Il presidente del Consiglio Mario Draghi tra oggi e domani sarà ricevuto in Israele dalle massime cariche politiche e istituzionali del Paese. Nel suo primo viaggio mediorientale, incontrerà il capo dello Stato Isaac Herzog, domani vedrà il premier Naftali Bennett, prima di andare in Palestina.
In parallelo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sarà impegnata in una visita ufficiale tra Gerusalemme e Ramallah, mentre l’Ue è in trattative con Israele per importare gas attraverso l’Egitto.
La tempistica, come spiega Repubblica, non è irrilevante: la missione apre infatti un tour internazionale che porterà Draghi prima al Consiglio europeo, poi al G7 e al vertice Nato, infine da Erdogan ad Ankara a luglio.
La missione di Draghi rientra nell’impegno strategico del governo italiano per la diversificazione energetica e la riduzione della dipendenza da Mosca. Esistono tre opzioni per trasportare quello israeliano nel nostro Paese. La prima scommette sul futuro gasdotto EastMed. La seconda prevede di utilizzare il flusso di gas che da Israele giunge fino in Egitto. La terza sfrutta lo snodo della Turchia per arrivare nel nostro Paese attraverso il Tap. Tra i tre potenziali schemi, uno soltanto è capace di dare frutti in tempi brevi: quello che coinvolge il “gasdotto della pace” che unisce Israele ed Egitto. Il gas verrebbe reso liquido e spedito in Italia per nave e infine rigassificato. A differenza di questo scenario, l’opzione Tap sembra meno percorribile a causa delle complesse relazioni tra Israele e Ankara.
Altro passaggio importante della visita di Draghi in Israele sarà certamente il faccia a faccia con il primo ministro Naftali Bennett. Con lui parlerà innanzitutto della crisi in Ucraina, visto che è stato tra i pochissimi leader a recarsi a Mosca da Putin dopo l’avvio del conflitto. I due leader ragioneranno anche della possibilità di lanciare per l’ottobre del 2022 un summit bilaterale fra esecutivi in Israele e della possibilità di stringere una più stretta integrazione con l’alta tecnologia israeliana, da sfruttare per l’attuazione del Pnrr italiano.
Nel pomeriggio di martedì, il presidente del Consiglio sarà a Ramallah per un colloquio con il premier palestinese Mohammad Shtayyeh e per la firma di cinque intese bilaterali tra Italia e Palestina. In quella sede, Draghi ribadirà la classica posizione italiana, a favore di un negoziato per arrivare a una soluzione con due Stati.
A Kiev con Scholz e Macron
Giovedì 16 giugno, poi, il premier Draghi sarà a Kiev, con il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. L’obiettivo è dare un segnale del sostegno dei tre Paesi europei più grandi al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. I tre sono gli ultimi leader europei ad andarci, gli altri ci sono già stati quasi tutti. A eccezione del presidente americano Joe Biden.
A Palazzo Chigi è stato dato ordine di non lasciare trapelare nulla per ragioni di sicurezza, ma La Stampa è venuta a conoscenza della data e ha ricevuto conferma nella triangolazione con Berlino e Parigi. Come spiegano fonti di governo, è significativo che vadano tutti e tre, e che ci sia l’Italia a rompere il tradizionale asse franco-tedesco. Anche perché il governo di Roma è quello che, tra i tre, ha messo meno paletti all’allargamento dell’Ue verso Est e all’ingresso dell’Ucraina. Per Draghi è l’occasione anche per fare il punto con i partner dopo il viaggio in Israele.
Ma la presenza a Kiev di Macron e Scholz è attesa anche perché rappresenta un cambio di tono da parte dei due leader, con la promessa che Francia e Germania saranno al fianco dell’Ucraina, superando quelle che Kiev ha percepito finora come ambiguità e tensioni.
Draghi, Macron e Scholz parleranno con Zelensky anche dello sminamento dei porti e dello sblocco dei corridoi del grano. L’Ucraina ha stabilito due rotte terrestri, attraverso la Polonia e la Romania, per esportare i cereali bloccati ed evitare una crisi alimentare globale. Il viceministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Senik, ha anche annunciato di essere in trattativa con gli Stati baltici per aggiungere un terzo corridoio.