Maggioranza nel caosLa battaglia con i Cinque Stelle sulla fiducia al decreto aiuti

A frenare l’iter del provvedimento, che contiene la norma sul termovalorizzatore di Roma, sono i grillini che si battono per modificare il Superbonus e hanno fatto infuriare gli altri partiti della maggioranza. Lega in primis. Oggi l’incontro tra Draghi e Conte a Palazzo Chigi

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

Nel giorno dell’incontro chiarificatore tra il premier Mario Draghi e il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte, alla Camera si cerca un accordo che scongiuri la fine prematura della maggioranza. Questa volta il casus belli parlamentare è il decreto aiuti, che contiene 23 miliardi a sostegno di imprese e famiglie e sul quale nelle prossime ore il governo potrebbe porre la fiducia. Sul provvedimento sono piovuti 400 emendamenti e deve essere convertito al Senato entro il 16 luglio.

A frenare l’iter del decreto, che contiene la norma sul termovalorizzatore di Roma, sono i Cinque Stelle, che si battono per modificare il Superbonus e hanno fatto infuriare gli altri partiti della maggioranza.

La tensione è alta e le spinte contrapposte che agitano la coalizione di unità nazionale rischiano di provocare un incidente parlamentare, scrive il Corriere.

Il premier vorrebbe evitare forzature, fa filtrare la «massima disponibilità» dell’esecutivo a trovare una soluzione. Se entro questa mattina si raggiunge un’intesa, però, il decreto Aiuti potrebbe tornare nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera per un breve passaggio, con la presentazione di un maxiemendamento che recepisca la modifica sul Superbonus e, a quel punto, il governo potrebbe porre la questione di fiducia, senza temere incidenti parlamentari.

Lo scontro nella maggioranza, del resto, è già salito di livello, perché non tutti apprezzano la pazienza di Draghi nei confronti dei grillini. «Siamo fermi da tutto il giorno per i litigi interni al centrosinistra, che rischiano di bloccare 15 miliardi di aiuti per famiglie e imprese», dettano alle agenzie fonti della Lega, mentre il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, aggiunge: «Il campo largo è in difficoltà, si sta stringendo». Immediata la replica dal Nazareno, dove si sottolinea come il Pd sia «impegnato per un’approvazione rapida del decreto, con serietà sta operando per superare complicazioni. Mentre altri, come la Lega, per nascondere le proprie difficoltà inventano divisioni che non esistono».

Palazzo Chigi ha mostrato con il Movimento un atteggiamento il più possibile aperto e dialogante. La richiesta del M5S sul Superbonus è che l’ultimo titolare del credito sia sollevato dalla responsabilità, ma a parte il Pd le altre forze politiche non sembrano interessate a cambiare il testo. Per sciogliere il nodo il capo di gabinetto di Draghi, Antonio Funiciello, ha anche proposto di risolvere la questione in un altro provvedimento, alla prima occasione. Ma dal M5S tutto tace, il che ha rinvigorito i sospetti parlamentari di chi pensa che i contiani siano alla ricerca di un pretesto per rompere. Si litiga sulla riforma del reddito di cittadinanza e sulla stretta per gli affitti brevi a Venezia.

Il M5S ha chiesto a Draghi di non mettere la fiducia sul decreto aiuti e Palazzo Chigi ha risposto «va bene, possiamo non porre la fiducia, ma dovete trovare un accordo altrimenti il decreto scade». E qui è scattata l’ira della Lega, che contesta al governo l’offerta di una sponda ai Cinque Stelle e ritiene che non porre la fiducia sarebbe «un grave precedente politico».

Ormai appare chiaro che sia il Movimento che il Carroccio sono scossi dalle spinte di chi ha fretta di rompere per buttarsi in campagna elettorale.

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