Le e-bike sono qui per restare. Entro il 2030 la vendita delle bici a pedalata assistita rappresenterà oltre la metà del mercato a due ruote. Una tendenza in costante ascesa secondo il report “Ecosistema della bicicletta” realizzato da Banca Ifis: in Italia, infatti, negli ultimi 5 anni la vendita di e-bike è quintuplicata, passando da poco più di 50.000 pezzi annui ai 280.000 del 2020, ai 295.000 del 2021.
Stabilito che non si tratta di una moda passeggera, ora la sfida è far crescere di pari passo anche le infrastrutture necessarie. Un discorso che coinvolge il settore dell’accoglienza, ristoranti, hotel e strutture ricettive turistiche che non solo devono garantire un servizio sempre più omogeneo e integrato su tutto il territorio nazionale, ma devono essere in grado di semplificare la vita di tutti i turisti e i cittadini che utilizzano le e-bike.
Senza trascurare il settore, che comunque resta florido, delle biciclette tradizionali. Nel 2020, infatti, secondo le stime di Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori di Confindustria) sono state vendute oltre 2 milioni di biciclette in Italia, con una crescita del +20% rispetto al 2019. Si tratta di un numero da record, che ha messo anche un po’ in difficoltà i produttori per accogliere la crescente domanda. Complice anche il lockdown, che faceva salve le attività sportive, infatti, molti hanno scoperto o riscoperto questo mezzo di svago e di trasporto.
Per le e-bike sono anche particolarmente importanti le colonnine di ricarica. Si tratta di attrezzature sempre più richieste e presenti negli investimenti delle pubbliche amministrazioni che devono essere diffuse e potenziate tenendo presente l’arredo urbano e la sostenibilità. Secondo l’ONU, infatti, nel 2025 più di due terzi della popolazione mondiale vivrà in aree urbane e le esigenze di un trasporto rapido ed efficiente devono sempre di più fare i conti con i temi dell’inquinamento e del riscaldamento globale.
«In Italia – spiega Fabio Toccoli, fondatore di Bike Facilities, un’azienda che sviluppa e promuove prodotti per la micro mobilità elettrica – c’è ancora molto da fare: nonostante il numero di punti di ricarica sul territorio nazionale sia aumentato mediamente del 39%, passando da 13.721 a 19.324, la rete infrastrutturale italiana è lontana dai numeri che aiuterebbero il settore dei mezzi elettrici a fare breccia nelle intenzioni di scelta degli italiani. Siamo tra i Paesi peggiori in questo ambito. Perdiamo negli spostamenti ogni anno oltre 10 giornate lavorative, addirittura 21,5 giornate a Roma e 18,6 a Milano. Ed è un peccato perché con una rete adeguata di punti di ricarica e di assistenza la bicicletta elettrica potrebbe diventare il mezzo di trasporto principale per gli spostamenti urbani».
Per favorire la mobilità sostenibile e supportare le pubbliche amministrazioni, le Regioni e il Governo hanno varato agevolazioni economiche per la realizzazione di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, mentre sono parecchi i fondi europei destinati alla Smart City. In Lombardia, ad esempio, è stato pubblicato il “Bando di finanziamento infrastrutture di ricarica elettrica”, che riguarda tutti i veicoli elettrici.
Tra i progetti già realizzati da Bike Facilites ci sono 40 installazioni lungo l’Adriatico in collaborazione con la rete di ipermercati Conad per agevolare l’uso dell’e-bike come scelta anche per fare la spesa grazie alla possibilità di ricaricare le proprie bici gratuitamente e la grande rete del Garda Trentino: oltre 30 stazioni di ricarica e manutenzione che collegandosi al progetto “Evvai” delle Dolomiti di Brenta formano un circuito di oltre 200 km dove è possibile trovare una infrastruttura dove poter ricaricare la propria e-bike o ripararla in caso di inconvenienti ogni 30/40 km.
E quando la batteria finisce il suo ciclo? Dare una seconda vita alle batterie delle e-bike per stoccare energia rinnovabile e non perdere le materie prime critiche, come litio e cobalto, diminuendo la dipendenza dai principali Paesi esportatori è l’obiettivo di Lions2Life, il progetto europeo condotto con il contributo italiano del Consorzio Erion Energy, che è partito dalla Spagna nel giugno del 2020 e, dopo 18 mesi di ricerca, è stato capace di sviluppare un modello potenzialmente replicabile su larga scala nelle città di tutta Europa.
Coordinato dall’Università Politecnica di Valencia, il progetto ha permesso infatti – dopo alcuni test di durata – di inaugurare nell’eco-quartiere “La Pinada” di Valencia, un impianto pilota costruito con 560 celle selezionate provenienti da oltre 150 batterie di e-bike e in grado di accumulare e distribuire l’energia generata dai pannelli fotovoltaici installati su una delle strutture off grid del “Pinada Lab”, centro di innovazione incentrato sui temi della sostenibilità. Il prototipo, con una capacità di 6,15 kWh, è già stato collaudato con buoni risultati. Le batterie, infatti, anche se non più in grado di alimentare i veicoli elettrici, diventano dispositivi per lo stoccaggio e il rilascio di energia per impianti fotovoltaici e questo permette di ridurre l’estrazione di materie prime vergini come, ad esempio, litio e cobalto.