«Serve un contributo di solidarietà straordinario una tantum mirato ad aumentare i salari». Non una patrimoniale, ma magari un aumento delle imposte sulle rendite finanziarie. La proposta arriva dal segretario della Cgil Maurizio Landini, ora che il presidente del Consiglio Mario Draghi avrebbe intenzione di convocare a breve un tavolo con le parti sociali per agevolare il dialogo tra i sindacati e con i rappresentanti delle imprese.
«Non c’è stata ancora convocazione, ma siamo pronti al dialogo su redditi e fisco», dice Landini alla Stampa, rivendicando le ragioni dello sciopero indetto con la Uil (ma senza la Cisl) a dicembre e puntando già il dito sulla delega fiscale che mancherebbe di progressività.
«Abbiamo detto chiaramente che c’era e c’è una emergenza sociale e democratica che va affrontata con l’aumento di salari e pensioni, e una lotta alla precarietà nel lavoro e nella vita. Ora che tutti riconoscono il problema è tempo di agire».
Il primo passo, per Landini, «sono i contratti nazionali che vanno rinnovati subito. Gli aumenti devono però essere collegati all’indice dei prezzi complessivo, che è al 6,9 per cento, e non a quello depurato dell’energia, che si trova al 2,5. Altrimenti, il risultato è che si riducono i salari». E poi serve «una adeguata riforma del fisco. I dati dimostrano che il provvedimento di dicembre è sbagliato. Questo, perché la media reale dei salari è di 29mila euro, mentre i due terzi dei lavoratori stanno sotto ai 25mila e oggi ciò significa non arrivare alla fine del mese. Bisogna far pagare meno tasse ai salari e pensioni più bassi. L’inflazione deriva dalle conseguenza della guerra: rincari di energia e materie prime. Alla tempesta del Covid si è aggiunta la guerra. Col raddoppio delle bollette e la corsa dei prezzi, la tenuta sociale e democratica del Paese è minacciata».
Dove trovare i soldi? «Le rendite finanziarie e gli utili sono tassati la metà rispetto a lavoratori e pensionati, cioè quelli che la ricchezza la producono davvero. Chi ha di più deve contribuire di più», risponde il segretario della Cgil. Landini non pensa a una patrimoniale, ma a «un modello fiscale in cui tutti pagano in base a quello che percepiscono. L’85% dei lavoratori dipendenti e pensionati vive al di sotto dei 30mila euro annui. Non possiamo dimenticarli. Dobbiamo aumentare strutturalmente i salari e ridurre la precarietà».
Altre possibili fonti di risorse, secondo Landini, sono la «tassazione degli extra profitti andando oltre al 25% – il doppio o anche di più». E «penso poi a un contributo di solidarietà straordinario una tantum mirato ad aumentare i salari. Senza escludere anche un possibile scostamento di bilancio».
Il segretario ricorda poi a Confindustria che «aumentare i salari e le pensioni serve anche per sostenere i consumi e il mercato interno, quindi anche le imprese». Ma «la risposta che deve essere immediata. Con questa inflazione, la tredicesima è già andata in fumo per chi ce l’ha. Questa è l’emergenza di quest’anno».
Il problema, secondo Landini, è che «si è deciso di competere sulla via bassa» facendo esplodere la precarietà del lavoro. «Si sono ridotti gli investimenti in formazione e innovazione. Si sono inventate formule di lavoro che costano poco e aumentano lo sfruttamento di chi le fa. I bassi salari originano da questa logica».
«Siamo un Paese che ha fondato il futuro sulle basse remunerazioni. Paghiamo quelle scelte: siamo cresciuti poco e stiamo peggio del resto d’Europa», dice Landini. «Si è puntato su un modello di competitività fondato su salari contenuti, precarietà, appalti, subappalti non regolati. È stato un errore. È questo il modello da cambiare. Abbiamo nel nostro Paese lavoratrici e lavoratori unici al mondo, una vera forza su cui investire fatta di impegno, creatività, intelligenza e senso del dovere».
E a Bonomi che dice che le imprese non sono un bancomat, Landini risponde: «Il bancomat finito è quello di lavoratori dipendenti e pensionati, che lavorano e pagano le tasse tutti i mesi. Che pagano anche per chi non lo fa. Quando Bonomi afferma che il reddito di cittadinanza – 580 euro per nucleo – è un problema perché fa concorrenza al lavoro, ammette che gli stipendi sono a un livello inaccettabile».