Nel mezzo del cammin di nostra vita accade di voler dedicare del tempo a quelle passioni personali sempre accantonate per mancanza di tempo e mai esplorate fino in fondo. Mimmo Casillo, all’anagrafe Beniamino, è uno dei fondatori di Casillo Group, colosso dell’industria molitoria nato a Corato (Ba) e attivo su tutto il territorio italiano. Grazie ai suoi viaggi di lavoro ha scoperto la sua passione per la consulenza e le sinergie. Così ha deciso di ritagliare un piccolo spazio a questo talento, coinvolgendo moglie, figli e qualche compagno d’avventura incontrato negli anni, in Saporità, un crocevia di servizi e consulenze che mira ad aiutare piccoli sognatori agroalimentari a diventare grandi.
Il servizio per far crescere il cibo local
Saporità nasce con l’obiettivo di fornire alle aziende servizi e formazione utili alla crescita della cultura d’impresa e delle persone che la compongono. Questo approccio permetterà ai soggetti che sceglieranno di impegnarsi in questo percorso di confrontarsi meglio con il mercato. Si va dall’ideazione di prodotti e servizi, alla selezione di ingredienti di qualità, passando per le necessarie procedure di sicurezza alimentare. Saporità si occuperà anche di supportare le imprese nella gestione dei rischi d’insolvenza nei pagamenti, nel percorso verso l’ottenimento delle certificazioni per il miglioramento dei processi o per posizionarsi sui principali mercati di riferimento, come quello biologico. Non sarà trascurato nemmeno il rapporto con il cliente, imparando a fidelizzarlo. Per chi vorrà andare oltre, sarà offerta consulenza sulla comunicazione e gli eventi chiave a cui partecipare per farsi notare nel settore agroalimentare.
Di famiglia in famiglia
Negli anni, Mimmo Casillo si è fatto anche contagiare dalle buone pratiche di Slow Food con l’Università di Pollenzo, da Eataly e da quello che d’importante è accaduto nel mondo dell’enogastronomia, per valorizzare la grande biodiversità italiana e il lavoro dell’uomo. Sin da bambino, grazie all’insegnamento del nonno materno, ha imparato ad amare le colture della sua Puglia. Ed è a lui, oltre che a sua moglie Adriana e i figli Vincenzo, Domenico e Vanda, tutti co-founder di Saporità, che ha scelto di dedicare questa nuova avventura.
«Occupandomi di un gruppo complesso e conosciuto – racconta Casillo – capita spesso che tanti piccoli produttori mi chiedano consigli su come inserirsi in contesti di business più ampi. Saporità nasce un po’ per cogliere le richieste di tutte queste persone incontrate nel corso del tempo, attraverso un’attività, la consulenza, che mi stimola tantissimo. Voglio portare tante piccole realtà che si dedicano al cibo di territorio, in contesti commerciali, comunicativi e di cultura d’impresa più importanti».
La sede di Saporità avrà un quartier generale in Puglia e poi sedi diffuse in tutta Italia, presso gli studi dei professionisti che partecipano al progetto. Anche se la regione resta il terreno d’azione privilegiato, Casillo lancia lo sguardo più in là. «Per quanto riguarda l’estero, siamo inclusivi: la nostra è, a tutti gli effetti, un’opera di conduzione tra chi produce e chi apprezza e valorizza le produzioni. Vogliamo valorizzare il lavoro di tutti coloro che si impegnano nel rispetto delle regole, dell’ambiente e sostenibilità di tutte le attività di un’azienda».
Secondo Casillo il limite delle piccole e medie imprese agroalimentari è quello di avere un’idea territoriale, di produrre cibi di alta qualità, ma di avere difficoltà ad introdursi nel sistema, criticità che gli impedisce di crescere, apparire e generare profitti. «Ci vuole una mentalità orientata all’investimento nella propria crescita, che passa anche da cultura d’impresa, comunicazione ed eventi di settore. Bisogna farsi notare».
Le sfide del futuro agroalimentare
Cambiamenti climatici ed effetti sul cibo: li stiamo già sperimentando. Ma le sfide per le aziende che in futuro vorranno investire nell’agroalimentare sono ancora più complesse. «Viviamo in un mondo che corre velocemente. Gli scenari del passato, prestabiliti e facilmente prevedibili, oggi non valgono più. Bisogna avere una strategia precisa di cosa si vuol proporre, ricordando che non basta solo produrre alta qualità, ma bisogna anche saperla offrire, farla arrivare a destinazione e costruire un rapporto con la clientela». Anche puntare solo sul marchio made in Italy o sull’italian sounding non basta più. «Finora il cibo italiano proposto specialmente all’estero non ha rappresentato il massimo della qualità, ma ha solo rispettato un buon livello commerciale. Poteva andar bene prima, ma ora i mercati esteri non si accontentano più. Siamo arrivati dappertutto, ma non con l’alta qualità, la competenza e l’affidabilità delle aziende. Possiamo fare di più e con Saporità ci impegneremo a farlo».