Ondata estivaI positivi al Covid-19 potrebbero essere 3 milioni, dice l’epidemiologo La Vecchia

«Chi ha sintomi persistenti fa il tampone. Molti degli altri invece preferiscono non avere limitazioni alla libertà. Il risultato è che i 30-35mila casi giornalieri ufficiali sono sicuramente sopra 100mila». Ma con Omicron 5 le polmoniti sono più rare

Cecilia Fabiano/ LaPresse

«Il Covid è tornato. Oggi è di nuovo molto diffuso. Ma a differenza dello scorso inverno, non fa più tanta paura». Carlo La Vecchia, professore di Epidemiologia all’Università di Milano, in un’intervista a Repubblica fotografa la situazione attuale. Con i casi di positività che verosimilmente sarebbero molti di più dei numeri che appaiono nelle statistiche ufficiali.

«Chi ha sintomi persistenti fa il tampone», dice. «Molti degli altri invece preferiscono non avere limitazioni alla libertà. In Gran Bretagna ne hanno preso atto e non richiedono più la quarantena per i positivi. Da noi molti evitano i test ufficiali per non doversi chiudere in casa. Il risultato è che i 30-35mila casi giornalieri ufficiali sono sicuramente sopra 100mila, in realtà. L’indice di positività è una spia eloquente. Al 19% possiamo considerarlo alto. Questo ci porta a stimare che i positivi in questo momento siano tra 2,5 e 3 milioni, mentre il dato ufficiale è sotto ai 600mila».

Questa ondata, prosegue, «è alimentata da Omicron 4 e 5, soprattutto 5. Sono due sottovarianti di Omicron. Hanno già attraversato alcuni Paesi del mondo con impatto limitato. Ma tra salita e discesa l’ondata si prenderà un paio dei mesi estivi. È iniziata all’inizio di giugno, avrà il picco a fine mese, presumibilmente impiegherà tutto luglio per riscendere».

Ma «non vedo particolare ragione di allarme. La situazione negli ospedali resta di stress limitato. Molti di noi hanno visto parenti e amici uscire dal Covid dopo pochi giorni e senza troppi sintomi. Per questo ci preoccupiamo meno. Però dovremmo tenere conto che i contagiati con le prime varianti (Wuhan, Alfa e Delta, in circolazione fino a gennaio di quest’anno) non sono protetti contro Omicron 5. Anche per i 14 milioni che si sono infettati con Omicron 1, non è ancora ben chiaro quanto l’immunità sia efficace contro la nuova sottovariante».

Quindi? «Non ci sono sovraccarichi per gli ospedali, i numeri delle terapie intensive sono inflazionati da pazienti che hanno altre patologie e per le quali l’infezione è solo concomitante. I vaccini continuano a proteggerci bene dalla malattia grave: non vediamo più il 50enne che muore di Covid».

Certo, «Omicron è sicuramente una variante più lieve rispetto a Delta. Le polmoniti sono più rare, ma non sono l’unico sintomo. Resta il rischio di trombosi, che si mantiene più elevato del normale per circa 70 giorni dopo il contagio. Anche questo problema è sicuramente meno accentuato rispetto a Delta, ma ci dovrebbe spingere a mantenere alta l’attenzione. Dal punto di vista statistico, oggi in Italia vediamo ancora un modesto aumento della mortalità totale, che può essere riferibile al Covid».

E soprattutto, precisa La Vecchia, «gli anziani e i fragili non devono sottovalutare questo virus. Per loro la quarta dose è opportuna. Nei due-tre mesi successivi alla vaccinazione, il rischio di ammalarsi in modo grave si riduce del 70%. Si tratta di una protezione data dagli anticorpi, quindi non molto duratura. Però è esattamente quel che serve a superare i mesi estivi critici e arrivare all’autunno».

In autunno cosa ci aspetta? «Probabilmente dovremmo rivaccinarci tutti. Avremo un vaccino aggiornato, ma che resterà fedele solo in parte alla variante che circolerà in quel momento».

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