«La protesta è legittima, su questo non discuto, ma la violenza non è e non può mai essere né giustificata né tollerata», commenta preoccupata sulla Stampa la viceministra alle Infrastrutture Teresa Bellanova, dopo la protesta dei tassisti arrivata a pochi passi da Palazzo Chigi con petardi e fumogeni. Ma «i consumatori chiedono, a ragione, il riconoscimento e la tutela dei loro diritti: garanzia di qualità nei servizi, trasparenza, rispetto dell’utenza, città meno intasate. Punti da cui non si deve recedere».
Da più parti si cerca di ottenere dal governo lo stralcio o una revisione dell’articolo 10 del Ddl concorrenza, che affronta il tema della liberalizzazione del settore. In queste ore si sta lavorando a un compromesso. Negli ultimi giorni si sono susseguiti gli incontri tra i rappresentanti dei tassisti e le delegazioni di Lega, Forza Italia, Movimento Cinque Stelle e Pd. In commissione Attività produttive della Camera, dove il testo è approdato dopo l’ok del Senato, da quasi tutti i gruppi sono arrivati emendamenti per lo stralcio dell’articolo 10. Nella mattinata di oggi è prevista una riunione di maggioranza per fare il punto.
Teresa Bellanova fino all’ultimo ha trattato coi tassisti. «A maggior ragione per questo ritengo che alla politica tutta sia richiesto il massimo di responsabilità: alimentare lo scontro può essere molto pericoloso», dice. «Si chiede lo stralcio dell’articolo 10 in forza di una legge del 2019 i cui decreti attuativi dopo quattro anni e tre ministri non sono stati pubblicati. Nel caso della delega è previsto il doppio passaggio parlamentare e quello della Conferenza unificata. Siamo al punto che ci si fida solo di un decreto direttoriale e non di decreti legislativi con doppio passaggio parlamentare? A me sembra un controsenso».
I tassisti si appella anche ai cosiddetti «Uber files» pubblicati da un consorzio giornalistico guidato dal Guardian, sostenendo che il governo sta dalla parte delle multinazionali. «Considero inqualificabili allusioni da chiunque vengano fatte e a chiunque vengano rivolte», risponde Bellanova. «Quei file confermano solo una cosa: che qualcuno ha, probabilmente, tentato di condizionare o forzare anche in Italia le cose e che però non c’è riuscito. Forse andrebbe rilevato anche questo, nella foga delle ricostruzioni».
La viceministra racconta che «abbiamo ascoltato le rappresentanze di tassisti ed Ncc, abbiamo accolto le modifiche che potevano essere accolte, abbiamo presentato una proposta e registrato posizioni differenziate tra la categoria dei tassisti e soddisfazione da parte degli Ncc. La proposta era chiara: distinzione tra taxi ed Ncc, disciplina differenziata per piattaforme tecnologiche di intermediazione e interconnessione, regole certe e condivise per il settore, contrasto della concorrenza sleale, salvaguardia delle funzioni regionali e comunali, incentivi ai mezzi ecosostenibili ed al trasporto non di linea in forma associativa o cooperativa, semplificazione amministrativa e sostegno alla formazione».
Arrivare a un esito, adesso, «è nelle mani del Parlamento», spiega. «Quanto a me, nonostante il Covid, continuo a seguire il lavoro di riscrittura. Resta un dato: se un provvedimento approvato in Consiglio dei ministri deve essere, come è giusto, sottoposto a modifiche del Parlamento, quando sono i partiti di maggioranza a chiedere lo stralcio di un intero articolo, sorge più di qualche dubbio sulla capacità riformatrice e di tenuta delle stesse forze politiche. È assai difficile governare quando si ritiene di poter essere contemporaneamente maggioranza e opposizione. Per quel che mi riguarda il testo riscritto rappresenta un buon punto di equilibrio».
Intanto le città sono paralizzate dalle proteste di taxi e Ncc da Roma a Torino. «Chi afferma di svolgere, a ragione, un servizio di pubblica utilità, deve essere coerente e all’altezza di quanto afferma di voler garantire», fa notare Bellanova. «Dico anche un’altra cosa: fermare le trasformazioni è una illusione. Il passaggio si deve poter governare, e nel migliore dei modi. Per questo avevo proposto un Tavolo permanente per entrambe le categorie per affrontare le ulteriori criticità e per un confronto costante partendo dai decreti legislativi. Quella proposta è ancora valida».