Corsi e ricorsi storiciQuando la visione di un unico uomo riesce a cambiare il destino di un luogo

In occasione dei sessant'anni de «Il Piatto d’Oro», Alba ha voluto celebrare il Re del Tartufo Giacomo Morra con un pranzo a lui dedicato da Enrico Crippa

Se la cittadina piemontese e il suo diamante sono oggi un punto di riferimento nel panorama enogastronomico mondiale, le motivazioni vanno ricercate, come sempre, nel passato.
Siamo verso la fine degli anni venti del Novecento e Giacomo Morra, albese di nascita, dopo un’esperienza nella ristorazione a Torino, decide di tornare nella sua città e prendere in gestione l’Albergo Savona e il ristorante annesso. In quel periodo ad Alba mancavano i tartufi e soprattutto mancavano le persone che andassero a raccoglierli, infatti nessuno aveva ancora colto il vero potenziale di questo prodotto; nessuno tranne Morra. Nel suo albergo infatti aveva deciso di puntare il più possibile proprio sui tartufi, così la domenica mattina si recava in chiesa dal parroco chiedendo loro che durante l’omelia invitassero i fedeli ad andare e cercarli nei dintorni. In pochissimo tempo, nel 1929, Morra portò il tartufo alla Fiera di Alba, che già nel 1933 cambiò nome diventando Fiera del Tartufo, un traguardo suggellato poi anche dal grandissimo riconoscimento che vedeva la Fiera occupare un’intera pagina del Times il 28 novembre del 1933.
Ma questo non gli bastò e decise così di mettere in piedi forse la più avanguardistica campagna di marketing della storia: prima dei social, di internet, della tv e della grande distribuzione, il genio di Giacomo Morra pensò di regalare ogni anno in occasione della Fiera, il tartufo più grosso al personaggio più famoso: dal Presidente Truman, a Marilyn Monroe, da Alfred Hitchcock,  a papa Paolo VI e Winston Churchill, solo per citarne alcuni. Fu così che il mondo intero conobbe il Tartufo bianco di Alba, l’intero territorio delle Langhe e Giacomo Morra, ormai unanimemente conosciuto come il Re del Tartufo.
Nel 1961 Morra stava promuovendo il tartufo e rendendo grande Alba e la sua Fiera in tutto il mondo, ma anche altre importanti personalità locali erano determinate a valorizzare il territorio langarolo. La Famija Albèisa insieme alle pro loco di Bossolasco, Cherasco, Diano d’Alba, Mango, Monforte e Cortemilia lanciarono «Il Piatto d’Oro» , un concorso rivolto ai ristoratori per valorizzare la gastronomia classica del territorio e far rinascere alcuni piatti tradizionali, incrementare la ricettività̀ dei ristoranti e sensibilizzare verso il consumo di prodotti tipici. I concorrenti erano 84, per 6 finalisti. Tra i concorrenti tuttavia mancava l’Albergo Savona di Morra e questo perché veniva considerato un’ «organizzazione che esorbita da un rapporto comparativo come quello previsto dal Concorso », tuttavia, si decise di assegnare a Giacomo Morra «un riconoscimento ufficiale del Comitato per meriti acquisiti quale pioniere dell’attività̀ alberghiera albese e nell’incremento del turismo locale».

Oggi nel 2022, in occasione dei sessant’anni del Piatto d’Oro, la città di Alba ha deciso di celebrare la ricorrenza con sei banchetti, ispirati ai menu proposti dai sei finalisti, ma ha deciso anche di celebrare il fuori categoria dell’epoca, Giacomo Morra e il suo Albergo Savona. Per questa celebrazione la città di Alba ha voluto affidare il ricordo al fuori categoria di oggi, Enrico Crippa, chef che non ha bisogno di presentazioni, nel ristorante Piazza Duomo. Crippa ha pensato ed eseguito un menu che rendesse omaggio ai piatti che venivano serviti all’epoca, rielaborati secondo la tradizione della sua cucina e di Piazza Duomo.

Largo quindi a selvaggina, carne, tartufi e agnolotti, che si sono tradotti in un menu che ha portato gli ospiti ad assaporare i sapori di casa di una volta, come nel caso della Puccia di Langa, una polentina con una riduzione di arrosto e un profumo di sottobosco, dell’insalata russa, ravioli di bollito e faraona alla Cavour, per concludere poi con il Bunet, dolce della più classica tradizione piemontese.


Un pranzo che ha permesso un tuffo nella ricca storia piemontese e che ha regalato, attraverso un confronto tra grandi cultori della gastronomia italiana, un assaggio della tradizione passata, reinterpretata con uno sguardo attento alle esigenze di oggi e di domani.
Non a caso è lo stesso Crippa ad affermare che è necessario guardare indietro per proiettarsi nel futuro.

X