Quello che sta accadendo «ha poco a che fare» con la storia «del partito in cui milito da vent’anni: non riconosco lo stile e il metodo del presidente Berlusconi». Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari Regionali, dopo le dichiarazioni a Sorrento seguite alla sostituzione del coordinatore della Lombardia Massimiliano Salini con Licia Ronzulli, fedelissima di Berlusconi, non fa marcia indietro. E in un’intervista al Corriere non solo ribadisce la richiesta di un cambio di rotta, ma contesta la linea di Forza Italia che le appare appiattita sulla Lega. Soprattutto dopo le parole, pur se poi in parte ritrattate, di Silvio Berlusconi sull’Ucraina, con il Cavaliere che ha criticato Joe Biden e Jens Stoltenberg spiegando che Putin non si siede al tavolo delle trattative perché i due leader non sono all’altezza della situazione.
«Non potevo credere ai miei occhi, quando ho letto quei resoconti», dice Gelmini. «Siamo un movimento politico filo atlantista, europeista, siamo nel Ppe e ci siamo chiamati in passato “Popolo della libertà”, per la quale gli ucraini stanno combattendo. Il tempo di Pratica di Mare purtroppo è finito e oggi ogni ambiguità di filoputinismo reca danno all’Italia e incrina la necessaria unità del Paese. Io sto dalla parte dell’Ucraina, dell’Ue e della Nato. Bene la precisazione, ma mi spiace non avere ancora sentito un sì forte e convinto all’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato, né alla decisione di 40 Paesi democratici del mondo di sostenere anche militarmente gli ucraini».
Il punto, aggiunge la ministra, è che sembra che in Forza Italia «ci sia più la preoccupazione di non dispiacere Salvini che di essere in linea con i nostri partner dell’Ue e della Nato. La nostra posizione in politica estera non è quella della Lega. Salvini legittimamente ha la sua opinione, ma noi non possiamo rinunciare alla nostra identità e storia, con il risultato di farci superare in filo-atlantismo da Giorgia Meloni».
Ma Gelmini è critica anche verso la posizione di Antonio Tajani, che ha più volte ribadito che vanno bene le armi ma non per attaccare la Russia. «Forse Tajani è a conoscenza di piani segreti dell’Ucraina per invadere la Russia…», risponde la ministra. «Però, allo stato, è la Russia ad avere invaso militarmente l’Ucraina. Un precedente pericolosissimo. Parlando di “attacchi alla Russia” si fa un favore alla falsa contro-narrazione russa. E poi con cosa dovrebbero contrapporsi gli ucraini? Con le armi bianche? E la capziosa distinzione fra armi di difesa e armi di attacco è lo specchio su cui si arrampica con le unghie il M5S di Conte».
Gelmini non esclude, a questo punto, che Salvini e Berlusconi cerchino di seguire «la pancia» del Paese spaventata dalla guerra. «Ma ci sono momenti della storia in cui i partiti devono fare appello ai propri valori e identità e scegliere di stare dalla parte giusta, guidando l’opinione pubblica e non facendosi guidare», spiega. «Comprendo la necessità di rassicurare i cittadini, ma non lo si fa rischiando di spaccare l’unità del Paese e dell’Occidente».
E in vista dell’intervento di Draghi al Parlamento del 19 maggio, Gelmini assicura che il premier avrà «un sostegno chiaro e incondizionato alla linea che l’Italia sta portando avanti. E spero anche che si colga compiutamente il senso della missione negli Usa del premier Draghi, in cui ha, implicitamente ed esplicitamente, chiarito che la guerra è in Europa e che è l’Europa che deve trovare la via per la pace, certo con la collaborazione di Nato e Usa. L’Italia vuole la pace e si sta impegnando per questo: ma, come ha detto il presidente Mattarella, “la pace, non la resa” alla prepotenza. Dal dibattito mi aspetto una concreta scelta di campo».
Il problema di Forza Italia, conclude la ministra, è che «nel partito c’è un deficit sempre più evidente di discussione e condivisione e un problema di selezione della classe dirigente. Si può fare tutto e, figuriamoci, siamo tutti soldati di Berlusconi (il riferimento è all’espressione usata da Licia Ronzulli, ndr). Ma c’è un tempo e un modo per fare le cose. E non riconosco, in quello che è accaduto, lo stile e il metodo del presidente Berlusconi. Milito da venti anni in Forza Italia, un movimento che ha innovato il modo di fare politica ed è stata una vera scuola. Berlusconi ha sempre ascoltato tutti, messo insieme persone con storie politiche diverse. Quello che sta accadendo mi pare abbia poco a che fare con quella storia».
Intanto i problemi nella coalizione di centrodestra non sembrano risolti. Dopo quattro mesi di attesa, ieri Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si sono incontrati ad Arcore. Ma la spaccatura è evidente, soprattutto in vista delle Regionali in Sicilia. Una nota di Fratelli d’Italia a fine giornata spiega che «l’unità della coalizione non basta declamarla».