L’alleato americanoDraghi incontra Biden: nei dossier le forniture di gas e più spazio per i negoziati europei sull’Ucraina

Il presidente del Consiglio viene ricevuto nello studio ovale in un faccia a faccia di circa 60 minuti. Washington chiederà un aumento della presenza militare a Est. L’Italia proverà a rilanciare il ruolo dell’Ue per un rafforzamento della diplomazia della pace, riproponendo il ruolo di mediazione di Erdogan

(La Presse)

Oggi il presidente del Consiglio Mario Draghi viene ricevuto nello studio ovale della Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden. In programma alle 20 ora italiana ci sono 60 minuti di incontro faccia a faccia tra i due leader. Ma, come spiega il Corriere, il premier italiano per Washington non rappresenta solo un alleato prezioso – con cui viene rinnovata una vicinanza politica dopo le «escursioni» geopolitiche verso Pechino dei governi Conte. Draghi per Biden è anche un economista di peso che ha avuto un ruolo non secondario nel confezionare alcune delle sanzioni contro Mosca, come quelle contro la Banca centrale di Putin. E soprattutto un leader europeo diventato interlocutore privilegiato anche sulle dinamiche di riforma dell’Unione e delle sue posizioni di politica estera.

Nel colloquio si parlerà di certo della fornitura di medio e lungo periodo di gas liquido all’Italia da parte delle aziende americane. Un altro tema è una richiesta che il nostro governo porta avanti da mesi: la proposta di un tetto europeo al prezzo del gas russo. Quest’ultimo non è un dossier sul quale gli americani possono avere un peso decisivo, ma un’influenza di sicuro.

Gli americani hanno fatto trapelare il messaggio che l’attivismo italiano per superare la dipendenza dal gas di Mosca – con le missioni in Algeria e in Africa – è positivo. Le grandi compagnie del nostro Paese, tra l’altro, potrebbero entro il 2030 entrare in joint venture con quelle americane e siglare contratti per l’acquisto di gas Usa. La missione del sottosegretario Manlio Di Stefano a Washington due settimane fa ha portato i primi passi concreti. E non è casuale che ad accompagnare il premier in questa missione sia l’amministrazione delegato di Eni Claudio Descalzi. Entrambi domani sera saranno premiati in una serata evento all’Atlantic Council, dove è previsto anche un discorso di Mario Draghi.

Gli americani verranno inoltre informati che nel governo italiano è stato aperto un dossier anche su sistemi militari d’avanguardia tecnologica, che il nostro esecutivo potrebbe acquisire da alcune delle aziende italiane del settore per alzare nel lungo periodo il livello tecnologico della difesa di Kiev.

Ma soprattutto sul tavolo ci sarà la necessità di un negoziato e di un rafforzamento di una diplomazia delle pace. Se finora Washington, insieme a Londra, ha spinto più che altro sulle capacità belliche della resistenza ucraina, Draghi è convinto come Macron che «non si può chiedere di negoziare ad un Paese che viene umiliato dall’aggressore». Il premier rimarcherà la necessità di investire in modo maggiore su un percorso diplomatico, che l’Ue sta cercando di esercitare, anche in modo autonomo da Washington.

Dal corpo diplomatico della Farnesina – spiega La Stampa – è arrivato un messaggio di preoccupazione sul fatto che l’iniziativa diplomatica europea resta sterile e che senza coinvolgere attivamente Erdogan le strade delle trattative siano ancora più strette. Il nodo è che Macron non ha un buon rapporto con il leader turco e la Germania tentenna. Ed è in questo schema che l’Italia vuole essere mediatrice non senza prima però ricompattare il fronte europeo. È una strada complicata vista da Washington, dove ormai da settimane il termine «negoziati» è sparito da qualsiasi comunicato ufficiale soppiantato dalla «restituzione delle piena sovranità dell’Ucraina».

Ma tante saranno le cose che anche Biden potrebbe chiedere a Draghi. A partire dall’aumento della presenza militare sul fianco orientale della Nato, rafforzando i contingenti sia in Ungheria che in Bulgaria, dove potrebbe assumere il comando delle operazioni di esercitazione. Gli americani chiedono a tutti gli alleati Nato uno scatto maggiore, armi più efficaci per la resistenza ucraina e su questo punto il capo del governo italiano offrirà garanzie rassicuranti. «Proporzionalmente al proprio bilancio», si sentirà dire Draghi da Biden, che ieri ha firmato una legge che renderà più veloce l’invio di materiale militare all’Ucraina.

Secondo le parole di un alto funzionario dell’amministrazione Biden riportate dalla Stampa, Roma è «il più solido alleato che abbiamo nell’Unione». Nei giorni scorsi la portavoce del presidente Jen Psaki ha pubblicamente detto che Washington «ha apprezzato la leadership di Roma e i passi che ha compiuto contro Putin».

Oltre al comune impegno sul clima, potrebbe spuntare nella discussione fra i due leader pure il tema della guida della Nato. L’incarico al segretario attuale, Jens Stoltenberg, che sarebbe scaduto in autunno, è stato prolungato di almeno un anno. E l’ipotesi di Draghi al comando nel 2023 non sembra dispiacere agli statunitensi.

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