«Bisogna mettere le imprese italiane nelle condizioni di non dover più pronunciare un discorso come quello di Elisabetta Franchi. Una resa alla discriminazione delle donne nel mondo del lavoro. Non è vero che ho taciuto, non ho commentato ma ho dato risposte concrete, così come dovrebbe sempre fare chi ha un ruolo di governo».
Dopo giorni di silenzio, la ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità Elena Bonetti risponde così in un’intervista a Repubblica. Un silenzio criticato, il suo, perché lo scorso 4 maggio era presente al convegno “Donne e moda”, nel quale la stilista Elisabetta Franchi ha detto con chiarezza che nella sua azienda, se deve assumere donne, le sceglie «anta», cioè over 40, perché «se dovevano far figli o sposarsi lo avevano già fatto e quindi io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa, sono al mio fianco e lavorano h24, questo è importante».
Parole che le sono valse l’accusa di «Medioevo» e una campagna per boicottare i suoi negozi. «Sono state frasi forti, che hanno evidenziato criticità e discriminazioni, e mettono in luce anche reali difficoltà delle aziende nei confronti del lavoro femminile e della maternità. Alle quali ho risposto spiegando quali misure concrete, a cominciare dal Family Act, il governo ha messo in campo proprio per evitare questa discriminazione. Dagli asili nido ai congedi parentali per i padri», commenta la ministra di Italia Viva. «Il mio lavoro è creare le condizioni per non dover più sentire un discorso come quello di Elisabetta Franchi».
Il problema però è che una grande imprenditrice affermi di assumere soltanto donne più grandi, che non avrebbero in programma figli e gravidanze. «Considero la maternità così tanto un valore sociale da aver puntato alla decontribuzione del lavoro femminile per le donne che rientrano al lavoro dopo la maternità», dice Bonetti. «E ritengo che ci debba essere un maggiore sostegno alle aziende anche durante i congedi di maternità che sono pagati soltanto in parte dallo Stato. A chi mi critica, dico che con queste misure abbiamo già tolto ogni alibi alle imprese nei confronti dell’assunzione delle donne e delle donne giovani».
Franchi ha detto che quando una donna va in maternità, poi scompare per due anni. E lei stessa ha aggiunto di essere tornata al lavoro, con i punti dolenti, a due giorni da un parto cesareo. «Il congedo obbligatorio di maternità è un diritto intoccabile della mamma e del figlio», ricorda la ministra. «Un tempo fondamentale da proteggere. Poi se un’imprenditrice vuole tornare in azienda a 48 ore dal parto, libera di farlo».
Ma soprattutto ci sono anche i padri, cosa che la stilista ha dimenticato. «I padri devono condividere la cura dei figli», ribadisce Bonetti. «Grazie al nostro lavoro i congedi per i papà sono arrivati a dieci giorni che si sommano ai cinque mesi delle mamme, ma non bastano e il Family Act li aumenta».