Europa paralizzataDebito ridotto e niente tetto al prezzo del gas: la ricetta del ministro tedesco Lindner

Nessun accordo tra i 27 sull’embargo al petrolio russo, il sesto pacchetto di sanzioni è ancora bloccato. Il responsabile dell’Economia di Berlino dice di essere pronto a fare a meno del greggio di Mosca, ma i Paesi Ue devono tornare a una «finanza pubblica sana». No alla messa in comune del debito e al Recovery Fund bis

(La Presse)

L’accordo europeo sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, che include l’embargo al petrolio, ancora non c’è. I negoziati tra Commissione Ue, presidenza francese e Stati membri, con il premier ungherese Viktor Orbán che continua a bloccare il pacchetto, sono in una fase di stallo. È possibile un rinvio della decisione al summit dei leader di fine maggio. Mentre oggi in Germania, a Bonn, si apre il G7 finanziario.

Christian Lindner, il ministro delle Finanze tedesco, rilasciando una intervista a quattro giornali europei tra cui il Corriere, spiega che intanto le sanzioni stanno funzionando, nonostante l’economia russa sia tutt’altro che crollata. «Abbiamo staccato la Russia dal sistema finanziario internazionale», dice. «Molti beni russi sono congelati. In molti settori abbiamo interrotto gli affari. Tutto ciò avrà un peso sempre maggiore per l’economia russa».

Il liberale Lindner si dice anche «politicamente aperto all’idea di sequestrare le riserve estere della banca centrale russa. Ne stiamo parlando al G7 e nella Ue, ci sono proposte sul tavolo. Quanto agli asset dei privati, vediamo: anche se abbiamo a che fare con oligarchi russi, dobbiamo rispettare lo Stato di diritto».

Ma sulla proposta di sanzionare il gas russo, la Germania si tira indietro. «Il nostro obiettivo», dice Lindner, «è diventare del tutto indipendenti dalle importazioni di energia dalla Russia. La strategia energetica della Germania e la dipendenza dalla Russia durante i precedenti governi sono stati un grave errore. Ora dobbiamo lavorare sodo per diversificare le nostre importazioni. Possiamo già trovare forniture di carbone altrove e siamo pronti a fare a meno del petrolio russo. Ma per il gas, ci vorrà più tempo».

Il punto è che «va evitata una situazione in cui infliggiamo più danni a noi stessi che a Putin. La forza dell’economia dell’Unione europea e del G7 è il nostro vantaggio in questo conflitto. Per la Germania, uno stop immediato delle forniture di gas dalla Russia porterebbe gravi danni. Chiaramente sostenere l’Ucraina non è una questione di prezzo: difende i nostri valori contro un regime autoritario che mina l’ordine internazionale basato sulle regole. Ma non voglio neanche rischiare una recessione grave che potrebbe ridurre la nostra capacità di sostenere economicamente e militarmente l’Ucraina».

No anche al tetto al prezzo del gas russo: «Si rischia che la parte russa interrompa i flussi. Se modifichiamo unilateralmente i contratti, Putin potrebbe reagire stoppando di netto le forniture. Non so quali sarebbero le conseguenze per l’Unione europea, ma per la Germania non ci sarebbe solo una perdita di benessere o una riduzione della crescita. Certi settori industriali non sarebbero più in grado di produrre nel Paese».

Intanto le previsioni economiche di primavera diffuse dalla Commissione Ue lasciano già intravedere la recessione. «C’è molta incertezza», ammette Lindner. «È chiaro che siamo di fronte a un rischio di stagflazione, per questo suggerisco di cambiare approccio in alcuni settori. Da un lato, dobbiamo rafforzare la crescita con meno burocrazia e più competitività. Dobbiamo ridurre la pressione sui prezzi. Nei settori con carenze e problemi nelle catene di fornitura, i sussidi potrebbero causare effetti ulteriori. Vanno diversificate le fonti d’importazione di energia e il settore privato va attivato perché investa nelle rinnovabili. Dall’altra parte, dobbiamo tornare a una finanza pubblica sana. I livelli di debito e deficit hanno effetti sulla stabilità dei prezzi e sulla capacità della Banca centrale europea di affrontare l’inflazione».

Serve un Recovery Fund bis? Anche in questo caso, per Lindner la risposta è no: «Next Generation Eu (il Recovery Fund, ndr) è un’opportunità unica per finanziare gli investimenti pubblici nella trasformazione, unica per allargare il sentiero di crescita e benessere nell’Unione e unica per superare le vecchie carenze. Ma è unica, appunto. Al momento, i finanziamenti non sono ancora stati assorbiti dai governi, anche a causa di problemi burocratici».

E anche la proroga della sospensione del Patto di Stabilità non è ben vista dal ministro: «L’aumento dei tassi d’interesse e del debito rappresentano un rischio grave. Apprezzo che la Commissione scelga un approccio basato sui dati per determinare quando mettere fine alla sospensione delle regole di bilancio, scattata in pandemia. Ma bisogna che questa clausola finisca il prima possibile». Né, aggiunge, «potrei sostenere un ammorbidimento, ma le regole di bilancio dovrebbero essere più realistiche ed efficaci. La Germania è convinta che il patto di Stabilità abbia dimostrato la sua flessibilità. Finanze pubbliche sane sono importanti anche per difendersi dall’inflazione. Non è nostro interesse che altri si trovino in difficoltà, l’obiettivo è che tutte le economie crescano e abbiano finanze pubbliche sostenibili. Suggerisco di combinare un percorso a lungo termine più credibile di riduzione del debito, con obiettivi flessibili a medio termine».

Lindner rifiuta anche l’ipotesi di una futura messa in comune dei debiti in Europa: «Ci dev’essere una connessione stretta tra il debito pubblico, i rischi finanziari e i responsabili politici nazionali. Non vedo vantaggi nel condividere i rischi prima di averli ridotti. La responsabilità degli Stati dell’unione monetaria è sulla loro finanza pubblica. Non siamo a favore di un’Unione europea che continui a emettere bond…».