«Il disagio è nato sulla politica estera, le uscite di Conte hanno creato confusione, non tanto per noi, ma per l’Italia all’interno del blocco atlantico ed Ue. Questo per il nostro Paese è stato un danno. Non si poteva andare avanti così, con il Movimento che cercava voti esponendo il nostro Paese su temi così importanti».
Carla Ruocco, deputata veterana del Movimento Cinque Stelle e presidente della Commissione d’inchiesta sulle banche, spiega a Repubblica i motivi della scissione tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte e la sua scelta di virare verso il nuovo gruppone “Insieme per il futuro” messo in piedi dal ministro degli Esteri. Undici senatori e 51 deputati lasceranno il Movimento, ma altri potrebbero aggiungersi.
Per Carla Ruocco, il Movimento Cinque Stelle è finito. «Io ne ho fatto parte da quando è nato», dice. «Ma alcuni di noi si sono evoluti. Non vale più l’uno vale uno, perché non siamo intercambiabili. È una regola che a me non è mai piaciuta, ma oggi va decisamente messa da parte. Perché vale il merito, l’esperienza. E lo studio».
Ruocco racconta: «Personalmente io sono presidente da 2 anni di una commissione d’inchiesta importante, sul sistema banche, e nessuno mi ha mai fatto una telefonata. Ho visto molta più attenzione ad attaccare i colleghi o a provare di raggranellare voti qua e là. Mentre sui temi importanti, come appunto il risparmio degli italiani, su cui abbiamo fatto un lavoro enorme, c’è stato un disinteresse totale. C’è stato un distacco del leader rispetto ai parlamentari e ai temi che portavano avanti».
La parlamentare parla di un cerchio magico di Conte. «C’è tanta autoreferenzialità», commenta. «Peraltro sono cerchi magici composti da persone che non hanno un radicamento, non hanno voti. Lo abbiamo visto alle amministrative».
Ma sulla scissione potrebbe aver pesato anche la disputa sul tetto dei due mandati. Ruocco nega e dice: «Io sono al secondo mandato, ma non penso che la politica possa essere il mio unico sbocco lavorativo. Avevo un mestiere prima e ce l’avrò dopo. Ora mi auguro che gli iscritti votino secondo un principio delle nostre origini. Perché se è vero che il Movimento ha esaurito le forze, è meglio non cambiare nulla».
Ora che prospettiva politica ha il nuovo gruppo di Di Maio? «Sicuramente non c’è la volontà di unirsi a sovranisti e populisti, perché non esistono ricette semplici. Serve invece grande spirito pratico, soluzioni reali e percorribili. Ripartiremo dai territori, con la nostra visione, a partire dalla linea atlantista». Ma «non siamo una stampella di qualcuno. Noi iniziamo un cammino che ha l’entusiasmo e l’ambizione di creare qualcosa che guarda al futuro e non al passato. Un progetto politico senza odio, che rispetti questo governo, il nostro presidente del Consiglio e il lavoro che tutti noi ogni giorno facciamo, chi in Parlamento, chi al governo».
E l’alleanza con il Pd per le politiche? «Abbiamo molti punti in comune con alcune aree del Pd», risponde. E con quello che resta del M5S è possibile un’alleanza? «Secondo me non resta nulla».