L’intesa tra Italia, Francia e Germania punta a una nuova agenda nella seconda parte della legislatura europea. Con l’obiettivo, come detto dal premier Mario Draghi nel suo intervento a Strasburgo, di riformare i Trattati europei. Compreso il Patto di Stabilità e i vecchi parametri su debito e deficit. Ma anche il principio dell’unanimità del voto in Consiglio che di fatto blocca diverse decisioni.
L’occasione, come spiega Repubblica, la offrirà il Parlamento europeo, che oggi dovrebbe approvare con un’ampia maggioranza un documento che chiede la convocazione della “Convenzione” per cambiare le leggi fondamentali dell’Unione. E si guarda all’appuntamento di lunedì prossimo, sempre a Strasburgo, in cui si chiude la Conferenza sul Futuro dell’Europa.
Tra le proposte elaborate, spicca in primo luogo la revisione del principio di unanimità. «Riesaminare il processo decisionale e le regole di voto nelle istituzioni dell’Ue – si legge nel documento – concentrandosi sulla questione del voto all’unanimità, che rende molto difficile raggiungere un accordo».
Arrivare a questo risultato significherebbe eliminare il gioco dei veti. E non sarà affatto facile. L’Europarlamento, sulla base di quel che verrà messo sul tavolo lunedì prossimo, inviterà i governi e la Commissione a insediare la Convenzione, come previsto dall’articolo 48 del Trattato Ue.
Italia, Francia e Germania hanno iniziato a prendere in considerazione questo percorso. Non è un caso che ieri il presidente del consiglio italiano, Mario Draghi, sia stato netto nel porre la centralità di questo tema. Dopo Draghi, il presidente francese Macron arriverà il 9 maggio a Strasburgo per celebrare la conclusione dei lavori della Conferenza per il futuro dell’Europa. E dall’Eliseo avvertono che il suo discorso non sarà routinario, spiega Repubblica. Anche perché quel giorno si attendono pure le parole di Vladimir Putin.
Roma, Parigi e Berlino hanno iniziato a valutare l’idea di portare rapidamente la richiesta dell’Europarlamento all’esame del Consiglio europeo. L’articolo 48 che disciplina la revisione delle regole fondamentali dell’Unione prevede che la Convenzione possa essere convocata con un voto a maggioranza. Basterebbero 14 Paesi a dire sì nel corso di un Consiglio europeo. Una possibilità che supererebbe le contrarietà di alcuni membri: gli scandinavi, la Polonia e i più “piccoli”. Sebbene il voto finale della Convenzione dovrà comunque essere all’unanimità.
L’idea di tentare il blitz sulla Convenzione risponderebbe pure alla necessità di mettere formalmente sul tavolo la riforma del Patto di stabilità e quella del Regolamento di Dublino sui migranti. Ma il sentiero da percorrere appare comunque in salita.