Doveva partire ieri. Ma il leader della Lega Matteo Salvini alla fine è rimasto a Roma. La sua missione a Mosca, almeno per il momento, è congelata.
E lo stupore sulla sua iniziativa serpeggia anche nella Lega. Anche perché molti leghisti non avevano mai sentito parlare del nuovo misterioso consulente del segretario, l’ex parlamentare di Forza Italia Antonio Capuano, che gli avrebbe confezionato un piano di pace da consegnare a Mosca.
Un superconsulente, senza incarico formale, che per conto della Lega, quindi di un pezzo della maggioranza di governo, siede accanto a Salvini con i diplomatici russi. E scrive un piano per far terminare la guerra in Ucraina, che oggi viene descritto da Capuano stesso in due interviste, a Repubblica e La Stampa.
«Sono un avvocato, specializzato in diritto internazionale. Assisto diverse ambasciate», spiega. «Circa un anno e mezzo fa un diplomatico di cui curo gli interessi mi chiese di accompagnarlo a un incontro con Salvini in Senato. Da lì si sono sviluppate altre occasioni di confronto con il leader della Lega. Abbiamo collaborato sempre più intensamente, pur senza un incarico formale».
Fino all’ipotesi di un viaggio a Mosca, per il momento saltata dopo le critiche e il gelo anche degli alleati di coalizione. «Avremmo dovuto presentare un piano di pace in quattro punti. Primo punto: individuare una sede neutrale in cui aprire i negoziati. Abbiamo due ipotesi, entrambe sondate».
Capuano non dice quali, ma le due sedi sarebbero lo Stato Vaticano e la Turchia. «Mi sembra sia uscito sui giornali che Salvini venerdì abbia fatto una visita in Vaticano», dice sibillino Capuano.
Nel secondo punto del piano c’è «la nomina di tre garanti, i vertici istituzionali di Italia, Francia e Germania, più un garante morale». Che potrebbe essere il Papa, anche se Capuano non conferma. E il terzo punto prevede che le parti siedano al tavolo «solo dopo il cessate il fuoco. E in cima dell’ordine del giorno del negoziato prevediamo lo sblocco delle navi che portano il grano e gli aiuti umanitari». Quarto punto: «La visita di una grande personalità internazionale a Mosca e Kiev. Lei mi chiederà di nuovo se parlo del Papa ma io non glielo posso confermare».
Ma come è stato definito il piano? «Il senatore Salvini si è mosso con canali diplomatici ufficiali. Russi, soprattutto», risponde Capuano. Sostenendo pure che Putin sapeva tutto: «Ma sta scherzando? Mi sembra chiaro. E alcuni segnali da Mosca sono pure arrivati».
Ovvero? «Ricorda che il 19 maggio, in Senato, Salvini chiese a Draghi di battersi per far ritirare la candidatura di Mosca per l’Expo?», dice Capuano. «Bene, mi sembra che il 23 Mosca l’abbia effettivamente fatto. E nei giorni successivi è arrivata la disponibilità dei russi, pur non priva di condizioni, a far partire le navi con i carichi di grano. Un altro segnale di apertura, diciamo non casuale: io e Matteo ne avevano parlato in ambasciata. Anzi i russi ci avevano detto che su questo punto potevamo spingere».
Capuano spiega che «Salvini ha svolto questa attività solo in nome della fine di un conflitto che dovrebbe interessare tutti. L’idea era quella di avvertire il governo qualche ora prima di partire, per far sì che non si bruciasse la trattativa. Ma se Draghi avesse opposto il suo niet, state certi che non saremmo partiti». Alla Stampa dice però che «solo dopo il ritorno da Mosca, se i russi avessero dato via libera al piano, sarebbe andato da Draghi: è ovvio che senza il timbro del governo non se ne fa nulla».
E a Mosca, assicura il superconsulente, certo non avrebbero incontrato «le quarte linee. Avete scritto Lavrov ma non avremmo dovuto fermarci lì». Nemmeno la terza e la seconda linea, dice. «La prima!». Putin? «Non lo posso dire», risponde. «E poi era prevista una tappa ad Ankara. In ogni caso, con il parere positivo di Mosca sul piano, Salvini sarebbe tornato dai vertici istituzionali del Paese per riferire. Nessuna iniziativa autonoma. Sarebbe stato Palazzo Chigi a decidere se e come parlarne ad altri leader europei».
E con gli americani ne avevano parlato? «Sabato mattina ho ricevuto una chiamata importante: “Allora fate sul serio?”», risponde.
Ma per ora non se ne fa niente. «Il senatore Salvini avverte la responsabilità di non esporre il governo e il suo partito a divisioni e polemiche. Per ora, nelle prossime ore vedremo. Il senatore non intende fermarsi», dice Capuano.
«Salvini ha deciso di restare in silenzio ma è giusto che si sappia per quale obiettivo alto ha lavorato», conclude. `È stato massacrato ingiustamente perché l’opinione pubblica non era a conoscenza di questo piano. Mi ha autorizzato a divulgarlo. Chi lo ha attaccato poteva chiamarlo in commissione Esteri a riferire. Io lo difendo, Matteo, su di lui metto la mano sul fuoco. Aveva la maglietta di Putin ma l’avrà visto due volte, altri con il capo del Cremlino hanno fatto affari».