Dopo le amministrative, il leader di Italia Viva Matteo Renzi è pronto a ripartire per una nuova avventura. E in un’intervista alla Stampa, dice di puntare su un nuovo soggetto, il Centro riformista, per il quale propone un ruolo di primo piano per il sindaco di Milano Beppe Sala.
«Quelli che volevano tirare la corda a Draghi hanno perso», commenta. «Il premier è più forte di prima, altro che storie. Meglio così. Ci attendono mesi di fuoco, a cominciare dall’inflazione e dalla perdita di potere d’acquisto. Serve un grande patto sociale per l’Italia, non il logoramento di Draghi».
Intanto, Renzi lavora a «un Centro riformista che dica no ai sovranisti e no ai populisti». E aggiunge: «Non solo è possibile ma anche strettamente necessario».
Ma «è ancora presto. A tempo debito sarà naturale per tutti abbandonare gli egoismi e costruire una casa comune che vada a doppia cifra. Chi per piccole ambizioni personali blocca questo processo si assume la responsabilità di consegnare il Paese ai populisti».
Poi ragiona: «È chiaro che un terzo polo equidistante, numericamente sarebbe più forte di uno schieramento alleato con il solo Pd. Ma ogni scelta oggi sarebbe davvero fuori tempo: verrà il momento di decidere». Nel frattempo, oltre a Calenda e Carfagna, il senatore di Italia Viva dice che «uno come Beppe Sala in questa partita può stare da protagonista. E con lui tanti amministratori locali riformisti. Un contenitore modello “Renew Europe” può essere la casa di molti».
Quanto a Calenda, dice: «I candidati civici sono andati bene ma la lista di Azione da sola non va molto lontano. Anche dove i candidati sindaci vanno bene, il risultato di Azione non è trascendentale: 4% all’Aquila, 8% a Palermo, 1% a Verona. In totale, Azione ha eletto meno sindaci e meno consiglieri di Italia Viva. E se parliamo di Roma, i primi due eletti della lista Calenda – primo e secondo – sono due di Italia Viva. Insomma l’accordo riformista serve a tutti, anche a Calenda».
E il Pd? «A Letta ho detto chiaro, in faccia, che la partita di Palermo l’ha persa male il Pd, seguendo i grillini e perdendo un comune che era rimasto nostro persino cinque anni fa. Spero che non faccia lo stesso errore per le Regionali. Come vede massima trasparenza e nessun accordo sotto banco. Anzi le dico una cosa in più: non vedo Damiano Tommasi da anni e da quando si è impegnato in politica non l’ho mai sentito. Ma se fossi veronese, al ballottaggio voterei per lui. Ero convinto che il sindaco migliore fosse Tosi. Ora che Flavio è fuori dal ballottaggio faccio volentieri endorsement per Tommasi, senza chiedere nulla. Per me la politica è seguire un’idea, non inseguire una poltrona».
Per i Cinque stelle, Renzi vede ormai il declino inevitabile: «La verità è che noi alle prossime elezioni ci saremo, loro no. Hanno trovato il modo migliore per rispettare il limite dei due mandati: andranno a casa tutti».
Sullo sfondo resta il referendum per l’abolizione del reddito di cittadinanza proposto da Italia Viva, che potrebbe diventare un boomerang. «Abbiamo tempo fino a inizio ottobre, poi dovremo partire con la raccolta» delle firme, dice Renzi. «Io sono convinto che il gioco valga la candela, ma lo decideremo tutti insieme. Fa male che si debba fare un decreto flussi per far venire lavoratori migranti in Italia, come proposto dal ministro del Turismo leghista, solo perché il reddito impedisce di trovare personale: non è una misura che combatte la povertà ma al contrario conferma in stato di povertà e assistenzialismo tante persone che potrebbero lavorare».
E sulla riforma Cartabia, «non è dannosa», spiega. «Solo drammaticamente inutile. Nelle prossime ore parleremo col governo e decideremo cosa fare».