Blocco amministrativoUna débâcle di Salvini & Conte nelle elezioni locali spianerà l’ultimo tratto di legislatura

Piazze vuote e urne pure. Se nel voto del 12 giugno la Lega e i Cinquestelle andranno male e malissimo, com’è previsto, le eventuali trame anti-Draghi della coppia gialloverde saranno poi ben poco credibili

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A mezzanotte circa di domenica prossima, 12 giugno, primo turno delle elezioni amministrative, Mario Draghi tirerà molto probabilmente un sospiro di sollievo. Perché sarà sufficientemente chiaro il risultato politico di questa tornata elettorale parziale che è improvvisamente diventata l’ennesimo spartiacque di una legislatura bizzosa e imprevedibile: e lo sguardo di tutto il mondo politico sarà rivolto a due dati, i voti di lista delle Lega e dei Cinquestelle.
 In parole povere, se la Lega va sotto il 15 per cento e il M5s sotto il 10 per i dioscuri del populismo italiano Matteo Salvini e Giuseppe Conte si fa dura. Anzi, durissima, come il Mont Ventoux per i ciclisti del Tour de France.

La coppia dell’antipolitica italiana, che ha fatto il bello e soprattutto il cattivo tempo in tutta la legislatura, stavolta rischia l’osso del collo, cioè le rispettive poltrone. Ormai è un segreto di Pulcinella (lo avevamo scritto molte settimane fa) che Luigi Di Maio attende il ruzzolone di Conte a queste Amministrative per fare qualcosa in una gamma che va dalla richiesta di dimissioni al commissariamento dell’avvocato di Volturara Appula.

Ed è ormai un rumour molto insistito degli ultimi giorni che Giancarlo Giorgetti (ma anche Massimiliano Fedriga, eventuale successore di Salvini) non ne possa più di un leader che ne combina una al giorno: tutti dicono che, dopo la sgangherata operazione del viaggio-fantasma a Mosca, il livello di guardia della pazienza del ministro dello Sviluppo economico sia stato superato.

Del “flop tour” dell’avvocato del popolo si è già detto; impressionano però di più le piazze del Nord tutt’altro che oceaniche per Salvini, come ad Aviano e a Belluno, e nel gelo di Fedriga e di Luca Zaia. Un inequivocabile segno che qualcosa sta succedendo, e di molto serio.

Sia Salvini sia Conte potrebbero azzopparsi nelle urne e dunque ben difficilmente proprio questi due, privati dall’ossigeno dei voti, riusciranno a ordire una trama fatale per il presidente del Consiglio: con quale credibilità potrebbero nientemeno che tentare di far cadere il governo? E dopo che cosa gliene verrebbe, al Gatto e alla Volpe gialloverdi?
 È in questo senso che dalle urne potrebbe giungere una buona notizia per Draghi, che è paradossalmente il meno coinvolto da questa tornata elettorale: niente di più del classico mors tua vita mea, ma anche niente di meno.

L’arma della mozione in Senato contro l’invio di nuove armi all’Ucraina sarà ancora più spuntabile dopo un risultato elettorale negativo e conseguenti colpi al mento dei due leader, per l’ennesima volta accomunati nella disgrazia come già fu con l’avvento di SuperMario a palazzo Chigi e poi con le ripetute figuracce sul Quirinale: come se un destino non cinico e non baro congiurasse per dare loro contestuali disfatte. Respinti con perdite, è perciò immaginabile che Salvini&Di Maio – che formano questa strana coppia che fa del potere personale l’alfa e l’omega della propria avventura politica (scontrandosi platealmente quando i rispettivi desideri collidono) – se ne stiano per un po’ alla finestra se vogliono evitare guai irreparabili.

E sarebbe tutto balsamo per Draghi, perennemente assediato dai movimenti dei due populisti, e sarebbe un bel lenitivo che consentirebbe a Giorgia Meloni di lucrare ulteriormente sulle disgrazie del capo leghista e di incrementare il suo bottino di consensi (virtuali) e che, chissà, consentirebbe anche a Enrico Letta di smetterla con il perenne corteggiamento di un Conte ormai con le ruote sgonfie.

È tutto da vedere, ma se le cose vanno come si prevede che debbano andare, lo scorcio finale della legislatura, per quanto complicato come sempre accade negli ultimi mesi prima del voto, potrebbe avere un nuovo volto: meno segnato dal protagonismo di potere dei due campioni dell’antipolitica. Per la politica sarebbe un’ottima notizia.