Istinto animaleL’arte contemporanea spiegata a un gatto

In cosa si differenzia il concettualismo dall’astrattismo? Cosa significa accademismo? Quale è la funzione dei musei? A queste e altre domande risponde il felino intervistato dall’artista belga Marcel Broodthaers. Le risposte si possono ascoltare tramite un QR Code. E al Masi di Lugano si possono apprezzare le sue altre opere

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Il Masi a Lugano sta a non più di trenta minuti di autostrada dal confine italiano. Lo apprezzano i cultori dell’arte contemporanea tanto per la qualità delle sue proposte, come per lo spirito anticonvenzionale di molte delle mostre che apparecchia. Un buon esempio di come si può fare cultura senza farsi mancare il divertimento.

Così doveva pensarla anche il belga Marcel Broodthaers (Saint Gilles, 1924 – Colonia, 1976) uno tra i più intelligenti e bizzarri artisti di quell’arte che un po’ altezzosamente è stata etichettata come concettuale. E difatti il Masi ora gli dedica una bella mostra.

Dopo qualche avventura letteraria Broodthaers prova la strada della figurazione a metà degli Anni Sessanta, e lo fa pure in mezzo a quella disordinata temperie che fu il ’68. 

Broodthaers non ha una formazione accademica ma inizia a esplorare il rapporto tra arte, linguaggio e comunicazione, con lucidità e una buona dose di divertimento: lo fa ad esempio nel 1970 nella sua straordinaria Intervista con il gatto.

Qui di seguito è possibile ascoltarla grazie al codice QR fornito dal museo ticinese. Il gatto in questione è effettivamente quello di casa Broodthaers e risponde con miagolii variamente modulati a domande che sono le medesime che anche oggi la critica d’arte seriosa continua a proporre: in che cosa si differenzia l’arte concettuale da quella astratta? Che cosa significa accademismo? Quale è la funzione dei musei?

Lo sfottò è evidente, ma dietro il divertimento c’è una riflessione tutt’ora valida a proposito dei meccanismi elitari che economici, che permeano il sistema dell’arte. 

Broodthaers in Italia è poco conosciuto e in questa esposizione sono presentate le sue celebri placche di plastica stampata, create proprio tra il 1968 e il 1972. Per produrle Broodthaers si rivolse a chi si occupava di stampare cartelli stradali e targhe con i nomi delle vie per la città di Bruxelles. Risultano difatti simili a comuni cartelli stradali, ma riportano combinazioni di lettere, segni e forme appaiono che prima vista indecifrabili quanto bizzarre. 

Prima di dedicarsi alle arti visive Broodthaers – come detto – era stato poeta, occasionalmente giornalista e libraio. Con Magritte e altri amici intellettuali nel 1947 firma il manifesto surrealista belga Pas de quartiers dans la révolution! Con precedenti del genere si comprende perché l’uso della parola, della riproducibilità e della stampa non lo hanno mai abbandonato. Queste placche di plastica (il loro valore di mercato è calcolato oggi intorno ai 200.000 euro) realizzate in multipli di sette attraverso una tecnica di stampa a rilievo lui le aveva battezzate Poesie industriali. 

Di recente grandi mostre a New York, Düsseldolf, Kassel, Mosca e Anversa hanno riaffermato la rilevanza del suo lavoro consolidandone definitivamente la posizione nella scena artistica internazionale.

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