«Certo ci sono dei problemi, ma stiamo procedendo e sinora i ritmi sono stati sostenuti». Il ministro ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) Enrico Giovannini dal World Economic Forum di Davos parla con La Stampa della realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano e del richiamo arrivato con le pagelle europee di primavera. La sintesi, dice, alla fine nella maggioranza si trova sempre. Anche se le scadenze elettorali complicheranno le cose.
«Bruxelles non ci ha bacchettato», assicura, «le raccomandazioni sono in linea con le previsioni del Def». Certo, «è chiaro che il Pnrr non è ancora realizzato integralmente. È stato progettato, abbiamo avviato la sua attuazione. Le riforme sono un divenire quotidiano, come quella sul Codice degli appalti, e non è un caso proprio in queste ore la Camera abbia votato la legge delega. Un anno fa c’erano delle posizioni estreme su questo dossier, c’era chi voleva cancellare il Codice e chi non lo voleva toccare, adesso abbiamo trovato una sintesi importante che ingloba l’esperienza di questo primo anno di legislazione per il Pnrr».
I problemi insomma ci sono «ma stiamo procedendo a risolverli e sinora i ritmi sono stati molto sostenuti. C’è un impegno forte che dobbiamo proseguire. Senza sollevare polemiche, ricordo che nel secondo semestre dello scorso anno qualcuno disse che il governo stava mancando gli obiettivi e invece li abbiamo raggiunti. La Commissione Ue è venuta a marzo a verificare lo stato dell’arte, eseguendo audit molto approfonditi e specifici. Il nostro ministero ha superato l’esame a pieni voti. Dunque, non vedo alcun allarme».
Giovannini invita a tener conto del fatto che «alcune materie sono molto complesse. In altri casi ci sono punti di vista diversi che poi, a volte faticosamente, trovano il loro punto di sintesi. Capisco che sia una questione molto tecnica, ma ricordo che siamo riusciti a riformare il sistema di pianificazione delle attività dei porti, di cui si parlava da molti anni. Il Parlamento ha accettato la riforma perché è evidente a tutti che oggi è estremamente importante avere dei porti in grado di svilupparsi in modo efficace ed efficiente. In un anno sono avvenuti molti altri cambiamenti profondi della legislazione, ma non hanno avuto l’attenzione dei media».
E poi c’è il dibattito accesso in corso sulla legge sulla concorrenza. «Certamente. Non voglio minimizzare», dice Giovannini. «Dico solo che la sintesi finora è stata sempre trovata e non vedo motivo per cui non avvenga anche su questo tema, esattamente come per il Codice degli appalti».
L’avvicinarsi delle elezioni, locali e nazionali, complica la vita del Pnrr, ammette il ministro: «È evidente e normale che il dibattito elettorale coinvolga la dialettica politica sui singoli provvedimenti. Ci sono alcune tematiche divisive, anche per questa maggioranza. Tuttavia, il Pnrr è una delle ragioni per cui esiste questo governo e sinora abbiamo rispettato gli impegni che tutti hanno votato. Non è facile perché le differenze fra i partiti politici restano. Ma il dato di fatto, innegabile, è che la collaborazione fra tutti i ministri è forte, così come lo è la coesione del governo».
Ieri, alla fine, la maggioranza ha trovato un accordo sul nodo dei balneari, che sta tenendo in scacco il governo da giorni: Lega e Forza Italia hanno accettato di mediare sul testo che impone di mettere a gara le concessioni in ossequio alla direttiva Ue. In commissione Industria si comincia a votare il ddl Concorrenza che andrà in aula il 30 maggio, come richiesto da Draghi. Cui resta sempre in mano l’arma del voto di fiducia, se qualcosa andasse storto.
La proposta di mediazione del governo consiste nello slittamento di un anno del termine delle concessioni – fissato al 31 dicembre del 2023 – in presenza di impedimenti come «un contenzioso o difficoltà oggettive» per la messa a gara. Dopo il Senato, poi si andrà alla Camera. Ma su tutto pende una spada di Damocle: oggi la Corte Costituzionale decide l’ammissibilità del conflitto di attribuzione sollevato da Fratelli d’Italia. «Curioso che si stia accelerando così», dice Giorgia Meloni, «proprio mentre noi aspettiamo da parte della Corte costituzionale un pronunciamento sul ricorso per il conflitto di attribuzione contro le sentenze del Consiglio di Stato».