In Italia esiste un partito che rappresenta la maggioranza dei cittadini, ma che non governa e non è all’opposizione. Un partito fantasma che purtroppo da anni ormai condiziona il risultato di quasi tutte le elezioni politiche e amministrative italiane: il Partito dell’Astensionismo.
Le analisi post voto, soprattutto dopo le elezioni comunali 2021, puntano il dito sull’astensionismo volontario che secondo fonti del ministero degli Interni avrebbe raggiunto il punto negativo con solo il 54,7% dei votanti.
Non è semplice e nemmeno banale analizzare e comprendere le motivazioni che hanno portato il PdA a essere il maggior partito italiano, ma con meritoria opera il ministro per i rapporti con il Parlamento con delega alle riforme istituzionali Federico D’Incà, con decreto del 22 dicembre 2021, ha istituito una commissione guidata dal professor Franco Bassanini e composta da molti esperti, che ha prodotto un interessante studio concretizzatosi in un libro bianco reso disponibile in bozza il 13 Aprile e in forma definitiva il 2 di Maggio.
È una lettura estremamente interessante perché analizza, anche se ovviamente con alcuni dati su base empirica, le cause plausibili dell’astensionismo ipotizzando anche qualche soluzione.
Qualche dato interessante di contesto: prime elezioni repubblicane per la Camera dei Deputati del 1948 la percentuale dei votanti fu il 92%, alle elezioni europee del 2019 la partecipazione è stata del 55%. Possiamo invece ascrivere a uno dei peggiori risultati le recenti elezioni supplettive per la Camera dei deputati relative al collegio di Roma dove l’astensionismo è arrivato all’88%.
L’astensionismo viene diviso in tre principali categorie: involontario, per disinteresse, per protesta.
L’astensionismo involontario raggruppa potenzialmente molti milioni di elettori i quali, per i motivi più vari, sono impossibilitati a recarsi alle urne pur ritenendo il voto un elemento valido di espressione democratica. Purtroppo questo astensionismo è in aumento per l’innalzamento dell’età della popolazione, di un sempre maggior numero di lavoratori e studenti fuori della loro sede elettorale e, dato che le elezioni sono sempre a cavallo di un week end, di una incidenza di fattori che portano all’assenza presso la propria città durante il periodo del voto.
Tanto per portare un esempio gli anziani over 75 sono passati da 1,2 milioni dall’inizio degli anni cinquanta fino agli oltre 7 milioni del 2021, tenendo presente che l’incidenza sul totale dei residenti è arrivata a poco meno del 12% nel 2020 contro il 2,6% del 1952.
Sempre secondo i dati esposti nel libro bianco una fotografia interessante tra le tante esposte è quella dei cittadini che dovrebbero “rientrare” dai luoghi di lavoro o dimora dalle Isole, pari al 6% e dal Sud con un 5,8% con punte di oltre 8% da Sassari, Taranto e Matera.
L’astensionismo per disinteresse (definito anche con “elettore alienato”) fa riferimento a tutti gli scontenti, i disillusi, i pigri, tutti quelli che trainati da media tradizionali e social si sono convinti che è inutile votare includendo anche quelli che per fattori di marginalità sociale o culturale sono distanti dall’aver compreso l’importanza della gestione della cosa pubblica.
Astenersi per protesta è invece tipico di una fascia di persone che contesta le politiche governative, che è contraria alla classe politica o, estremizzando, al sistema elettorale democratico.
L’astensionismo volontario, per la componente di disinteresse e protesta è stimato nel libro bianco in circa il 15-20% degli elettori, mentre quella di indifferenza in circa il 10-15%, con una ragionata suddivisione per fasce che rappresenta gli involontari come maggioranza uomini di età tra i 45 e i 64 anni, i disinteressati in maggioranza uomini di età media elevata e con livelli medio bassi di istruzione e gli indifferenti con maggioranza donne, di età avanzata e minore istruzione.
Esiste poi quello che viene definito “astensionismo apparente”, abbastanza sconosciuto e dovuto principalmente a una variazione della percentuale di partecipazione al voto dovuta a differenti normative sul dell’elettorato attivo divise sia per la definizione del bacino di elettori che per le modalità di voto.
L’astensionismo apparente è la somma di errori di calcolo dovuti principalmente all’incidenza degli elettori iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) sul calcolo delle percentuali di affluenza al voto e incorrettezze nell’anagrafe elettorale (solo quest’ultimo vale circa 1,3%).
L’iscritto all’AIRE è considerato elettore nel Comune di iscrizione elettorale, alle elezioni regionali e amministrative NON può votare per corrispondenza, mentre per le elezioni politiche può votare per corrispondenza nella Circoscrizione Estero.
