi che aumentino il danno per l’economia russa senza incrementare troppo i costi per noi», spiega il commissario Gentiloni. «Questo può tradursi in ipotesi di sanzioni sull’energia di vario tipo». Come il tetto ai prezzi che auspica l’Italia, ad esempio. «Sarebbe certamente un modo per infliggere un danno alla Russia riducendo i rischi per noi. Sono misure di cui stiamo ragionando in questi giorni. La Commissione è stata incaricata tra poco meno di un mese di formulare una proposta ai governi europei».
Ma anche su questo ci sono divergenze tra Stati membri e «ci sono anche da valutare molto seriamente gli scenari che queste decisioni comportano. La fissazione di un prezzo massimo può avere il vantaggio di danneggiare le esportazioni russe senza produrre impennate di prezzo che avrebbero forme di embargo totali. Ma bisogna anche valutare come, dal punto di vista giuridico ed economico, eventuali proposte di prezzo massimo possono essere gestite. Ed è questo il lavoro che la Commissione sta appunto facendo».
Il 23 maggio, il RePower Ue sarà probabilmente una realtà. Gentiloni spiega che «poiché l’evoluzione dei vari pacchetti di sanzioni coinvolgerà, come è probabile, l’energia, stiamo lavorando in questa direzione. Innanzitutto riducendo la dipendenza da petrolio e gas russi di due terzi entro la fine di quest’anno, per portarla a zero entro il 2027. Un secondo obiettivo è costruire una strategia che non rallenti la transizione climatica, rischio che si corre di fronte all’impennata dei prezzi. Per questo la Commissione cercherà di mettere sul tavolo proposte che invece confermino la transizione climatica, poiché è ovvio che ci possono essere delle passerelle temporanee ma la strada per ridurre la dipendenza dall’energia russa è quella delle rinnovabili. E su questo non possiamo alimentare equivoci o una nuova stagione del carbone per raggiungere l’autonomia».
Gentiloni parla anche dell’obiettivo dell’autonomia energetica. «Naturalmente la discussione non sarà facile, ma penso non sia giusto escludere questa eventualità, poiché ancora una volta siamo di fronte a uno choc esterno, non provocato da politiche economiche di singoli Paesi. C’è una base quindi per ragionarci», dice. «Quanto al Pnrr, qui a Bruxelles stiamo discutendo di alcune modifiche parziali, limitate, molto mirate. Inflazione e conseguenze della guerra le richiedono. Ma il mio invito è: non concentrarsi su queste limitate modifiche, ma sull’attuazione del Pnrr. Prima parlavamo del rallentamento dell’economia europea: l’antidoto a questo rallentamento è proprio il Pnrr. Abbiamo in Italia 200 miliardi da spendere nei prossimi quattro anni. Avendo esperienza della nostra Pa so quanto sarà difficile. So anche quanto il governo Draghi stia lavorando per riuscirci. Ma ricordiamoci che la risposta che stiamo cercando per far fronte ai rischi di stagnazione, almeno per un Paese come l’Italia, ce l’abbiamo già e si chiama, lo ripeto, Pnrr».
Infine il patto di stabilità. «Prima dell’invasione russa pensavamo di concludere la sospensione del Patto a fine anno», dice Gentiloni. «Ragioneremo sulla base delle nuove previsioni economiche sulla possibilità di prolungare la sospensione. La situazione economica è di nuovo seriamente in difficoltà. Decideremo prima della pausa estiva. Noi abbiamo bisogno di regole comuni: un’unione più ambiziosa non può essere à la carte. Ma queste regole comuni vanno aggiornate. I due obiettivi devono essere quello di rendere i necessari percorsi di riduzione del debito più graduali e di facilitare gli investimenti. Sento che le distanze di opinioni si sono ridotte ma non sono ancora annullate e lavoro per costruire una proposta che abbia il sostegno necessario. Io sono ottimista».