Mentre il concertone del Primo maggio era in corso, ieri sera è arrivato da Palazzo Chigi il segnale che i sindacati stavano aspettando. Nel giorno della festa dei lavoratori, il governo ha convocato per questa mattina Cgil, Cisl e Uil per illustrare gli interventi anti-rincari che il consiglio dei ministri si appresta a varare per fronteggiare l’impatto della guerra russo ucraina e l’aumento dell’inflazione.
Il consiglio dei ministri convocato nel pomeriggio, che sarà seguito da una conferenza con il premier Mario Draghi, è chiamato a varare un nuovo decreto con aiuti a famiglie e imprese, che si stima possano ammontare a circa 7,5-8 miliardi. E la convocazione dei sindacati rende più probabile anche un intervento per sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori colpito dall’inflazione.
Il Primo maggio del governo è stata una giornata di lavoro per trovare il modo di aumentare la dote del decreto (che dovrebbe passare da 6 a 7,5 miliardi almeno). La stretta finale è un gioco a incastri in cui non è ancora certo l’intervento sul cuneo fiscale, su cui è forte il pressing, soprattutto dal Pd. L’esecutivo starebbe valutando due ipotesi: un bonus una tantum di 200 euro nella prossima busta paga, oppure un rafforzamento della decontribuzione dello 0,8% per i redditi fino a 35mila euro, decisa per tutto il 2022 nell’ultima manovra e costata circa 1,5 miliardi. La seconda soluzione è considerata più concreta, dal momento che lo stanziamento finora valutato è vicino al miliardo.
La cifra però scontenta sia Confindustria e sia i sindacati e anche diverse anime della maggioranza. Non è escluso, quindi, che l’intervento sul cuneo possa essere rinviato a un secondo momento, quando saranno a disposizione risorse più ingenti per realizzare una misura strutturale.
Palazzo Chigi e Ministero dell’Economia non prevedono ancora uno scostamento di bilancio, in attesa di capire se l’Ue metterà in campo un Energy Recovery Fund. Da Bruxelles intanto arriveranno a breve le nuove linee guida della Commissione per l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund per il Pnrr, con indicazioni utili ai singoli Paesi per modificare e aggiornare i rispettivi Piani nazionali. L’Ue, inoltre, sta ragionando su una possibile ipotesi di incremento di risorse alla luce dell’impennata dei prezzi delle materie prime, per evitare il rischio che le imprese rinuncino agli appalti. Ma prima ancora di valutare qualsiasi ipotesi attenderebbe il lavoro di analisi che starebbero facendo Ocse e Fmi.
In attesa delle decisioni europee, il governo Draghi aggiunge nel nuovo decreto anche altri strumenti per l’emancipazione dalle forniture russe di gas: si prevede la realizzazione di rigassificatori galleggianti oltre le 12 miglia nautiche dalla costa, ma anche di impianti fissi a terra. Si prevedono poi semplificazioni per sburocratizzare e accorciare i tempi dell’avvio di impianti per le energie rinnovabili, eolici e fotovoltaici. E si va verso una deroga di almeno sei mesi per massimizzare l’utilizzo delle centrali a carbone in Italia, senza rinunciare al percorso di decarbonizzazione, una volta venuta meno l’emergenza.
In parallelo, nel decreto ci saranno aiuti per famiglie e imprese contro i rincari dell’energia. Oltre alla proroga fino a giugno della riduzione di 30 centesimi delle accise sui carburanti e l’estensione del credito di imposta per le imprese energivore, sarà varato un nuovo allargamento del bonus sociale per le bollette. Il tetto Isee per ottenere lo sconto, alzato a marzo da 8mila a 12mila euro, dovrebbe salire fino a 14-15mila euro. In arrivo anche un fondo da circa 200 milioni di euro per le imprese con forti interscambi con le aree coinvolte nella guerra.