«La trattativa segreta». Così titola la prima pagina di Repubblica del 13 maggio. Il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, tramite il corrispondente da Bruxelles, riporta notizia di un dialogo esistente tra i generali russi e ucraini per evitare l’escalation del conflitto e la guerra totale. Si tratta di un linea di comunicazione che in maniera intermittente si apre tra alti ufficiali e che ad oggi rappresenta un filo sottile di speranza per la pace.
I generali da un fronte all’altro sono uniti da un passato in comune e dalla condivisione dell’esperienza formativa dell’Accademia. Fino al 1991, del resto, le scuole di guerra erano uniche, per russi e ucraini. Quell’esperienza in alcuni casi aveva creato delle amicizie. E quei ricordi adesso rappresentano una chiave per aprire e mantenere aperto un canale che è in grado di trasmettere messaggi e intavolare trattative. Da Mosca a Washington attraverso Kiev.
Anche a Bruxelles, nel quartier generale della Nato, allora, hanno iniziato soppesare l’efficacia di questo canale – scrive Repubblica. È evidente che non si tratta di una modalità formale. Ma può essere utile per cogliere segnali o per risolvere questioni neutrali rispetto alla guerra.
Ad esempio, un primo banco di prova potrebbe essere l’enorme quantità di grano bloccato a Odessa. Porre le condizioni perché quelle derrate possano lasciare il porto o la ferrovia è infatti possibile solo se c’è un’intesa tra militari. Una sorta di tregua “di scopo” per far partire esclusivamente le riserve alimentari.
L’importanza di questa “linea di comunicazione” assume rilievo crescente perché il quadro bellico descritto da tutti i rapporti dell’Alleanza Atlantica viene definito di “stallo”. Da giorni, secondo gli ultimi resoconti, nessuna delle parti – a cominciare dalle truppe di Mosca – riesce a compiere sensibili passi avanti. E più passano i giorni, più cresce la possibilità di un evento imprevisto e involontario. Nei giorni scorsi, ad esempio, è stato sfiorato più di una volta lo scontro tra jet ai confini tra la Russia e i Paesi della Nato, in particolare in Romania. Basta una gestione non accurata delle provocazioni e tutto può precipitare.
Dopo la formale richiesta di adesione alla Nato, certamente la Finlandia vive una situazione di allarme. Ma soprattutto i Paesi Baltici: Lituania, Estonia e Lettonia. Anche a causa della vicina enclave russa di Kaliningrad. Sotto pressione, poi, ci sarebbe anche l’Italia. In particolare per le importanti basi Nato sul nostro territorio.
Quella linea di contatto tra alti ufficiali, quindi, può rivelarsi una delle contromisure più efficienti per allontanare lo spettro di un conflitto globale e, come ha minacciato Dmitry Medvedev, vice presidente del Consiglio di sicurezza russo, di «una guerra nucleare totale».