Nastiness La strana legge dell’attivismo social: no al body shaming, tranne che su Chiara Nasti

La influencer riceve regolarmente commenti acidi e cattivi per aver detto che lei in gravidanza non è diventata grassa. Ma i principi sono buoni solo se valgono per tutti, se contassero solo per i presentabili sarebbe un inferno. Ah, forse lo è già

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Dalle tavole della Legge dell’Attivismo Social: nessuno deve commentare il corpo altrui, a meno che non si tratti di quello di Chiara Nasti. Ha un’esenzione mutuabile? È l’Anticristo? È mom shaming? Oppure i buoni sono buoni solo con chi è presentabile, altrimenti che muoia Sansone con tutti i filistei? 

Chiara Nasti, 2 milioni di follower su Instagram, varie comparsate in televisione, scrive, in estrema sintesi, che lei non è ingrassata in gravidanza a differenza di tante altre che «svaccano». 

Lei ha 24 anni, è al quinto mese di gravidanza, ha messo su un gender reveal poco ricco all’Olimpico (il padre del bambino è un calciatore della Lazio), una delle sue più famose citazioni è «l’acqua non è di mio gradimento e non la bevo da 1-2 anni. Bevo acqua di cocco o coca-cola», ha detto che il suo ex fidanzato Niccolò Zaniolo (giocatore della Roma) ha un gamberetto in mezzo alle gambe e da quel momento l’Internet ha questo dubbio assillante sulla paternità della creatura che porta in grembo, e non perde occasione per farglielo presente. 

Questa sarà la stessa gente che dice per carità, prego signora incinta si sieda al posto mio sul tram, prego signora incinta mi passi davanti in cassa, signora incinta che pelle luminosa che ha, posso toccarle la pancia? Di solito è anche la stessa gente che non riesce a declinare incinta al plurale. 

Quindi dicevamo: Nasti scrive su Instagram che lei in gravidanza ha messo su solo 100 grammi, mentre le donne di solito «svaccano». Il dilemma morale si complica: cosa faccio, insulto una poco più che ventenne incinta dicendole che è una «ritardata» (cito testuale i commenti) in quanto colpevole di un grave reato di grassofobia, oppure difendo il principio secondo cui ognuno del suo corpo fa come gli pare? 

Senza stupore alcuno, il popolo ha scelto Barabba – che saluto. 

Onestamente, io non ho mai letto in vita mia cose più sgradevoli degli insulti a Nasti, e vi assicuro che ho letto molti romanzi italiani. Gente indignata scrive che è colpa della società tossica che ci vuole magre in gravidanza, quando invece a dirtelo sono il ginecologo, il Ministero, l’Oms, pure tua madre te lo dice, mica il patriarcato. 

Il ministero della Sanità scrive che l’aumento di peso «deve essere contenuto tra i 9 ed i 12 Kg» e che sarebbe meglio non mangiare troppi frittini, troppi carboidrati, troppa roba grassa, e quindi mi dispiace, il vostro ginecologo non è grassofobico se vi dice che in gravidanza il peso va controllato (ho letto autoproclamate attiviste dire alle gestanti di cambiare ginecologo qualora dicesse loro di non prendere troppo peso in gravidanza) e a questo punto mi chiedo: non è il caso di smetterla quando c’è di mezzo la salute altrui? 

Va bene morire per un’idea, o per marketing, però insomma, mi darei una calmata. Il peso è una questione di soldi? Come tutto. Mangiare bene è un lusso, e bisognerebbe fare in modo di parlare di questo invece di dire che un chilo d’amore pesa meno di un chilo di grasso. 

Quello che penso è che l’aumento di peso in gravidanza sia una questione gigantesca e feroce e che vada affrontata in maniera molto seria e non in termini infantili, la ciccia d’amore e il grasso felice di una nuova vita che nasce. 

Vedere il proprio corpo che cambia è un trauma, e non mi venite a raccontare che basta essere gentili con sé stesse e pensare fortissimamente che non sia importante, perché lo è, anche se non vorremmo che lo fosse. 

Il peso non ci definisce, ma una persona è libera di sentirsi definita dal proprio peso. Sminuire questo aspetto è ipocrita, ed è oltretutto molto pericoloso. Dire a qualcuno cosa dovrebbe o non dovrebbe provare è una violenza: se stai male perché sei ingrassata in gravidanza sei una madre cattiva perché dovresti solo pensare al bene di tuo figlio, mica al tuo corpo, però poi ti dicono che sei anche una donna e non solo una madre, e a una può anche esplodere il cervello con tutti questi pensieri. 

Tornando a Nasti, su Instagram fioriscono post e commenti di indignazione. Ci sono le influencer che dicono di essere ingrassate 20 kg e che stavano «da Dio» (io presi 25 kg, e non stavo «da Dio», ma sarà perché non sono modella), quelli che una mamma non si fa vedere in costume da bagno con le tette rifatte – sempre per il discorso che non bisogna giudicare il corpo altrui, a meno che non sia il suo -, quelli che gli assistenti sociali dovrebbero toglierle il bambino, poi ci sono molestie sessuali, calunnie, diffamazioni, vari tipi di abuso, bullismo, body shaming, le dicono che è una «ritardata» (310 brave persone che mettono mi piace al «ritardata»), che se le merita tutte queste parole brutte perché è una cretina. 

A questo punto pensavo che qualche anima pia avrebbe detto qualcosa, ma il popolo ha deciso che Chiara Nasti è impresentabile, cosa che forse è pure vera, ma questo mi ha fatto pensare al fatto che i principi sono buoni solo se valgono per tutti, se valgono solo per i presentabili siamo tutti finiti. Siamo tutti finiti?

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