Il futuro del campo largoEnrico Letta sogna il nuovo Ulivo con Conte e Di Maio

Il segretario del Partito democratico, dopo la scissione dentro i Cinque Stelle, spiega che lavorerà perché i due leader «stiano insieme: stanno insieme nella stessa maggioranza di governo, farò di tutto perché stiano insieme a noi»

Foto Michele Nucci/LaPresse

Dopo la scissione dentro i Cinque Stelle, il cosiddetto campo largo non si intravede più. Il segretario del Partito democratico Enrico Letta – come viene fuori in due colloqui con Repubblica e La Stampa – prova a prendere le misure di possibili nuove coalizioni.

Per rimettere insieme i pezzi di quel che resta delle alleanze del Pd c’è chi evoca un nuovo Ulivo. «L’Ulivo? Mi invitate a nozze. È sempre stato il mio punto di riferimento. Ma nella mia testa vengono prima i contenuti, poi si costruiscono le alleanze. Perché c’è chi si è convinto che con la scissione dei Cinque Stelle è finito il populismo. Non è così», dice Letta da Bruxelles. «Durante la riunione dei progressisti molti mi hanno chiesto cosa fosse successo in Italia. Ho spiegato che ora Draghi è più forte. Il passaggio parlamentare poteva mettere a rischio il governo e invece è uscito più forte».

Ma che ne sarà dell’alleanza con quel che resta dei Cinque Stelle? «Il campo largo è semplicemente il modo per indicare chi sono i potenziali interlocutori», spiega Letta. «A conclusione del percorso delle Agorà svolte in questi mesi, lanceremo un progetto per l’Italia. Lo confronteremo con altri, con chi ci starà e sarà alleato con noi alle elezioni. Il mio obiettivo è tenere il più possibile uniti coloro che potenzialmente possono stare con noi, di fare da magnete. Per quanto mi riguarda ciò che è accaduto martedì non cambia il progetto».

E il segretario, prosegue, lavorerà perché Conte e Di Maio «stiano insieme: stanno insieme nella stessa maggioranza di governo, farò di tutto perché stiano insieme a noi».

Prematuro, secondo Letta, pensare a una adesione di Di Maio al Pd. «Noi siamo il Pd, non scegliamo tra Conte e Di Maio, andiamo avanti sulla nostra strada. Mi auguro che il Pd esca da questa fase più grande e abbia molti soprattutto molti voti».

Fra i ballottaggi di domenica e le elezioni di primavera c’è di mezzo un autunno che si preannuncia difficile. «Durante la riunione del Pse tanti, io compreso, abbiamo fatto presente lo stato di peggioramento della situazione economica e la grande fatica dell’opinione pubblica». Letta intanto incrocia le dita per il test di questa settimana. «Saranno risultati importanti perché si votano tredici ballottaggi e in quelle tredici città noi governavamo solo in due, a Lucca e Cuneo. In tutti gli altri Comuni eravamo all’opposizione. Lì il campo largo l’hanno fatto i candidati sindaci, penso a Verona, a Como, ad Alessandria». In ciascuna di quelle realtà «è stato costruito un progetto per la città che ha aggregato». E ci tiene a ricordare che stasera sarà a Lucca «per il comizio finale del candidato comune con Carlo Calenda, che al primo turno era staccato da noi». Quel Calenda che oggi rifiuta ogni possibile alleanza con Di Maio.

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