A pochi chilometri da Milano, si nasconde una valle che a tratti pare incantata. Siamo nel piacentino, dove tra castelli, strade bianche e borghi medievali il fascino naturale e storico prende una forma particolare e non facile da trovare in altre aree del nostro Paese. Per farvi conoscere meglio questa zona, di cui si parla troppo poco, abbiamo scelto tre luoghi nascosti dove vivere esperienze fuori dall‘ordinario, caratterizzate dal connubio tra tradizione agricola, creatività e attenzione all’ambiente.
La prima tappa è quella più soft (poi capirete perché), ed è qui dove lascerete il cuore. Stiamo parlando dell‘allevamento degli Alpaca di Marano. Questi animali, originari del Sudamerica, hanno trovato casa in mezzo al verde della Val Tidone. Nel piacentino vengono amorevolmente accuditi da Gloria Merli e da sua mamma, che ne hanno fatto ormai la principale attività di famiglia. Dal 2016, infatti, Gloria si occupa esclusivamente dell‘allevamento e della filiera della lana ricavata dal manto dei suoi alpaca, morbidissimo e che va dal bianco al castagna, dal miele allo champagne.
Una volta qui, vi troverete anzitutto coinvolti nell‘instancabile processo di cura di queste creature mansuete e un po‘ esotiche, il cui manto lanuginoso viene tosato annualmente – in meno di 10 minuti per non creare alcun trauma all‘animale – per dare vita a capi di abbigliamento fatti 100% a mano. E a chilometro più che zero. La filatura è lunga e richiede pazienza, dedizione, amore: le parole d‘ordine di chi coordina questo luogo, attentissimo ai valori della sostenibilità ambientale e dell‘artigianato naturale.
Oltre ad avere creato un vero e proprio progetto di filiera corta e un brand Made in Italy – la fibra di alpaca è considerata tra le migliori al mondo – le proprietarie dell‘azienda organizzano eventi, visite guidate e passeggiate per avvicinare i visitatori alla loro realtà e per portare alla luce il mondo che si nasconde dietro questo animale così curioso.
Per esempio, Gloria spiega che i maschi di alpaca vivono separati dalle femmine (che solitamente stanno sempre in gruppo), perché il primo è accettato dalla femmina solo per l’accoppiamento. Ma non vi sveliamo altro, perché il racconto del verso in amore e delle dinamiche da fight club che ne conseguono meritano la visita all‘allevamento. Se si vuole provare un‘esperienza diversa, invece della classica passeggiata nella vallata che comunque caccia via stress e malumore, c’è anche il corso di yoga, condotto direttamente vicino agli alpaca, che a quanto pare stimolano la meditazione e concorrono a un effetto catartico, grazie anche al verde che circonda ed esalta il territorio.
Ma basta spostarsi di appena dodici chilometri per arrivare al Castello di Luzzano, dove mangiare al ristorante La Dogana e godersi l‘atmosfera del Medioevo, tra i vigneti e le antiche case dei contadini, rimesse a nuovo negli anni Ottanta.
La locanda è gestita dalla signora Giovannella, che regola la clientela con un solido piglio: è difficile trovare posto a tavola, o un letto – al piano di sopra sono raccolte alcune stanze dal tipico soffitto con travi a vista per chi desidera fermarsi a dormire – se non la si conquista.
Giovannella è di fatto la padrona del castello: insieme alla sorella Maria Giulia, mancata nel 2004, ha dato vita a un impianto di viticoltura e a vini diventati celebri in tutto il mondo. Entrambe laureate, una in Lettere e l‘altra in Giurisprudenza, sono poi tornate a occuparsi della storica azienda di famiglia senza rimpianti.
Oltre a una cena a base di prodotti di stagione e il pernottamento all‘interno degli appartamenti che si affacciano sulle colline, è possibile assaggiare i vini dei vigneti circostanti, la cui produzione è posta sotto il controllo della signora Giovannella in tutte le sue fasi. Dall’Ortrugo alla Malvasia, con tanto di cocktail del Castello la cui ricetta è però segreta. E infine, a mezz‘ora di macchina, sorge il Boscasso, con i suoi inconfondibili formaggi di capra.
La loro lavorazione tramite mungiture giornaliere, manuali e sostenibili – la coltivazione e l‘allevamento sono a impianto biologico da sempre e le capre sono curate attraverso rimedi omeopatici e mai farmacologici – li rendono i formaggi più richiesti dagli chef del circuito, fino ad arrivare ad alcuni ristoranti top del milanese e non solo. Quando si entra nelle stalle del Boscasso sembra di entrare in una spa, peccato che gli ospiti siano caprette bianche e nere. Rulli per massaggiare la schiena, spazzole di ogni tipo e formaggio a volontà. Nel dubbio, non presentatevi in accappatoio!