Ma vogliamo difenderlo sì o no il diritto del pacifista comunista sindacalista collaborazionista di non finire nelle liste di proscrizione? Che Paese è mai diventato, il nostro, se non garantisce il diritto all’anonimato del pacifista comunista sindacalista collaborazionista che quando bombardano un ospedale dice che era un covo di nazisti?
Che democrazia è mai questa se al pacifista comunista sindacalista collaborazionista si vuole applicare la tortura del contraddittorio, sopprimendo il diritto al monologo sui cadaveri finti di Bucha e sulle attrici assoldate sul set dei bombardamenti per infangare l’immagine dei denazificatori?
A quale livello di inciviltà ci stiamo riducendo se lasciamo che il pacifista comunista sindacalista collaborazionista possa dire soltanto in prima serata, e soltanto su Raiuno, Raidue, Raitre, Canale5, Rete4, Italia1 e LaZ, che i bambini stuprati in Ucraina erano provocanti?
Quanto ancora dobbiamo aspettare affinché al pacifista comunista sindacalista collaborazionista sia garantita la libertà di contribuire all’allestimento dei palinsesti, finora inammissibilmente lottizzati da omosessuali e drogati? Vogliamo denunciare, una buona volta, che l’orribile gogna di cui è vittima il pacifista comunista sindacalista collaborazionista è soltanto l’ultima formula adoperata dall’imperialismo guerrafondaio per conculcare il sacrosanto diritto di dire chiaro e tondo che l’Ucraina è uno Stato canaglia e che Zelensky non paga l’IMU?
O invece vogliamo continuare così, lasciando che la stampa massonica e la finanza usuraia proseguano con il genocidio culturale della tradizione pacifista comunista sindacalista collaborazionista?