Flavio Tosi, per dieci anni sindaco leghista di Verona, ora in Forza Italia, commenta su Repubblica il risultato del secondo turno delle amministrative in città, che hanno portato alla vittoria del candidato di centrosinistra Damiano Tommasi. Il centrodestra perde la città veneta dopo 15 anni. L’ex sindaco di Fratelli d’Italia Federico Sboarina, che non ha voluto l’apparentamento con Tosi, alla fine «si è suicidato».
Col suo 23 per cento, Tosi era l’ago della bilancia. E ora una parte di quei voti è andata «a Tommasi, una parte a Sboarina, una terza non è andata al seggio: sono tre fette identiche».
Sboarina non ha voluto l’apparentamento. Tosi racconta: «Gli ho mandato un ultimo messaggio alle ore 22 del 18 giugno, a ridosso della scadenza dei termini per allearci. Risposta: “Adesso la priorità è dare meno voti alla sinistra”. Una risposta surreale».
Tra i due non corre buon sangue. «Incompatibilità di carattere», dice Tosi. «Io sono empatico, lui non esattamente. Mi ha querelato più volte». Sboarina, continua Tosi, «ha spaventato la città. Verona è sempre stata democristiana. Non vuole strappi. Non ama gli estremismi».
E Tommasi? Tosi ammette: «Lo stimo. È un uomo intelligente. Molto dipenderà dagli uomini che gli affiancherà il Pd».
Il problema, spiega l’ex sindaco, è che «Sboarina non ha governato bene. Lo sapevano anche Fratelli d’Italia e la Lega. Infatti Salvini voleva appoggiare me, pure la base leghista premeva, ma Zaia si è opposto».
Eppure Salvini l’aveva cacciato dalla Lega. «Sì, nel 2015, ma è acqua passata», dice Tosi.
E invece perché Zaia non l’ha voluto? «Noi veronesi in Veneto siamo sempre considerati la periferia dell’impero rispetto a Padova, Treviso e Venezia. L’aeroporto di Treviso prende 40milioni all’anno, il nostro Catullo zero», risponde. «Quindi Zaia non voleva un sindaco forte, per lui Sboarina era l’ideale».
Con l’apparentamento, invece, avrebbero vinto. «Invece così la distanza è rimasta invariata rispetto al primo turno».
Ora Tosi guarda al 2023, quando «se la legge elettorale rimane questa bisognerà fare gli apparentamenti e lì sorgeranno i problemi».
Su Giorgia Meloni, dice: «Ha preteso Sboarina, ma poi manco l’ha controllato». E a livello nazionale, «vuol fare il premier, ma oggi in Italia, visti i 200 miliardi che arrivano da Bruxelles, non può che farlo uno filo-europeo. Lei non lo è». Tosi non usa mezzi termini e fa notare che la leader di Fratelli d’Italia «perde le elezioni, a Verona come a Roma, dove aveva scelto un candidato come Michetti che parlava come uno al bar».
Cosa dovrebbe fare il centrodestra? «La Lega dovrebbe smarcarsi da Fratelli d’Italia e allearsi con Forza Italia. Meloni è come Le Pen: ha tanti voti, ma è destinata a perdere».
E Salvini? «Diciamo che dal Papeete in poi ne ha sbagliate parecchie. Non può pensare di fare la brutta copia di Meloni».