Richiamo di Bruxelles sul PnrrBrunetta assicura che si andrà avanti su catasto e balneari, anche con la fiducia

La Commissione europea nelle sue “Raccomandazioni” invita l’Italia a fare le riforme. Salvini rimanda il monito al mittente. Ma entro fine giugno vanno approvate le riforme del primo semestre del Recovery Plan. E Draghi rassicura Ursula von der Leyen

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

Sono attese in giornata le raccomandazioni di primavera all’Italia da parte della Commissione europea all’Italia, che chiederà al governo italiano di attuare il Pnrr e le riforme connesse. Anche quelle scomode, come catasto e fisco. Il leader della Lega Matteo Salvini ha risposto dicendo di non volere lezione dall’Ue. Ma il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, di Forza Italia, in un’intervista a Repubblica va nella direzione opposta.

«Menomale che c’è l’Europa, il “vincolo esterno” auspicato da Guido Carli e che per noi vuol dire Next Generation Eu», dice. «Nelle Raccomandazioni di primavera la discontinuità con il passato è evidente, con un’enfasi senza precedenti sugli investimenti pubblici. Se vogliamo crescere, non dobbiamo fare altro che attuare il Pnrr».

Le scadenze cerchiate in rosso in agenda sono due. La prima è il 31 maggio, la data limite concessa ai partiti per chiudere l’accordo sul disegno di legge concorrenza. La seconda è il 30 giugno, il termine entro il quale completare le riforme del primo semestre del Recovery Plan. Entrambe sono cruciali per l’ottenimento dei 46 miliardi di fondi europei a disposizione dell’Italia quest’anno, 24 a fine giugno, altri 22 a dicembre. Risorse necessarie perché sono l’unico margine di spesa pubblica a disposizione, oltre al deficit concordato con Bruxelles.

La Commissione Ue poi suggerisce anche di tagliare la spesa per contenere deficit e debito. Brunetta è d’accordo: «Altro che nuovi scostamenti di bilancio. Non ne abbiamo bisogno e in ogni caso solo in accordo con l’Ue. Come non abbiamo bisogno di tagliare la spesa pubblica, ma solo di renderla efficiente. I soldi ci sono: da inizio anno abbiamo fatto manovre per 30 miliardi senza ascoltare le sirene di chi vuole più deficit, anche grazie agli extra profitti delle aziende energetiche».

«Il governo Draghi va avanti», prosegue il ministro. «In 15 mesi il governo Draghi ha approvato 72 disegni di legge, di cui 56 decreti legge. Abbiamo fatto le riforme – semplificazioni, governance, digitalizzazione, Pubblica amministrazione, giustizia, appalti e affrontato le emergenze, dalla pandemia alla crisi energetica. Il disegno di legge delega sulla concorrenza è all’ultimo giro di boa in Parlamento. E non è certo l’accordo sul catasto, frutto della normale dialettica tra le forze politiche, a inficiare la potenza della delega. Men che mai possono esserlo le norme sui balneari, tema sostanzialmente risolto con la sentenza del Consiglio di Stato. Ora si stanno cercando i giusti equilibri che non snaturino i principi di quella decisione e che preservino il tessuto economico, produttivo e occupazionale. La partita deve essere chiusa entro maggio, se necessario anche con la fiducia».

Brunetta se la prende con i «difensori degli interessi costituiti» e i «benaltristi che non vogliono le riforme». E assicura che il governo Draghi non è in affanno, «a meno che qualcuno non voglia davvero pensare di giudicare il riformismo di Draghi sui balneari», commenta. «Ma stanno vincendo i riformisti e i conservatori sono molto nervosi. Forza Italia è unita, il governo Draghi gode di ottima salute e credibilità internazionale. E anche se la maggioranza non è una caserma, finora abbiamo approvato tutto a maggioranza. I free rider, in economia e in politica, finiscono sempre per farsi male, per schiantarsi».

Ma l’Italia non è indietro. Il nostro Paese «sta facendo meglio degli altri, è nel gruppo di testa in Europa. Abbiamo trasmesso il Pnrr nei tempi, ottenuto una valutazione lusinghiera dalla Commissione e guadagnato l’anticipo di 25 miliardi ad agosto e la prima rata da 24,1 miliardi un mese fa. Se le elezioni saranno collocate nella tarda primavera del prossimo anno, potremo centrare anche gli obiettivi di dicembre e di giugno 2023, incassando altri 40 miliardi. Chi dice altro bluffa. La prossima scadenza del 30 giugno non ci spaventa: saremo in linea con il cronoprogramma, a partire dalla riforma del lavoro pubblico pressoché completata». Non è un caso, fa notare che la riforma della Pubblica amministrazione per la prima volta dal 2011 non viene inclusa – né direttamente né indirettamente – nelle Raccomandazioni della Commissione Ue».

Sulla Stampa, invece, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura David Ermini chiede di approvare la riforma dell’organo di autogoverno della magistratura entro giugno: «La nostra consiliatura scade il 25 settembre, se la riforma fosse approvata a giugno ci sarebbe comunque il tempo per indire le nuove elezioni dei consiglieri togati entro quella data. E spero che entro quella data anche il Parlamento sia in grado di votare la componente dei consiglieri laici».

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