In bucaCosì l’Arabia Saudita ha conquistato il mondo del golf

Con un investimento da 2 miliardi di dollari, il principe Mohammed bin Salman ha creato un nuovo circuito in cui i giocatori si sfidano su campi più piccoli, con poche tappe e un minor numero di par (54 invece di 72). La strategia più soldi e meno impegni ha attirato i migliori golfisti

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Inizierà domani, al Pumpkin Ridge Golf Club di Portland, in Oregon, il secondo torneo del circuito LIV, la nuova lega professionistica di golf finanziata dal Public Investment Fund (PIF), il fondo sovrano dell’Arabia Saudita. Il principe Mohammed bin Salman ha deciso di sfidare la Professional Golfers’ Association (PGA) alterando gli equilibri del golf professionistico maschile con un investimento di 2 miliardi di dollari. 

La rivoluzione parte dal nuovo format. I tornei della LIV non si giocano più sul par tradizionale da 72 ma su 54 (LIV è il 54 in numeri romani). Partecipano 48 giocatori, suddivisi in 12 squadre da 4. L’intero round dura solo cinque ore e i golfisti finiscono di giocare nello stesso momento su buche diverse. Ci si sfida su campi più piccoli, individualmente e tra squadre, in modo da velocizzare il gioco e renderlo più divertente per gli spettatori.

Per ognuno dei suoi tornei LIV mette in palio un montepremi di 25 milioni di dollari (a eccezione dell’ultima gara, che ne vale 50). Il vincitore si aggiudica 4 milioni di dollari, mentre il resto del montepremi viene suddiviso tra gli altri giocatori, permettendo anche all’ultimo classificato di raccogliere un gettone di presenza da 120.000 dollari. Cifre molto più alte rispetto a quelle del PGA Tour, che per l’ultimo US Masters non si è spinta oltre ai 15 milioni di dollari. Scottie Scheffler, il vincitore, ha guadagnato poco meno di 3 milioni, mentre gli altri 39 giocatori hanno lasciato Augusta a mani vuote.

Di fronte a queste cifre molti dei golfisti più forti del mondo hanno iniziato ad ascoltare le offerte della LIV. 3 dei 10 giocatori che hanno guadagnato di più giocando nel PGA Tour (Phil Mickelson, Dustin Johnson e Sergio Garcia) hanno accettato di entrare nel nuovo circuito, incassando somme da capogiro. Solo per il loro ingresso Mickelson e Johnson riceveranno rispettivamente 200 e 125 milioni di dollari, più di quanto Tiger Woods abbia guadagnato in tutta la carriera.

La LIV ha scelto di snellire il calendario con un tour di sole 8 tappe (5 negli Stati Uniti, 1 nel Regno Unito, in Thailandia e in Arabia Saudita) ascoltando le lamentele dei giocatori, preoccupati dai ritmi sempre più serrati del circuito PGA. Il fatto che due dei tornei americani si svolgeranno sui campi di Donald Trump, a cui la PGA aveva tolto lo US Championship dopo l’assalto al Congresso, sembra indicare la solidità dei rapporti tra l’ex presidente americano e il regno saudita.

Più soldi e meno impegni. È questa la strategia ideata dalla LIV per conquistare i golfisti e inaugurare la propria stagione, partita al Centurion Club di Londra a inizio giugno. La PGA, preoccupata di perdere il controllo del gioco, ha sospeso 17 giocatori che hanno partecipato al torneo e ha iniziato una frenetica campagna di riforme per convincere i golfisti a non abbandonarla. 

Non è detto che sia sufficiente per competere con la potenza economica saudita, che in questi anni ha utilizzato il cosiddetto sportswashing per ripulire l’immagine del regno. Dopo decenni di oscurantismo religioso, la sanguinosa guerra in Yemen e l’assassinio di Jamal Khashoggi hanno complicato i piani di rinascita di bin Salman. Attraverso il Public Investment Fund il principe saudita ha speso almeno 1 miliardo e mezzo di dollari per ospitare incontri di boxe, Grand Prix di F1 e per comprare un club di Premier League, il Newcastle United.

Ora è il turno del golf, l’ultimo sport in cui il regno ha deciso di investire per diversificare l’economia e rilanciare la reputazione. Nelle prossime settimane bin Salman riceverà Joe Biden per parlare del futuro energetico del pianeta. In attesa di capire quanto petrolio servirà all’Occidente in autunno, il principe potrà svagarsi con un altro tipo di buche nel terreno.