La riforma del Csm della ministra Marta Cartabia tra oggi e domani dovrebbe essere approvata al Senato. Ma la reazione dei leghisti, dopo il flop del referendum e delle amministrative, è stata quella di riproporre i 60 emendamenti di un mese fa per rispettare «i 10 milioni di voti degli italiani messi nell’urna dei referendum». A nulla sono valsi gli appelli al senso di responsabilità.
Il leader della Lega Matteo Salvini sul Corriere nega di voler fare la guerriglia: «Siamo d’accordo che voteremo alcuni emendamenti ma non mettiamo a rischio la riforma». Ma «nonostante il silenzio di giornali e tivù» sul referendum «hanno votato più di 10 milioni di italiani, con la Lega da sola a girare l’Italia parlando di “Giustizia Giusta”. Ora torneremo a lavorare in Parlamento perché la riforma è una necessità».
Poi sottolinea le vittorie alle amministrative, ma dice che bisognerà «riflettere» sulle sconfitte. «Fratelli d’Italia beneficia dell’essere all’opposizione», spiega il senatore. «Noi abbiamo preferito responsabilmente farci carico dei problemi degli italiani. Un esempio: se noi fossimo stati all’opposizione ci sarebbe stata una stangata sulla casa degli italiani, sarebbe aumentata la pressione fiscale, sarebbero passati lo ius soli e il ddl Zan. Ci siamo sacrificati per buone cause».
Ma non basta. «Va detto che il governo deve fare di più altrimenti delude i ceti produttivi che un tempo apparivano entusiasti di Draghi. Il risultato è che i nostri elettori preferiscono stare a casa. Sindaci e militanti mi segnalano una crescente insofferenza verso un governo che appare sbilanciato a sinistra su troppi temi. Su pace fiscale, pensioni, immigrazione, giustizia. Serve un cambio di passo».
Giorgia Meloni dice che Lega e Forza Italia dovrebbero uscire dal governo Draghi. Salvini si dà tempo: «Abbiamo deciso di appoggiare il governo perché era necessario non lasciare il Paese nelle mani di Pd e Cinque Stelle che lo stavano sfasciando. Ora tutti quei dirigenti e militanti (compresi Zaia e Fedriga) che credevano in Draghi e in questo governo, col perseverare degli errori di Speranza e Lamorgese, di Bianchi e Giovannini, mi chiedono di rifletterci bene… Draghi deve sapere che ci sono temi su cui non siamo disposti a transigere».
Ora, continua, «attendo risposte entro l’estate. Temo un autunno molto difficile. Ci sono tre mesi per sminare il terreno». Poi «torneremo sul pratone di Pontida il 18 settembre. Per quella data vogliamo risposte».
Cosa dovrebbe fare Draghi? «Fare la pace fiscale, a beneficio non dei grandi evasori ma di tanti cittadini perbene che non sono riusciti a pagare le tasse per colpa della crisi. Stanno per partire cartelle esattoriali per 16 milioni di italiani, molte delle quali sotto i 10mila euro. Draghi lo sa? Poi, bisogna superare definitivamente la Fornero trovando l’accordo su quota 41 entro la fine dell’anno. Quindi, sigillare i confini visto che dall’inizio dell’anno si contano già 22mila arrivi. Difendere il potere d’acquisto di salari e pensioni. Tutelare l’ordine pubblico nelle grandi città. Confermare il taglio delle accise e i fondi contro il caro energia». E «dal 2035 lo stop alle auto benzina e diesel a favore delle elettriche rischia di produrre danni all’ambiente, bruciando 100mila posti di lavoro. Un folle regalo alla Cina, confezionato dal Pd e dal suo segretario che evidentemente sono molto generosi con Pechino».
Certo, aggiunge, i «mugugni» nella Lega dopo i risultati delle amministrative «ci sono stati, e tutti nei confronti del governo. Il ministro Giorgetti giustamente protesta perché la messa al bando delle auto a benzina e diesel sarà un massacro per l’industria italiana. I governatori giustamente protestano perché, con questa burocrazia e queste difficoltà, molti miliardi del Pnrr non potranno mai essere investiti. E il percorso verso l’autonomia, che ormai è richiesta a Nord e a Sud, è ancora troppo lento. E tutti protestano perché sul Reddito di cittadinanza non ci sono controlli e modifiche promessi da tempo. È mio dovere prendere atto di queste riflessioni e lavorarci».
Quanto alla coalizione di centrodestra, Salvini dice che bisogna smettere «di litigare e fare gare interne», per prepararsi «a vincere le prossime elezioni, anticipando programma di governo e anche squadra, ministri compresi». Ma «alle politiche il primo partito del centrodestra sarà la Lega», scommette.