Secondo il libro bianco la divergenza tra astensionismo reale e apparente andata crescendo in relazione al progressivo aumento degli elettori iscritti all’AIRE (che sono passati da circa 2,3 milioni del 2001 a circa 5,5 milioni nel 2020) e viene fornita una stima dove alle recenti elezioni comunali nei capoluoghi di Regione, la partecipazione reale al voto risulta essere quasi il 5% più alta di quella apparente.
Questa divergenza è ancor più rilevante in molti Comuni medi (sopra i 15.000 abitanti), dove l’astensionismo apparente supera il 10%.
Esiste poi il problema di migliaia di Comuni sotto i 15.000 abitanti dove l’astensionismo apparente può avere effetti molto importanti, considerato che la legge prevede il quorum del 40% per la validità delle elezioni, nel caso non infrequente in cui sia stata presentata una sola lista come ad esempio il Comune di Arzachena per le prossime amministrative del 12 Giugno.
Da questi dati è evidente che è necessario studiare e proporre soluzioni per l’astensionismo involontario in quanto è sicuramente riconducibile a logiche di strumenti e processi che possano agevolare la possibilità di votare di chi vorrebbe ma non può.
Veniamo ora al tanto sbandierato voto elettronico che risolverebbe ogni male. Per amore di precisione distinguiamo tra il voto “da remoto” via internet e il voto meccanizzato, ossia l’uso di un terminale all’interno del seggio utile per accelerare lo spoglio e ridurre i possibili errori di conteggio.
Il voto meccanizzato è sicuramente alla portata degli attuali strumenti tecnologici, seppur con considerazioni molto complesse sulla necessità di affidabilità, sicurezza e ridondanza dei sistemi, nonché modifica dei processi stabiliti per il computo dei voti, ma sicuramente non è un aspetto che incide sull’astensionismo di qualunque tipo.
Il voto remoto è al momento allo studio di una apposita Commissione interministeriale istituita nel 2019 e operativa dal 2020, dotata anche di un fondo di spesa, che sta analizzando tutte le problematiche sulla sua applicabilità che si dividono tra modifiche legislative/costituzionali e analisi tecniche legate anche ad aspetti di cybersecurity. Questa valutazione va anche di pari passo con la possibilità di estendere l’uso del voto per posta, ma il più grosso limite, non solo in Italia, sia del voto elettronico sia di quello per posta è la difficoltà dal garantire ingerenze sulla libertà di voto, cosa tutt’altro che trascurabile non solo nelle realtà con infiltrazioni mafiose, ma anche in situazioni familiari, di strutture sanitarie per anziani e tanti altri casi che si affacciano alla mente anche dei non addetti ai lavori.
La segretezza del voto fondamentale ed è garanzia di non sottoporre l’elettore a condizionamento.
Il voto elettronico, solo inteso come voto a distanza espresso attraverso internet, è previsto, allo stato attuale, unicamente in Estonia e, limitatamente a livello municipale, in Canada.
Cito solo perché mi mette una certa allegria addosso l’uso di buzzword come blockchain su registri distribuiti, cloud nazionale per la sicurezza e tante altre amenità spesso menzionate quando si parla di voto elettronico, quando in realtà il problema non è tecnologico, o meglio non solo, ma fisiologico dell’essere umano inserito nell’ambiente che lo circonda.
L’aspetto fondamentale e imprescindibile per diminuire l’astensionismo involontario è la digitalizzazione della tessera elettorale (Election Pass), magari usando la tecnologia già sperimentata con il green pass, perché permetterebbe il riconoscimento del cittadino da strutture autorizzate a stampare la scheda elettorale e acquisire il suo voto presso un seggio elettorale diverso da quello di residenza, consentirebbe in casi via via sempre più estesi di raccogliere il voto anche in sedi istituzionali differenti dal seggio.
Questa è una delle proposte a cui sta lavorando la Commissione interministeriale denominata “voto anticipato presidiato” ed è probabilmente quella più fattibile ed efficace per la diminuzione dell’astensionismo involontario, avrebbe la stessa efficacia del voto elettronico e del voto per corrispondenza pur rispettando i principi costituzionali.
Quindi, come detto all’inizio, siamo sulla giusta strada per ridurre l’incidenza dell’astensionismo involontario, mentre il lavoro da fare sull’astensionismo volontario deve passare obbligatoriamente per una maggiore attenzione alle basi culturali delle nuove generazioni e una classe politica meno “social” e più sociale che possa risvegliare una coscienza democratica del Paese oggi un tantino sopita.