Scontro con ConfindustriaSecondo il ministro Orlando, l’aumento dei salari è una delle condizioni per evitare la recessione

Il titolare del ministero del Lavoro attacca di nuovo Bonomi: «Dice cose che non corrispondono alla realtà». La sua proposta è di «estendere l’applicazione del trattamento economico complessivo dei contratti più rappresentativi di un settore a tutti i lavoratori di quel settore. Questo non risolverebbe il tema dell’adeguamento all’inflazione, ma comincerebbe ad affrontare la questione del lavoro povero»

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

«Bisogna adeguare i salari italiani all’inflazione». Questa è «una delle condizioni per evitare la recessione e fa specie che da noi si alzino strali proprio dal mondo delle imprese, che in quel caso sarebbero le prime a pagare il prezzo più alto».

A parlare, in un’intervista alla Stampa, è il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Dopo che nel corso dell’assemblea di Assolombarda è andato in scena il botta e risposta tra il ministro dell’Innovazione Vittorio Colao e il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. «Assumete di più e pagate di più, soprattutto i giovani e i migliori laureati», ha detto Colao. Bonomi ha risposto che il nodo centrale rimane il taglio alle tasse sul lavoro, proposto dagli industriali.

Ma «dire solo “tagliare il cuneo”, com’è giusto, non risolve tutta la questione», commenta Orlando. La soluzione richiede diversi ingredienti: «La tempestività del rinnovo dei contratti e la loro effettiva applicazione. La scomparsa dei contratti pirata. Siamo il Paese che più di altri ha una presenza di lavoro nero, di elusione e di mancata applicazione delle regole».

Ma lo scontro tra Bonomi e Orlando continua. Il numero uno di Confindustria dal palco di Assolombarda lo ha accusato di aver trattato le imprese come bancomat per la cassa integrazione. Il ministro risponde: «Presumo non gli sia piaciuto che abbia posto il tema del rinnovo dei contratti e dei salari, posto anche dal commissario Schmit, che ringrazio. Devo pensare che Bonomi voglia fare di me un bersaglio polemico o che non sia bene informato. Dice cose che non corrispondono alla realtà. Come il fatto che io voglia dare 5 miliardi di euro ai centri per l’impiego. Fino alla leggenda che sarei io a far pagare la cassa integrazione a Confindustria, quando per la prima volta la riforma degli ammortizzatori chiede in modo commisurato un contributo a settori che non l’avevano mai dato. Addirittura mi mette tra coloro che vorrebbero minare il famoso patto, risolvendo per via normativa quel che va risolto per via negoziale».

Tutto falso, secondo Orlando. Che aggiunge: «Ho fatto una proposta sul salario minimo spiegando bene che anche se si arrivasse a una legge dovrebbe avere a monte un accordo con imprese e sindacati. Non basta evocarli, i patti, bisogna farli. Il ministro li può promuovere, ma non si può sostituire alle parti sociali. Certo se si evocano e non si fanno la politica ha il dovere di assumere l’iniziativa». La proposta è di «estendere l’applicazione del trattamento economico complessivo dei contratti più rappresentativi di un settore a tutti i lavoratori di quel settore. Questo non risolverebbe il tema dell’adeguamento all’inflazione, ma comincerebbe ad affrontare la questione del lavoro povero».

Perché nel mercato del lavoro italiano esistono diversi problemi. Uno è che «siamo di fronte all’impatto sul mondo del lavoro della curva demografica. In Italia entrano meno lavoratori di quelli che ne escono. E succede anche perché altrove i salari sono più alti». E poi «mediamente le imprese europee sono più grandi delle nostre e la loro produttività è cresciuta più che da noi. Ma in Italia i salari sono cresciuti meno della produttività. Quindi dobbiamo chiederci: come si trattiene manodopera qualificata? E come si attrae? Perché non si tratta solo di stipendi più bassi, ma di maggiore precarietà del lavoro».

Colpa del reddito di cittadinanza come sostengono in molti? «L’erogazione media del reddito è di 580 euro. Con le modifiche, dopo due chiamate congrue, si perde l’assegno. Stiamo trasferendo i dati alle agenzie per il lavoro e ai centri per l’impiego che avranno questo compito oltre a un riconoscimento economico quando collocano qualcuno. Ma l’ordine di grandezza del fenomeno va raccontato nel dettaglio». Orlando spiega che «da dopo la pandemia i percettori di reddito sono costantemente scesi. Negli ultimi tre mesi, di 50mila unità al mese. In tutto sono tre milioni di persone. Un terzo, sulla base della legge, è occupabile. Sono 900mila. Di questi, il 20-22% ha già un impiego, che però non gli fa superare la soglia di povertà. Ne restano 750mila. Il 55% donne, molte con bambini difficilmente occupabili in settori come edilizia e agricoltura, il 45% uomini. Due terzi sono al Sud. Quindi, nelle aree in cui c’è una carenza di manodopera ci sono 300mila percettori di reddito. Un numero consistente di loro ha un livello di scolarizzazione che non raggiunge la terza media. Questo è il quadro».

Insomma, il reddito di cittadinanza c’entra poco con la mancanza di manodopera. «Anche mandando a lavorare tutti non risolveremmo la questione delle vacanze e infatti lo stesso Garavaglia dice che c’è bisogno di un nuovo decreto flussi», dice Orlando. «Un sacco di giovani vanno via dall’Italia e questo deve farci riflettere sul tipo di lavoro che offriamo. Non mi sento di agevolare in alcun modo la leggenda dei giovani italiani che non vogliono far niente, perché se fosse così non li troveremmo al lavoro in tutte le principali città europee».

Orlando dice di essere colpito dal fatto che «nel dibattito scompaia sempre il punto di vista delle persone che hanno meno. Come se non ci fosse un’enorme questione sociale. Si parla di salari, e l’unica risposta che arriva è che bisogna togliere il reddito di cittadinanza. Di balneari, e nessuno si pone il tema di milioni di persone che non riusciranno ad andare in vacanza. Di casa, e nessuno pensa a chi non riesce a pagare un affitto».

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter