«Non serve un nuovo voto in Parlamento sulle armi a Kiev». La ministra per il Sud Mara Carfagna, Forza Italia, risponde così in un’intervista a Repubblica alle richieste che arrivano dal leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte e dall’alleato della Lega Matteo Salvini. «È ovvio che sono per la pace e contro le armi», spiega. «Ma se non fornissimo armi a Kiev, la Russia raderebbe al suolo l’Ucraina e al tavolo della diplomazia non si parlerebbe di pace ma di capitolazione, di resa senza condizioni». E aggiunge: «Le scelte di questa portata si riesaminano in Parlamento solo se succede qualcosa di radicalmente nuovo, non certo perché qualche partito ha cambiato idea o cerca una vetrina».
La ministra, alla vigilia del Forum sul Mezzogiorno (fra gli ospiti compaiono il ministro algerino per l’energia, importanti imprese di quell’area, oltre a vari commissari europei), spiega che «il conflitto e tutto ciò che ne consegue, a cominciare dalla crisi del gas e dei combustibili, impone all’Italia di qualificarsi come hub energetico dell’Europa nel Mediterraneo. Un ruolo che in prospettiva sarà decisivo, ma se non ci attrezziamo a svolgerlo l’occasione sarà persa».
E sulla rinnovata vicinanza tra Stati Uniti e Italia, dopo la visita del presidente del Consiglio Mario Draghi a Washington dice: «Mai come in questa occasione Italia e Usa, Usa ed Europa, mi sembrano sulla stessa lunghezza d’onda: lo shock dell’aggressione a freddo contro un Paese libero e amico, alle porte della casa comune, ha generato davvero un idem sentire. C’è profonda condivisione di un dato: la nostra sicurezza passa dalla difesa della libertà e dei diritti dell’Ucraina». E certo non si tratta di una guerra per procura, degli Usa contro la Russia, rimarca Carfagna: «Questa lettura appartiene alla propaganda anti-americana. Non ne vedo il fondamento: i russi hanno invaso un Paese sovrano, attaccato per primi, bombardato, ucciso migliaia di civili, deportato donne e bambini. Mi sembra evidente che è la guerra della Russia all’Ucraina».
Ora, mentre il centrodestra sembra frammentato in vista delle prossime amministrative, la ministra guarda alle politiche del 2023 e dice: «Credo che gli elettori siano profondamente stanchi di proclami rivoluzionari e chiedano a un governo serietà, stabilità e protezione in una fase davvero difficile della nostra storia. Vincerà chi saprà interpretare meglio queste richieste e offrire ai cittadini le migliori garanzie di realizzarle».
Certo, «la premiership di Mario Draghi è stata una vera risorsa per l’Italia nel biennio più drammatico dal dopoguerra a oggi. Ma la sua eredità più preziosa è un’eredità di metodo, che dovremmo cercare di non disperdere: la capacità, in momenti di crisi molto ardui, di sacrificare interessi particolari per ottenere soluzioni utili all’interesse nazionale. Insomma, smetterla di far politica usando i problemi per piantare bandierine anziché affrontarli e risolverli».